La musica non ti scorderà mai: lo splendido spettacolo operistico a Quattordio dedicato a Maria Callas.

Sul palco sembravano in tre…due soprani e un pianista-narratore…ma no, non è così: sul palco in realtà erano in quattro, perché c’era anche Lei, Maria Callas, Divinità dalla suprema voce. Alla quale le due bravissime cantanti, Marta Leung Kwing Chung e Susy Dardo, ed un altrettanto efficace pianista, Paolo Grosa, che è stato anche un adeguato narratore, hanno dedicato uno splendido omaggio, narrativo e musicale, che ha incantato un pubblico folto ed estremante attento, in una serena e dolce serata d’estate.

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Ma prima di descrivere – per quanto possibile solo con le parole e senza esempi musicali – quanto di bello è avvenuto mercoledì scorso a Quattordio, mi pare giusto confessare quanto immenso sia il mio amore per la Divina (così la chiamavano i suoi ammiratori, in quell’epoca, oggi inimmaginabile, di incredibile tifo melodrammatico). Che è nato, come molti grandi amori, in modo del tutto casuale: avrò avuto circa 16 anni, sono entrato in tabaccheria – allora fumavo, ahimè – e ho iniziato a sentire provenire dall’alto, come per una magia, una musica incredibile, che non conoscevo per nulla. Beh, io ero allora un ragazzo di paese, in quella metà anni ’70, quindi – come tutti gli amici che frequentavo –  ascoltavo soprattutto il Rock di quegli anni, dai più commerciali Deep Purple ai raffinatissimi Pink Floyd…ma…ma quella musica che scendeva dall’alto, con una ondulante carezza di archi, che sembrava volerti invitare ad entrare in un mondo fiabesco e diverso…e poi quella voce, potente eppure suadente, con un senso di angosciosa drammaticità…era, a quel che potevo capire, una sorta di disperata preghiera…e iniziava così: Casta Diva che inargenti queste sacre antiche piante…ristetti per lunghi secondi ad ascoltare, incredulo, ipnotizzato. Il tabaccaio, uno di quegli amici molto più grandi di te, da cui hai un milione di cose da imparare, aveva ben capito che ero rimasto folgorato da quella musica come San Paolo sulla strada di Damasco…gli domandai: Ma che musica è mai questa? Questa – mi rispose, sornione – è semplicemente Maria Callas che canta la Norma di Bellinifu un colpo di fulmine, un amore mai abbandonato. fatto poi di molte letture e molti ascolti, che della Callas possiedo nella mia personale discoteca praticamente tutte le incisioni, sia quelle ufficiali che no.

E a questo punto potrete comprendere il mio scetticismo, in merito alla proposta musicale di Quattordio, dal titolo molto assertivo: Celebrando la Callas: Recital Operistico… mah? E cosa vuol dire esattamente questo titolo? mi chiedevo…Un po’ avevo ragione ed un po’ sbagliavo, e sono stato felice assai dell’essermi sbagliato. Avevo ragione sul titolo, che non ha reso giustizia all’intelligenza e all’alta qualità della proposta di questi tre artisti…io l’avrei intitolata, quella serata, una cosa tipo: Per conoscere Maria Callas, fra musica e parole. Mi sbagliavo, e di molto, per mia fortuna, sul livello della serata, che è stato davvero notevolissimo. Come notevolissimo il luogo dove si teneva il tutto: il Giardino dell’Esedra di Palazzo Sanfront di Quattordio, ché tutto ciò fa parte di un trittico di proposte musicali dal complessivo titolo Notti in Musica, di cui per vari motivi ho perso le prime due.

Serata intelligentemente strutturata fra parole e musica. Il Maestro Paolo Grosa, che si è dimostrato ottimo affabulatore ed eccellente pianista, ci ha narrato a grandi linee la vicenda, umana e musicale, di Maria Callas, dai tempi della sua formazione musicale a quelli, trionfali, delle regie di Luchino Visconti alla Scala di Milano, dall’incredibile cambiamento fisico dovuto al suo drastico dimagrimento, dalla disastrosa relazione con Onassis allo strano innamoramento con Pier Paolo Pasolini…e alla rivalità con la grande Renata Tebaldi. E sino al suo malinconico tramonto, dovuto ad un decadimento abbastanza drastico delle sue straordinarie capacità vocali, la cui reale motivazione non è mai stata del tutto compresa.

