Tra il giorno della Memoria e quello del Ricordo: gli orrori del ‘900 narrati da Maura Maffei a Fubine.

Domenica scorsa era una domenica di sole. Sulla strada che da Oviglio mi portava a Fubine il termometro segnava l’incredibile temperatura di 18 gradi, Eppure, poco dopo, nella Biblioteca di Fubine, correva, fra tutti noi, un freddo angoscioso: era il gelo dell’orrore…l’orrore della memoria, di una memoria multipla del ‘900 fra i tanti, troppi campi di concentramento, lager e foibe, dove infinite vittime di odio e violenza hanno invano chiesto pietà a carnefici sadici oppure indifferenti.

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Eh sì, perché a Fubine, domenica scorsa, hanno avuto un’apprezzabile idea: quella di chiedere – tramite l’ottima introduzione di Stefano Barbero – ad una scrittrice di notevole valore, Maura Maffei, che non solo è autrice di numerosi romanzi storici, ma anche di due volumi dedicati alla tragedia dimenticata della Arandora Star, una delle tante stragi di innocenti, che hanno costellato la II Guerra Mondiale, che la Storia ha cercato di dimenticare e far dimenticare a tutti noi. L’idea degli organizzatori era quella di una celebrazione congiunta che fosse un ponte ideale fra il Giorno della Memoria, l’olocausto e tutto quel che è inerente ai campi di concentramento e di sterminio, e quanto è doveroso non dimenticare attraverso il Giorno del Ricordo, inerente i crimini contro gli Italiani perpetrati dei comunisti di Tito nelle foibe. Per chi volesse capire meglio questa tematica – allucinante – consiglio la lettura della pagina di Focus online https://www.focus.it/cultura/storia/che-cosa-furono-i-massacri-delle-foibe Per farvi capire meglio com’erano atroci le esecuzioni, basti sapere che condannati venivano legati l’un l’altro con un lungo filo di ferro stretto ai polsi, e schierati sugli argini delle foibe. Quindi si apriva il fuoco trapassando, a raffiche di mitra, non tutto il gruppo, ma soltanto i primi tre o quattro della catena, i quali, precipitando nell’abisso, morti o gravemente feriti, trascinavano con sé gli altri sventurati, condannati così a sopravvivere per giorni sui fondali delle voragini, sui cadaveri dei loro compagni, tra sofferenze inimmaginabili. Crudeltà che definire inimmaginabili è dir poco.

Ma torniamo al pomeriggio di domenica scorsa.  È stata appunto la scrittrice Maura Maffei che ci ha portati dritti dritti, grazie alle sue doti di straordinaria affabulatrice, sul gelido sentiero dell’orrore dei campi di concentramento e sterminio nazisti, ma non solo: ci ha parlato anche di altri morti innocenti, sino a vent’anni fa quasi sconosciti come, appunto, quelli delle foibe…e di altri innocenti  ancora meno conosciuti, come quelli della Arandora Star, che proprio a Fubine vengono ricordati per il piccolo gruppo di fubinesi che vi persero la vita, e che sono elencati in una lapide nella Chiesa parrocchiale.

Maura è partita da …una carta di identità…quella del suo bisnonno. Comunista e antifascista prima – al punto da essere l’ultimo anche fra i camalli che cercavano lavoro tutte le mattine al porto – ultimo della fila proprio perché privo della tessera del PNF. In quella carta di identità – sotto fotografata – del bisnonno c’era una scritta, ed era in rosso, e diceva PERICOLOSO IN LINEA POLITICA. Quell’uomo, tutto d’un pezzo, Demartini Pietro, fu partigiano nel savonese e poi deportato in un qualche campo di concentramento, forse mauthausen, forse dachau…e da qui il racconto di Maura, che ha cercato sino ad ora invano, di capire dove fosse stato internato, ci ha portati a vedere il vero orrore di quei campi, che lei ha visitato, provocando in noi parecchi momenti di tragica commozione. Perché poi oltre a Pietro, la vicenda resistenziale ha riguardato anche il nonno di Maura, Antonio Maffei. Maura dice di avere il sospetto che in realtà Antonio venne largamente trascinato da Pietro nelle vicende partigiane. Ma testimonianze di prima mano non ne ha, quindi neppure certezze. Tuttavia ci ricorda che il bisnonno diceva, come suo motto di vita: Fino a che il sangue non mi arriva agli alluci, io da qui non mi sposto! Mica male come capa tosta eh?

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Queste vicende familiari, che sono comunque assai sentite e rappresentano senza dubbio una parte della Storia d’Italia, consentono però a Maura di effettuare una sapiente operazione a cannocchiale, ovvero quella di allargare l’orizzonte, proponendo un sapiente excursus sulle tante – tutte certo no, sarebbe impossibile – sfaccettature della follia nazista, ma non solo. Tra l’altro, ci ha portati a riflettere sul controverso rapporto fra il nazismo e la Chiesa Cattolica – e ha difeso le scelte di Pio XII – con riferimenti storici ed etici assai convincenti…E allora il silenzio della Chiesa Cattolica nei confronti del nazismo non era, secondo Maura e gli storici da lei citati, un silenzio complice, ma, al contrario, un silenzio che lavorava contro…un silenzio di fronda, sotterraneo, per evitare che Hitler se la prendesse anche contro i cattolici, per evitare inutili quanto terribili ritorsioni e stragi. Tutto ciò mentre la voce che arrivava dal Vaticano a tutti i sacerdoti era quella di fare quanto si poteva contro il nazismo, sotto tutti i punti di vista. E diversi, infatti, furono i martiri che pagarono con la vita. Tutto ciò mentre, al contrario, la Chiesa Luterana appoggiava senza problemi e apertamente il nazismo.

