“All Around Christmas” – parte seconda – i canti di Natale e il quadro restaurato – in un riuscito connubio tra le parole dell’esperta – Maria Rosa Grassi – e la musica dei Calagiubella & C.

Eh sì, c’è Natale e Natale. C’è il natale di chi corre – follemente animato da un insensato consumismo – fra le luci abbaglianti delle vetrine, e chi invece ricerca e ritrova la bellezza: la bellezza in un piccolo Oratorio – evidentemente oggetto di un recente restauro – che racchiude in sé un gioiello: la Nascita del Battista del pittore piemontese detto Il Moncalvo, ma all’anagrafe Guglielmo Caccia (che anche se lo chiamavano Moncalvo è nato a Montabone, il 9 maggio 1568 – mentre a Moncalvo c’è morto, il 13 novembre 1625, dopo averci molto vissuto e molto dipinto).  Chi mi conosce sa che sono non solo appassionato d’Arte, ma proprio delle storie dell’Arte, dei ritrovamenti, delle ri-scoperte, delle avventure (non solo) intellettuali di un ritrovamento, di un importante restauro.  Ho pubblicato con gioia un recente articolo dedicato al recupero di un’affascinante Viola d’Amore del grande Liutaio Gallinotti di Solero.

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Per chi volesse farsi un’idea: https://www.alessandria24.com/2023/12/14/lavventurosa-vicenda-duna-viola-damore-incompiuta-ora-recuperata-e-finalmente-portata-in-concerto-al-castello-di-solero/).

Che poi a Casal Cermelli fanno cose coraggiose. Vi ho parlato la scorsa estate dell’idea di presentare, alla Pagliarella – luogo estivo dove di solito si balla – un libro di racconti di una scrittrice torinese inframmezzato ai canti popolari dei Calagiubella. Questa volta, nell’antivigilia di Natale, l’accostamento è stato altrettanto ardito, se non più: unire le musiche e i canti natalizi di mezza Europa con la presentazione del quadro restaurato…e del suo autore. Ce lo ha spiegato Antonella Cermelli, Sindaco appassionato del proprio paese, e non è poco, che stavolta con un sorriso smagliante e meno stanco di tante altre volte, ha ringraziato Don Elio – che è riuscito a far restaurare l’Oratorio e il quadro – e un po’ tutte le associazioni e i gruppi del paese: spero non abbia dimenticato nessuno, sennò fioccheranno lamentele. Antonella è persona che va al sodo, molto poco retorica, in pochi minuti ha esposto tutto, presentando i due protagonisti della serata.

Primo protagonista: i Canti della Tradizione – una tradizione tutt’altro che banale – con i suoi cantori, che in realtà sono due gruppetti che si amalgamano egregiamente: 4 componenti dei Calagiubella e 3 Giovani Musici (il quarto componente dei Giovani Musici a letto con l’influenza).

Secondo protagonista: il quadro del Moncalvo, la Nascita del Battista e la sua cantrice, ovvero la signora Maria Rosa Grassi, che ha abitato molto tempo a Casal Cermelli, Guida Turistica specializzata nella valorizzazione dei beni culturali del Territorio.

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Far convivere due anime così distinte e diverse? Ua bella sfida, no? Mi pregustavo una serata molto intrigante. E così è andata. Beh, intanto fatemi fare qualche considerazione personale, tra il serio e il faceto. In primo luogo complimenti per le scelte musicali: quando ho letto il programma mi è venuta in mente, per pura associazione di idee, la bella canzone di Gianna Nannini Ragazzo dell’Europa…che appunto gira l’Europa ed è cittadino un po’ di tutte le nazioni. L’excursus musicale è infatti così, vario e mai banale, e si attraversa l’Europa, si volteggia e veleggia in più nazioni. Si va da un antico canto piemontese (Gesù Bambin l’è nato) ad uno catalano (El noi de la Mare), dal francese Nicolas Marin e il suo Jacottin, Gringotin all’inglese The Holly and the Ivy…e così via. Davvero devo fare a chi ha scelto i brani – cosa che non so con certezza – i miei più sentiti complimenti per l’intelligenza musicale davvero notevole.

Con questi due gruppi un po’ ognuno a sé stante: i tre Calagiubella, Giampiero Nizzo, Mauro Nizzo e Gian Luca Bianchi, loro sì fautori di un canto autenticamente popolare. Mentre gli altri, i Giovani Musici, ovvero Anna Longhi al violoncello, ma che ha anche cantato, Mario Cacopardo al flauto e Marco Longhin al violino, erano bravissimi, ma un po’, come dire, ingessati? Seri e impettiti come ad un esame del conservatorio…ma allora? Allora a fare da guida e unione inflessibile fra i due gruppetti c’era – attentissima – la straordinaria Cinzia Bassanese, la Direttrice del Coro del paese, che tutto accompagnava, tutto dirigeva e tutto seguiva con immensa attenzione…dirigeva fingendo di fare la percussionista – al triangolo o al tamburello – o con un eccellente partecipazione corale…tutti la seguivano – io compreso, con grande ammirazione e altrettanto apprezzamento – e ne è venuta fuori una musicalità calda e avvolgente, che davvero ci ha tenuti tutti sospesi in una serena e convinta atmosfera genuinamente natalizia. Ero seduto accanto a Mariangela – la Presidente, ohibò, di Insieme per Leggere – e devo dire che ci guardavamo spesso con un sincero sorriso…che bell’ambiente di calda convivialità!

