Gli intriganti “EquiVoci” di Casal Cermelli, in un concerto raffinato e incantevole.

A dire il vero non sapevo proprio individuare che musica avrei sentito, nella Chiesa parrocchiale di Casal Cermelli il 1° Ottobre scorso. Perdoneranno la mia ignoranza – e pensare che di musica rinascimentale e madrigalistica ne possiedo e ascolto parecchia, da Gesualdo a Monteverdi e dintorni – i bravissimi componenti di EquiVoci: le soprano Barbara Maiulli e Giulia Ghiorzi, il controtenore Tomaso Valseri, il tenore Chris Iuliano e il basso Marco Grattarola, che è stato anche il presentatore della serata.

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Però all’inizio mi sono sentito un po’ confuso. Perché sono entrato, appunto, nella chiesa di Casal Cermelli, che conosco bene, ma non ho visto alla ribalta dei cantanti…ho visto tre giovani musicisti, violino, chitarra e violoncello, che hanno suonato, bene, un pezzo di Fernando Sor. Allora, mi son detto, saranno loro a suonare, ad accompagnare, magari? Ma va, finito il pezzo, si alzano, salutano, se ne vanno. Poi arriva il Coro Emmanuel e canta, con deciso sentimento, una Ave Maria…ma è quella dal disco di Fabrizio de André, La buona Novella, tratta dai Vangeli, si, ma quelli apocrifi, non riconosciuti dalla Chiesa…siamo in odore di eresia, ho pensato, sorridendo – ma soddisfatto di aver ascoltato De André. Fra loro c’è anche un componente del gruppo EquiVoci, Marco Grattarola. E ora vi racconto di quanto Marco sia legato al Coro Emmanuel. Io, conversando con lui, dopo il concerto, ho accennato al fatto di come il coro fosse composto da dilettanti, mentre loro, gli EquiVoci, decisamente dilettanti non sono … e lui li ha difesi con notevole veemenza: Beh, resta comunque un coro di veri appassionati e veri amatori. Tieni conto – e questo lo dico sempre a Cinzia – che se ho iniziato a cantare è merito suo e del Coro della Parrocchia di Casal Cermelli quando avevo 7 anni! Aggiungendo, con toni di straordinaria tenerezza: sono infinitamente grato a Cinzia che mi ha spinto a cantare da bambino e a Stefania che mi ha tenuto la mano durante un concerto di Natale. Di fronte a tanta appassionata difesa del suo coro di Casal Cermelli sorrido con grande simpatia: Non è solo un bravo cantante, è proprio una brava persona – penso ma non lo dico, e abbozzo una strenua quanto inutile difesa: Non è che voglia sminuirli, perdonami, ma se un coro di dilettanti canta il Va Pensiero, rimane sempre un gran bel momento musicale, ma se lo canta il coro della Scala diretto da Riccardo Muti, il livello qualitativo sale notevolmente, no? e anche le amozioni che ne vengono evocate… Forse non l’ho convinto del tutto ma con un Si, si, capisco… da parte sua chiudiamo questa simpatica querelle…

Insomma, tornando al concerto dopo questo balzo in avanti, avevo finalmente capito che i due brani che vi ho descritto erano semplicemente una introduzione musicale – assai gradita, davvero – del concerto vero e proprio. Infatti poi sono arrivati loro, gli EquiVoci…iniziando a cantare un brano di Purcell, coetaneo di Shakespeare, If Music Be The Food Of Love, e sono rimasto a bocca aperta…avete presente quando ti cade la mascella per l’estremo stupore? Avevo di fianco a me Mariangela, che a Casal Cermelli abita, che li aveva già ascoltati, e che me lo aveva detto: guarda che sono bravi…che osservava il mio stupore sorridendo felice…ma loro non erano solo bravi, loro erano fantastici!

Hanno inoltre sfoggiato un repertorio ampio e sorprendente, sempre interpretato con una proprietà e un’efficacia magistrale. Dopo Purcell la sublime arte del Madrigale di Banchieri e Monteverdi, interpretati con una libertà ritmica eccellente, che creava rifrazioni musicali ineffabili e cangianti. Amo da sempre questa musica raffinatissima ed intrigante, così ho voluto sapere da Marco Grattarola da dove è nata questa volontà di dedicarsi a queste meraviglie sonore. Per quanto riguarda la vocazione al madrigale, mi ha spiegato, noi nasciamo appunto per eseguire quella forma musicale, partendo dal ‘500 e arrivando ai giorni nostri, passando da Britten e Poulenc.

