Talkin’ Schubert: concerto per voce recitante – Michele Placido – e pianoforte a quattro mani nel Chiostro di Santa Croce a Casale Monferrato

Che strampalata estate: solo una settimana fa stavo praticamente in questo stesso posto, il cortile di Palazzo Langosco, subito accanto a questo magnifico, antico Chiostro dell’ex Convento di Santa Croce, ad ascoltare, nell’ambito del Munfrà Jazz Fest, Sergio Caputo prima e Lisa Manara poi, vestito decisamente estivo, pantaloncini corti e maglietta, senza alcun disagio termico, nonostante il concerto sia finito pressappoco a mezzanotte. Giovedì scorso, invece, la bella serata, l’ultima di questa edizione del Festival Echos, dedicata a Franz Schubert è stata funestata da una noiosa quanto malefica pioggerella a tratti…e avevo la giacca e i pantaloni lunghi…e un poco freddo…un po’ è colpa mia, d’accordo, perché ho lasciato il mio paracqua in auto, fidandomi della buona sorte: se lo avessi invece portato con me, di certo non sarebbe piovuto!

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Pioggia perniciosa anche perché parzialmente distraente nei confronti del notevole spettacolo a cui abbiamo avuto la fortuna di partecipare. Il titolo era già intrigante di suo: Il sosia. Vita pubblica e privata di Franz Schubert, musicista, testo di Stefano Valanzuolo, che fra l’altro è il critico musicale del quotidiano Il Mattino. Ma è anche autore e conduttore dei programmi radiofonici Radio3 Suite e WikiMusic, e collabora con prestigiose testate musicali come Alias – il Manifesto, Sistema Musica e Amadeus. Insomma, è un giornalista che di Musica e Storia della Musica ne capisce, eccome! Ha scritto quello che io nel titolo ho definito un Talkin’ Schubert, cioè parlando di Schubert. L’ho voluto così definire perchè il Talkin è una forma di comunicazione fra parlato e musica, appunto, tipica dei folk singer americani anni ’60. Valanzuolo ha definito il suo lavoro Un’indagine, in forma di racconto romantico, su un genio della musica nella cui vicenda la dimensione intima e artistica si intrecciano in modo affascinante.

Sul palco – o meglio, sotto il porticato del Chiostro – c’era il grande, immenso Michele Placido, attore e regista amato, amatissimo, non solo in Italia. Michele Placido ha 77 anni, è “bianco per antico pelo”, legge e le mani che reggono i fogli un po’ gli tremano, ogni tanto si arrochisce un po’…ma è un vecchio leone che magnificamente ha recitato pagine bellissime dedicate a Schubert, che è stato un eterno ragazzo, perché morto a soli 31 anni, nella Vienna del 1828, appena un anno dopo di colui che per tutta la vita è stato una lontana ed ingombrante divinità: Beethoven.

E a 50 metri dalla tomba di Beethoven è sepolto, nello Zentralfriedhof (Cimitero Centrale) di Vienna, proprio lui, Franz Schubert. In questa narrazione Michele Placido è partito dalla sua morte, dovuta ad un’orrenda malattia, allora incurabile: la sifilide…che chi l’aveva assai si vergognava assai e spesso la trasmetteva ad altri…o altre…Ma poi ecco la narrazione delle cosiddette schubertiadi, feste che erano spesso sfrenate oltre ogni pudore…feste musicali, certo, ma anche etiliche, erotiche, smodate…e poi la conoscenza, così sofferta, di un Beethoven sordo e poco cordiale…e poi la parte più romantica e tenera: il secondo grande amore della sua vita, Carolina Esterhàzy, fanciulla tanto bella quanto di nobilissima famiglia, quindi irraggiungibile da uno che fondamentalmente, agli occhi di quei nobili, era una specie di scalcinato bohemien…

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E proprio qui è scattato un momento di immensa poesia: al termine della struggente lettura di Michele Placido in merito a questo amore impossibile, lui stesso ha fatto un gesto eloquente che di fatto ha dato il la ai due pianisti – il duo composto da  Sergio Marchegiani e Marco Schiavo – che hanno suonato, magnificamente, con il giusto ardore, la stupenda Fantasia in Fa minore D. 940, appunto quella da Franz dedicata alla amata Carolina…e con lei suonata nel Palazzo Esterhàzy, in un momento di straordinaria intimità…fisica e musicale…ed è  musica di grande presa: appassionata, romantica e piena di un affettuosità tenerissima e diffusa. Si è trattato di un lungo, stupendo momento, dove tutti e tre insieme sono riusciti ad unire le parole alla successiva musica in un unicum veramente indimenticabile.