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Ma poi, c’è stata la presentazione di Moncalvo e del suo quadro – quadro che ho trovato davvero notevole, dal fascino arcano e non banale. Con quei volti che tanto ricordano Raffaello e la sua infinita dolcezza ritrattistica. Una presentazione fatta in tre tranche diverse, alternate, appunto, alla musica. E poi lei, la presentatrice, Maria Rosa Grassi. Che è stata semplicemente bravissima.

E ve lo dice uno che di conferenze su temi artistici ne ha sentite parecchie, a volte con una soporifera noia addosso. Invece Maria Rosa no. La seguivo con tanto piacevole interesse che in una delle pause mi ha detto, lusingandomi molto: Io ad un certo punto parlavo soprattutto per te, che mi seguivi con tanta attenzione…fantastico, no? Intanto mi è piaciuto molto come ha esordito, ovvero dicendo che lei non è mica Sgarbi, che lui con l’arte fa spettacolo, ma una semplice (semplice?) guida turistica…bellissimo incipit, disarmante e intelligente. E poi ci ha condotto con mano sapiente prima nella vita del Moncalvo e poi del suo ambiente storico ed intellettuale, nelle motivazioni profonde, tanto estetiche che politiche, della sua arte pittorica. Perché il Moncalvo è un manierista della Controriforma…ovvero? – dirà qualcuno – e infatti occorre una piccola spiegazione, che Maria Rosa ci ha dato magistralmente. Alla fine del grandissimo movimento artistico che inizia con l’Umanesimo per arrivare al Rinascimento, popolato da geni incredibili, da Michelangelo a Raffaello, da Piero della Francesca a Leonardo, alla generazione successiva, a cui appartenne anche il Moncalvo, rimaneva più che altro solo la possibilità di replicare lo stile e la maniera di qualcuno di quei grandissimi…da qui il termine Manierismo. In quanto al discorso della Controriforma…dopo il disastro e lo scisma dovuto alla riforma protestante, la Chiesa Cattolica Romana doveva correre ai ripari. Lo fece in moltissimi modi. Ad esempio andando alla ricerca della credibilità storica dei Santi, che i protestanti contestavano…oppure imponendo ai pittori che lavoravano su commissione ecclesiastica, di fare un’Arte comprensibile dal popolo dei fedeli, che sapesse spiegare senza un eccesso di simboli più o meno ermetici, le vicende dei Vangeli. Ricordiamoci che parliamo di un mondo pochissimo alfabetizzato, dove la Messa veniva detta in un latino che pochi capivano (l’italiano nelle letture in chiesa è stato istituito al tempo del Concilio Vaticano II – anni ’60 del 900: io sono stato un chierichetto – non lo avreste mai detto, eh? – fra i primi a leggere l’Antico Tastamento in italiano), e chi andava in chiesa la parola di Dio la leggeva appesa al muro. Come potete capire il livello delle informazioni che Maria Rosa, con tono davvero tanto appassionato quanto coinvolgente, ci stava fornendo, è stato davvero alto.

E il quadro? Che belli quei volti delle ancelle, così figlie della pittura di Raffaello, e intriganti quelle figure lontane che rivelavano di cosa si stesse parlando, perché in quel piccolo gruppo veniva descritto il mutismo del padre del Battista, Zaccaria, che cessa quando lui scrive finalmente il nome del figlio, Giovanni – e che viso da contadina piemontese quello di Elisabetta, non bella, non giovane e molto stanca. Unico enigma, ma sicuramente affascinante – almeno per me – l’assenza di Maria dalla tela…perché? Non lo sappiamo. Ma una cosa so e sappiamo, tutti noi che eravamo lì a Casal Cermelli quella sera di quasi Natale. Sappiamo di aver vissuto una serata di musica coinvolgente e di notevole livello dal punto di vista artistico. Come trovare un viatico migliore per la serena bellezza che dovrebbe essere intrinseca nella tenerezza del Natale…magari nella così ardua tenerezza di Dio.

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E ora lasciatemi fare una cosa che di solito non faccio: dedicare questo articolo. Ho parecchi amici, ormai, a Casal Cermelli, e loro sanno quanto li stimi e li apprezzi, ma questa volta questo articolo lo vorrei dedicare ad Antonella Cermelli, Sindaca appassionata e convinta del bello e del buono che c’è…lo dedico a lei e alla sua dedizione per il suo piccolo paese.

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