Coldiretti Alessandria: “Natale: la consolidata tradizione dell’albero, vero o sintetico, nelle case dell’86% degli alessandrini”

Alessandria – L’albero naturale di Natale trova spazio quest’anno nelle case di 3,5 milioni di famiglie, anche se la maggioranza del 65% ricicla l’albero di plastica recuperato dalla cantina mentre una minoranza lo compra nuovo di plastica. E’ quanto emerge da una indagine Coldiretti/Ixe’ riferita alla tradizione natalizia più radicata, con l’86% che addobba l’albero, una percentuale largamente superiore a quella che fa il presepe, che sale addirittura al 93% nel caso dei giovani tra i 18 e i 34 anni.
La spesa media degli alessandrini per l’albero vero è quest’anno di 38 euro anche se oltre un cittadino su due (57%) contiene il budget sotto i 30 euro, un altro 15% si orienta tra i 30 e i 50 euro, ma c’è anche un 13% che ha speso fino a 100 euro, e chi è andato addirittura oltre. I prezzi variano a seconda dell’altezza e delle varietà con gli abeti più piccoli che non superano il metro e mezzo venduti tra i 10 e i 60 euro a seconda della misura, della presenza delle radici ed eventualmente del vaso, mentre per le piante di taglia oltre i due metri il prezzo sale anche a 200 euro per varietà particolari.
“L’albero naturale concilia il rispetto della tradizione con quello dell’ambiente a differenza delle piante di bassa qualità importate dall’estero che raggiungono l’Italia dopo un lungo trasporto con mezzi inquinanti – ha affermato il Presidente Coldiretti Alessandria Mauro Bianco -. In Italia gli alberi naturali sono coltivati soprattutto nelle zone montane e collinari in terreni marginali altrimenti destinati all’abbandono e contribuiscono a migliorare l’assetto idrogeologico delle colline ed a combattere l’erosione e gli incendi”.
Gli abeti utilizzati come ornamento natalizio derivano per circa il 90% da coltivazioni vivaistiche mentre il restante 10% (cimali o punte di abete) dalla normale pratica forestale che prevede interventi colturali di “sfolli”, diradamenti o potature indispensabili per lo sviluppo e la sopravvivenza del bosco.
Gli abeti ad uso natalizio vengono coltivati come una qualsiasi altra pianta ornamentale, sono commercializzati al 4°-5° anno di coltivazione, con taglie tra i 1,20-1,80 metri e provengono da vivai autorizzati dalle regioni con apposita iscrizione. Ogni singolo abete è accompagnato da cartellino identificativo riportante i dati dell’impresa produttrice con il relativo codice di autorizzazione, oltre alla dicitura che trattasi di soggetti “non per uso forestale”. Le regioni attuano controlli annuali per verificare l’idoneità delle pratiche agronomiche e formali che l’azienda è tenuta a rispettare.
“L’albero finto è inquinante, impiega oltre 200 anni prima di degradarsi nell’ambiente. Un abete artificiale di circa 1,90 metri ha un’impronta di carbonio equivalente a circa 40 chili di emissioni di gas serra, che è più di 10 volte quello di un albero vero – ha aggiunto il Direttore Coldiretti Alessandria Roberto Bianco -. A determinare la maggior parte dell’impronta di carbonio dell’albero di plastica è la sua fabbricazione, a partire dal petrolio alla quale si aggiungono le emissioni industriali derivanti dalla produzione dell’albero e la spedizione per lunghe distanze prima di arrivare al negozio, se si tiene conto che la maggioranza ha origine in Cina a circa novemila chilometri di distanza dall’Italia, senza dimenticare che contribuisce alla diffusione delle microplastiche nel suolo, nelle acque e nella catena alimentare”, .
Al termine delle festività, se non ci sono le condizioni per piantare l’albero in giardino, è bene informarsi se ci sono presso il rivenditore, il Comune o il Corpo forestale dello Stato centri di recupero che quando è possibile provvedono ripiantarli in ambienti adatti.
Grande attenzione anche nella scelta degli addobbi di Natale. Con la spinta sempre più crescente verso la sostenibilità ma anche verso il risparmio e il riciclo è, infatti, possibile coniugare originalità, fantasia e creatività con la difesa dell’ambiente, rinunciando alla plastica a favore di prodotti naturali.
Dai fili di zucca alle sculture di pane e marzapane, fino a pomodorini e ai peperoncini, quest’anno l’addobbo di Natale diventa green, spinto dalla crescente attenzione alla sostenibilità rispetto all’eccesso di plastica.
Un esempio è il ricorso a mele di diverso colore rosse, gialle e verdi che danno ugualmente “luce” senza aver bisogno di elettricità e kiwi ed agrumi come arance, limoni, mandarini e clementine, che non ammuffiscono se, per appenderli, si fa passare un filo al centro del frutto, dove non c’è polpa.
E ancora, collane di pasta, frutta secca, biscotti fatti in casa, ma anche prodotti dell’orto come peperoncini, pomodorini e fili di zucca e sculture di pane e marzapane. Invece di usare le solite sfere artificiali, lampadine e fili di plastica come decorazioni si possono utilizzare pigne da colorare a piacimento e frutta secca come castagne noci e nocciole, ma anche usando cera d’api, lana grezza, tappi di sughero del vino e persino arachidi.
Per finire, invece dei soliti fili argentati o dorati si possono utilizzare ghirlande di fiori fatte con stelle di Natale, gerbere, corniolo, ranuncolo e pungitopo. Il procedimento non è difficile, basta infilare fiori e foglie con del filo metallico cercando di dargli la forma di un cordoncino da appendere all’albero.

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