Mi incuriosisce la sua vicenda artistica, lo incalzo di domande. Marco allora mi ha parlato delle origini del loro modo di vivere la musica: Ho cantato con Barbara, Tomaso e Giulia dal 2010 al 2014, in un coro giovanile genovese diretto da Roberta Paraninfo, lo Janua Vox, mentre Chris era l’amico geniale del conservatorio, pianista, con cui io e Barbara facevamo le 3 del mattino nel parcheggio di Piazza Caduti di Nassiriya a ridere e a parlare. In una di queste sere Barbara, tra lo scherzo ed il serio, propose l’idea di un quartetto solo per toglierci lo sfizio di cantare il Lamento della Ninfa di Monteverdi; ovviamente la cosa venne accolta con l’entusiasmo degli studenti di musica appassionati che non hanno la possibilità di fare musica vocale barocca. Ci volle un po’ di tempo, ma alla fine strutturammo un programma e chiamammo Tomaso come controtenore ed un’amica (Chiara Arlati) al cembalo, così nel 2013 abbiamo fatto il nostro primo (e me lo ricordo disastroso) concerto.

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Però, che bella descrizione di una giovinezza musicale piena di speranze e di passione…ma, com’è andata avanti poi la cosa? Abbiamo continuato a vederci anche quando le nostre strade ci hanno portati a lavorare lontano; nel 2014 abbiamo fatto il nostro primo Festino nella Sera del Giovedì Grasso di Banchieri insieme ad un’amica dello Janua (Margherita Vincenzi), mentre nel 2015 ci presentammo al concorso del Lago Maggiore insieme a Giulia; vincemmo il secondo premio, il premio speciale per la migliore esecuzione del Pater Peccavi di Lobo e trovammo la formazione definitiva: Barbara e Giulia, soprani dal timbro molto simile ed abituate a cantare insieme dall’età di 8 anni, Tomaso, che passa dal falsetto alla voce piena coprendo la voce di contralto, tenore e baritono, Chris come tenore e concertatore ed io come basso.

Beh, mi pare evidente, da come mi racconta, che Marco, che infatti è anche insegnate, possieda una notevole vocazione divulgativa: infatti è stata sua la presentazione di ogni brano del concerto. E ed è davvero un notevole valore aggiunto al tutto. Io sono sempre stato e sempre sarò un fautore dell’efficacia che ha una breve presentazione di brani, che di volta in volta vengono proposti agli ascoltatori, a maggior ragione quando siamo all’interno di un repertorio antico o poco conosciuto, cosa che coinvolge il pubblico e lo rende non solo più consapevole di quello che viene proposto dagli interpreti, ma anche suggerisce all’attento ascoltatore come atteggiarsi, di volta in volta, rispetto alle varie composizioni.

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E poi, lode al loro sorprendente repertorio. Tanto nei brani di musica antica, quanto nei pezzi più vicini a noi. Perché, con una grande intelligenza di repertorio, loro fanno un gioco musicale sorprendente, ovvero trasportano sotto il minimo comune denominatore del Madrigale tutto quanto…dai Manhattan Transfer a Billy Joel…al Quartetto Cetra, ma il tutto con arrangiamenti magistrali… Marco mi spiega che Noi moduliamo il programma in base al concerto. Abbiamo pensato di rendere questo concerto il più vario possibile con tanti momenti di leggerezza, chiaramente abbiamo un nutrito repertorio di musica più rigorosa.

Però di fatto l’ascolto è stato davvero vario e piacevolissimo, da un intenso Spiritual come Down To The River To Pray al bellissimo brano brasiliano Manha De Carnaval di Luiz Bonfà…e svariati altri brani, ciascuno intrigante a modo suo. Ma Il momento più commovente è stato Non Potho Reposare, versione Tazenda, che loro hanno proposto in una interpretazione che definire struggente è dir poco…guardavo il papà di Marco, Lorenzo, e ho visto che aveva gli occhi lucidi…e poi mi sono conto di averli anche io, caspita! Il potere evocativo della musica, così ben espresso dal canto potentemente amalgamato e trascinante di questi cinque cantanti, è stupefacente. E poi l’ultimo bis, anch’esso immensamente suggestivo. Loro si sono separati, allontanati l’un l’altro, costruendo una sorta di semicerchio all’interno della chiesa…quindi hanno intonato un canto sacro di arcana e profonda suggestione: O Sacrum Convivium di Luigi Molfino, un compositore del ‘900 morto nel 2012. Un brano che ci ha lasciati tutti stupefatti: il silenzio di alcuni istanti quando è terminato è stato molto eloquente. Il silenzio stupefacente dell’incanto che hanno portato, loro, dentro la chiesa e dentro un pomeriggio d’autunno, e tutti ci ha incantati.

 

 

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