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Devo però aggiungere che il Maestro Grosa non si è distinto solo come narratore della vicenda callasiana, ma che ha suonato splendidamente alcuni brani per solo pianoforte, sia nel senso della riduzione per solo piano del brano orchestrale, come nel caso dell’Intermezzo della Cavalleria Rusticana di Mascagni e del Preludio della Traviata verdiana, sia nel senso di due brani composti come variazioni e/o fantasie su temi operistici, peraltro da due compositori entrambi svizzeri. La prima proposta riguardava Joachim Raff (1822-1882), e si trattava della Siciliana e tarantella dai verdiani Vespri Siciliani, la seconda di Variazioni sulla Norma di Bellini di Sigismond Thalberg (1812-1871), grandissimo virtuoso di pianoforte.

E tra le parole e i brani pianistici le voci delle due soprano, che sono state davvero bravissime. Hanno evidenziato una vocalità molto diversa, che si è giustamente ed intelligentemente esplicitata nella scelta dei relativi brani, ciascuno dei quali assolutamente adatto alla vocalità dell’una oppure dell’altra. Mi spiego meglio: Susy Dardo ha una voce più drammatica, timbro scuro, profondo, dal vibrato piacevolmente pronunciato…una voce adattissima al canto dell’epoca del Verismo musicale…Infatti nei brani veristici come Io son l’umile ancella dalla Adriana Lecouvreur di Cilea (composta nel 1902) – fulgido esempio del Verismo “borghese” – o come Voi lo sapete o mamma dalla mascagnana Cavalleria Rusticana – e mi limito a questi due esempi – se l’è cavata semplicemente egregiamente, tra l’intensa dichiarazione di amore per l’arte di Adriana e la tremenda, dolorosissima disillusione amorosa di Santuzza in Cavalleria… coinvolgente e trascinante, con meritatissimi applausi scroscianti al termine di ciascuno di questi due brani stupendi.

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Invece Marta Leung Kwing Chung ha una voce estremamente diversa: un soprano lirico dalla notevole agilità. Vocalità estesa verso l’alto, quindi, ma limpida e coerente in tutta la notevole estensione. Anche nel suo caso esemplifico con un paio di brani. Il primo, dalla  meravigliosa Traviata di Giuseppe Verdi, il famosissimo recitativo+aria È strano…Sempre libera degg’io….il magistrale pezzo dove Violetta Valéry, la Traviata, appunto, domanda a sé stessa se può davvero cambiare vita, oppure no, alla luce di un nuovo ed esclusivo amore con un giovane borghese. Marta Leung la canta con spavalda padronanza delle note più acute, ma non si limita al tecnicismo vocale: interpreta questa giovane donna che è Violetta con totale, dolente e lirica immedesimazione…donando a noi tutti una sincera ed intensa emozione musicale. L’altro brano, che ci tengo a citare è stato videoregistrato da una Maria Callas nella fase davvero finale della sua incredibile parabola artistica, e si tratta di O mio babbino caro dal Gianni Schicchi di Puccini, una romanza fra il tenero e l’ironico, espressione di una figlia che chiede in sposo al padre il suo amato…ben sapendo che l’avrà vinta di certo (come capita sempre a noi padri di figlie femmine…o no?). Bene: se ascoltate Maria Callas sentirete una grande interprete, certo, ma anche una voce stanca, sfibrata, che ha ormai perduto il fulgore vocale della sua giovinezza artistica…e ve lo dice uno che adora Maria Callas, ma proprio per quello soffre nell’ascoltare quella registrazione. Al contrario, nella voce della giovane Marta Leung c’è, sfolgorante ed intensa, proprio quella giovinezza che a Maria ormai mancava, c’è un timbro liricamente limpido che fa di questo breve pezzo un unico, affascinante arco sonoro. Stupendo.

Ma, per concludere la recensione del tutto, lasciate che vi parli dei bis, con le due cantanti insieme sul palco: il primo è stato un duetto dalle Nozze di Figaro di Mozart. Un cambio radicale di genere, ma le voci delle due si sono amalgamate in un canto tenerissimo e pieno di sorridente ironia: una delizia. Ed infine, che fra caldo e zanzare le soprano non ne potevano più, una versione a due voci del celeberrimo L’amour est un oiseau rebelle (L’amore è un uccello ribelle), nota comunemente come Habanera, dalla Carmen di George Bizet. Un finale scoppiettante e trascinante, conclusione fra applausi, tanti e meritatissimi, di una splendida serata.

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Invece la conclusione di questo mio articolo, lasciatemela dedicare a Maria Callas, utilizzando gli indimenticabili versi del brano Casta Diva di Franco Battiato: Ti strinse forte il successo / Ballò fino a sera con te / La musica non ti scorderà mai…

 

 

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