E poi Maura ci ha narrato delle sue visite ai campi di sterminio di mauthausen e dachau (scusate, ma non meritano, a mio avviso, l’iniziale maiuscola) e gli orrori incredibile di cui sono stati teatro. Lasciate che vi descriva quello che accadeva a Fubine domenica scorsa: mentre ci narrava di quello che avveniva in quei campi, la voce di Maura era sempre più commossa e coinvolgente. E noi pure, sempre più coinvolti e commossi. Quando ci ha parlato degli orrendi esperimenti che i nazisti facevano sugli ebrei a mauthausen, quasi sempre sui bambini, oppure quando ci ha parlato del lavoro che uccideva. Infatti, il lager di Mauthausen è anche noto per un altro terribile strumento di sterminio: la Scala della Morte. 186 gradini che collegano il lager, situato sulla parte superiore della collina, con la cava di granito sottostante. I deportati – tutte persone terribilmente denutrite, ovviamente – erano costretti a percorrere i gradini – sconnessi e di diversa altezza – portando sulle spalle pesanti blocchi di pietra, caricati su “zaini” di legno. Sovente capitava che durante la salita alcuni deportati, esausti, si lasciassero cadere, trascinando con sé tutti i compagni dietro di loro. Oppure, e senza scampo, morivano di fatica…Ma il momento più straziante è stato quando ci ha raccontato della visione di due foto affiancate: nella prima Hitler che accarezza alcuni bambini ariani e bene in carne…e nella foto accanto alcuni bimbi ebrei in un campo di concentramento…

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Ero scosso, lo ammetto…come è giusto essere scossi quando si parla di questi argomenti. Ma Maura Maffei ha poi affrontato un altro importante tema inerenti alle stragi dimenticate, come, appunto, quella della Arandora Star…una tragedia della II Guerra mondiale ai più sconosciuta. Perché dovete sapere che Maura Maffei non solo ha scritto due libri dedicati a questo argomento, Quel che abisso tace, uscito nel 2019 e il successivo, Quel che onda divide (2022), entrambi per i tipi di Parallelo45 Edizioni, ma ha anche organizzato un convegno in merito, alla presenza di importanti studiosi italiani e non, fra cui la splendida Dott.ssa Maria Serena Balestracci, la prima ad aver fatto una tesi di laurea dedicata a tale argomento. Uno splendido convegno al quale ho avuto l’onore e il piacere di partecipare. Se vorrete approfondire potrete trovare a questo link l’articolo completo: https://www.alessandria24.com/2023/10/22/la-tragedia-dimenticata-della-arandora-star-nel-fondamentale-convegno-di-casale-monferrato/

Questa in sintesi la vicenda: subito dopo la dichiarazione di guerra che Mussolini fece alla Gran Bretagna, il 10 giugno 1940, bel 10.000 italiani, tutti maschi, che vivevano e lavoravano laggiù, compresi molti ebrei italiani, fuggiti dall’Italia delle leggi razziali, vennero rastrellati ed imprigionati, lasciando donne e bambini, che non vennero presi, nella più totale indigenza. Ma non solo. Molti di questi vennero imbarcati e trasportati in campi di prigionia in Canada. Una di queste navi, la Arandora Star che, non segnalata correttamente dagli inglesi come nave-ospedale (come avrebbe dovuto essere una nave che trasportava prigionieri di guerra), il 2 luglio 1940, al largo della costa nord-ovest dell’Irlanda, venne colpita da un siluro tedesco e affondò in trentacinque minuti con il suo carico di prigionieri e dell’equipaggio. Quel 2 luglio 1940 morirono più di 800 persone. Tra loro 446 erano italiani. Colpevoli di nulla, a parte di essere italiani. Alla fine della sua conferenza, Maura ha letto, con non poca commozione, i nomi dei fubinesi morti sulla Arandora Star, e ricordati in una lapide nella chiesa del paese. Un momento di grande, struggente emozione, condivisa fra tutti noi.

 

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Un mesto pomeriggio, allora? Forse…ma necessario, perché l’orrore e gli errori del ‘900 non li dobbiamo dimenticare…o meglio, non li POSSIAMO dimenticare…E mentre, nell’ormai buio che aveva sostituito il sole primaverile di questo strano febbraio, tornavo a casa, mormoravo fra me un sincero grazie a Maura Maffei … grazie per averci condotti con appassionata commozione ma anche con grande rigore storico ed etico, sulle strade impervie dell’orrore…l’orrore di quello che gli esseri umani possono fare…anzi hanno fatto… ai loro fratelli umani…

Considerate se questo è un uomo…(Primo Levi)

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