Ma ora non posso non parlarvi del duo pianistico composto, appunto da Sergio Marchegiani e Marco Schiavo, che dal 2006 formano un duo stabile che ha notevole apprezzamento di pubblico e di critica. Ma di Sergio Marchegiani devo dirvi qualcosa di più. In primo luogo perché l’organizzatore di tutto questo – e di molto altro – è lui. Nel presentare brevemente la serata, il Maestro Marchegiani, che conosco ormai da molti anni, con il suo solito e simpaticissimo modo di utilizzare l’arma dell’ironia, ha infetti esordito così: Questa è una di quelle serate un po’ strane, dove fra poco mi toglierò la giacca del Direttore Artistico di questa manifestazione, per restare in camicia e sedermi accanto a Marco Schiavo per vivere la mia parte di musicista al pianoforte! – Già, il Direttore Artistico delle ormai tantissime stagioni del Festival Echos e poi di Piano Echos: per il Festival Echos quest’anno è il venticinquesimo…tantissimi concerti, quasi tutti gratuiti o poco più (quello di venerdì sera aveva un biglietto di ben 5€!). Sergio Marchegiani ci ha spiegato: In questo stesso luogo, 25 anni fa, iniziava l’avventura di Echos…ed in questo stesso luogo, stasera, l’ultimo evento di questo che è l’anno del venticinquennale… E io ero sinceramente felice di esserci, nonostante la pioggerella che andava e veniva, in quel luogo e in quel momento!

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Perché Sergio Marchegiani è davvero uno straordinario ed infaticabile organizzatore di eventi musicali, legati con Festival Echos – che tradizionalmente attraversa la Primavera sino all’inizio dell’estate – un po’ a tutta la Provincia di Alessandria, e con Piano Echos, nato in sinergia con l’Associazione Culturale San Giacomo OdV, di Lu Monferrato, nel periodo autunnale, più legato geograficamente al Monferrato. Ho presenziato a molti, moltissimi di questi concerti, per la stragrande maggioranza di livello alto se non altissimo, e tutti ambientati in luoghi meritevoli loro stessi di una visita, dalle antiche Pievi di Volpedo o Viguzzolo a molti, moltissimi altri luoghi di grande bellezza, in un concatenarsi di perle meravigliose. Con lui, Sergio Marchegiani, sempre sorridente ed ironico il giusto…Per farvi capire cosa intendo, vi riferisco un episodio di qualche anno fa…beh, ormai diversi anni fa. Con Piano Echos era stata proposta, in tre distinte serate, l’integrale delle Sonate per violino e pianoforte di Beethoven, in un’interpretazione davvero notevole, appassionata e trascinante. Marchegiani, come si usa nella musica da camera, faceva il volta pagine alla pianista. Alla fine, nel parlare con noi di quelle magnifiche esecuzioni, ha più o meno detto (cito a memoria) …Non so se vi rendete conto della fatica di proporre in poche sere tutte queste sonate…ho fatto fatica io a girare le pagine, figuratevi loro a suonarle!

Ma ora devo aggiungere che giovedì scorso, anche come pianista, con Marco Schiavo in quelle piccole meraviglie che sono le musiche a quattro mani di Schubert, ci ha deliziato…beh, ci hanno deliziati con interpretazioni, dal tenero Andante in La minore D. 968 alle deliziose 8 Variazioni sopra un Lied francese in Mi minore D. 624, alla martellante Grande Marcia militare in Mi maggiore D. 819 per finire, dopo la Fantasia di cui ho detto, con due teneri bonbon, i 2 Ländler D. 814, che ho apprezzato sia per la tecnica assolutamente impeccabile che per l’appassionata e trascinante interpretazione, romantica senza mai scadere nella retorica o nella sdolcinatura. L’alternanza delle parole lette, ma sarebbe meglio dire interpretate da Michele Placido e queste musiche schubertiane, molto diverse fra loro, eppure accumulate da una maestria notevolissima, tanto compositiva che interpretativa, ha costruito nella serata, e nonostante qualche folata di pioggia perniciosa, una sorta di bolla di condivisa bellezza, dove tutti noi eravamo contenuti e raccolti, un po’ con il fiato sospeso e un po’ con il desiderio di andare avanti a lungo nell’ascolto di parole e musica, così sapientemente amalgamate. Alla fine di tutto, le ultime parole di Michele Placido, emozionato per gli applausi e l’esito della serata, che mi sono piaciute moltissimo, e vorrei qui condividerle con voi: Se c’è una cosa che mi dispiace è aver avuto poco a che fare con la Musica Classica, nella mia vita…si, l’ho ascoltata, certo…ma è solo in questi ultimi anni che inizio davvero a capirla… Poi qualcuno ha passato il microfono a Marchegiani, lui lo ha abbassato e ha detto, semplicemente (letto sul labiale), che non c’era davvero più nulla che si potesse aggiungere. Aggiungo io, allora, un sincero grazie per un’altra serata di Parole & Musica & Bellezza semplicemente indimenticabile.

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