Celebrando San Bruno “cum musica”: a Solero – il 3 febbraio – Beethoven e Mozart per un solenne omaggio al Santo.

Si sta chiudendo un anno di celebrazioni, in onore di San Bruno, che ha visto moltissimi eventi, la presenza della diretta Rai ad una Missa Solemnis, concerti e molte altre cose. Ricordo per chi lo avesse dimenticato che Bruno nacque a Solero (d’Asti, che allora dominava la nostra pianura, Alessandria era do là da venire) nel 1045-49. Prese in teologia la laurea presso l’Università di Bologna, si rifugiò a Montecassino, avendo in mente una vita di cultura e silenzio. Ma poi Gregorio VII – dopo la confutazione di un eretico – lo consacrò e nominò vescovo di Segni. Ma erano tempi tribolati e Bruno venne più volte incarcerato…l’ultima in quello che oggi chiamiamo Castel Sant’Angelo (ma allora l’Angelo con c’era). Dopo la liberazione, Bruno, desideroso di pace, tornò a Montecassino, vien da dire finalmente, dove ne venne eletto Abate. Qui morì il 18 luglio 1123.

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E tra sabato e domenica a Solero, sarà assai festeggiato con – tra l’altro – un magnifico concerto, con un primo brano beethoveniano, la Romanza n. 2 op. 50 per violino e orchestra, e un grande capolavoro sacro di Mozart, i Vesperae Solennes de Confessore, raccolta di 6 brani sacri uno più incredibilmente bello dell’altro, per solisti, coro e orchestra. Due composizioni, la Romanza e i Vespri, che non potrebbero essere più diverse fra loro. Nella celeberrima Romanza op. 50, c’è – cosa abbastanza insolita per la usuale tempra musicale beethoveniana – un’aperta cantabilità, una netta semplicità della elaborazione strutturale, un predominio della distensione espressiva. Insomma un brano per nulla pensoso o arcigno, ma anzi davvero tenero e cullante.

Invece con Mozart siamo ad un immenso capolavoro, che è anche l’ultimo grande brano sacro composto per Salisburgo, scritto nel 1780 in occasione della solennità liturgica di non si sa bene quale Santo confessore.  I Vesperae Solemnes de Confessore si sviluppano in direzione di un piacevole decorativismo…e peculiare è anche il percorso tonale: Do maggiore, Mi bemolle maggiore, Sol Maggiore, Re Minore, Fa Maggiore, Do Maggiore. I primi tre Salmi, nella loro atmosfera festosa e solenne, sono improntati a una polifonia di facile scrittura, nella quale si inseriscono agevolmente gli interventi solistici; la forma è, per ciascuna pagina, quella di un libero rondò, in cui idee principali si alternano con idee secondarie, secondo una libera combinazione, nell’assenza di una vera e propria elaborazione tematica. Insomma, musica di altissimo livello, ma gradevole all’ascolto e con neppure un istante di accigliata noia. E sfido chiusnque a rimanere indifferente quando parte il fulgente incipit del Dixit in Do maggiore: pura luce trascinante e fantastica!

Io sarò in prima fila, per un concerto così interessante, e invito tutti a venire sabato prossimo alle 21, a gustare la gioia della musica di due immensi compositori, nella bellissima e acusticamente molto valida Collegiata di San Perpetuo, a Solero.

 

 

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