Contro la disumanizzazione, l’utero in affitto e il finto progresso che ci annienta

I “progressi” della scienza e della biogenetica aprono scenari impensabili. Ci mettono di fronte a temi di enorme importanza, a domande che segneranno l’avvenire del genere umano, il suo ruolo e la sua essenza. L’accettazione a tutti i costi di quello che le nuove tecnologie mettono sul piatto potrebbe portare a un cambiamento deleterio, alla completa disumanizzazione del nostro mondo. L’appiattimento di qualsiasi morale a criteri esclusivamente pragmatici ha un odore di morte. I casi di cui discutere sarebbero moltissimi. A chi appartiene la nostra vita? A noi stessi? Oggi non è più così, il concetto di libertà naturale e personale non è mai stato così fragile e sotto attacco. Possiamo decidere arbitrariamente di far crescere un bambino al di fuori del suo normale ambito naturale? Se rispondiamo di sì, a mio parere apriamo le porte a una catastrofe immane.
Sono contrario a qualsiasi pratica di utero in affitto. Sono contrario alla mercificazione del corpo di bimbi e donne, alla riduzione della vita a un mercato dove dominano il denaro e desideri da esaudire a ogni costo. E questo vale sia per le coppie eterosessuali, sia per quelle omosessuali. La vita non è una merce, in nessun caso.
Penso che a un bambino, nel caso sia necessario, vadano garantite le condizioni migliori di crescita che sono quelle naturali. Cioè quelle che prevedono una figura materna e una paterna, come previsto da madre natura che i figli li fa nascere dall’unione fra un uomo e una donna senza altre opzioni. Per negare questa evidenza bisogna essere in malafede. Trovo disgustosa la campagna ideologica per sminuire o addirittura negare l’importanza fondamentale della figura materna. Siamo in una strana epoca in cui a parole si dice di voler garantire alle donne parità e rispetto e poi si afferma senza vergogna che un bambino non ha bisogno di una madre. O che il corpo di una donna può essere mercificato per partorire un figlio che poi sarà comprato da altri. Per fortuna ci sono gruppi di femministe che hanno cominciato a capire la trappola e che si stanno ribellando.
Per negare l’importanza del ruolo materno (o di quello paterno), che adempiono a due funzioni simili ma differenti, bisogna smentire la storia degli esseri umani e sminuire necessariamente uno dei due ruoli. E’ un percorso che trovo molto pericoloso e che porta all’ennesimo attacco “progressista ” all’importanza della figura femminile (perché alla fine è di questo che si sta discutendo, visto che una madre che accudisce un figlio, in natura, se non glielo porti via c’è sempre).
Trovo pericolose le teorie che ipotizzano che la crescita di un bambino sia la stessa anche se non sussistono i ruoli genitoriali. Perché se guardiamo agli ultimi progressi della biogenetica, possiamo star certi prima o poi qualcuno dirà che i bambini non hanno bisogno di genitori perché possono benissimo nascere in provetta e poi essere affidati a istituzioni che se ne occupino. E chi non sarà d’accordo verrà accusato di difendere “concetti obsoleti”. Ma questi non sono preconcetti obsoleti, sono temi che affrontano etica, morale, equilibrio, ruoli e funzioni delle nostre vite. Qui si decide cosa sarà dell’umanità futura. Se i bambini diventeranno merce da scambiare, da acquistare o da far crescere in strutture controllate senza la presenza di genitori. Sono temi enormi e credo che vi sia una profonda cecità nell’affrontarli.

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Paolo Cagnoni
(nella foto)
Addetto Stampa Italexit

 

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