Caputo: ”unire le forze per eradicare la Psa”

La sinergia di ogni livello istituzionale (dal vertice nazionale alle amministrazioni territoriali) è indispensabile per eradicare la peste suina africana (Psa) e, così, vincere la guerra sanitaria scesa altresì sul prodotto interno lordo (Pil): la sintesi nitida di Vincenzo Caputo (commissario straordinario Psa) chiarita ieri al Marengo auditorium esalta l’urgenza di creare la catena di comando solida e già efficace per il trionfo francese alla battaglia di Marengo (14 giugno 1800).

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L’ordinanza firmata dal neocommissario è stata esposta alla platea gremita di Sindaci alessandrini e alle autorità riunite: l’Onorevole Riccardo Molinari, il viceprefetto vicario Paolo Ponta, gli assessori Marco Protopapa e Vittoria Poggio (Regione Piemonte), Giorgio Sapino (commissario Psa per l’area provinciale alessandrina), il presidente Enrico Bussalino (Provincia di Alessandria) e Maurizio Sciaudone (delegato provinciale per l’ambiente).

”Il deficit – così è stato asserito dal commissario Sapino – pari a 60mln di euro sull’export di prosciutto dal Piemonte al Giappone, alla Cina e alla Corea esalta lo scenario cupo e altresì l’emergenza sottovalutata dalla collettività incline all’azione parziale. Il lavoro svolto dalle equipe di veterinari è stato indispensabile per scansare il contagio Psa ai suini allevati sul territorio alessandrino però il rischio, ieri ridotto al Piemonte e alla Liguria, e ormai esteso a otto regioni italiane è il preludio alla chiusura per il mercato europeo”.

”Il volume di capi abbattuti a oggidì sull’area alessandrina – è stato dichiarato dal presidente Bussalino – lambisce duemila unità: ciò esalta inoltre la collaborazione proficua di Provincia e Regione”.

”L’azione per ridurre la diffusione di cinghiali – è stata la richiesta di Federico Chiodi (Sindaco di Tortona) – è necessaria altresì per eludere l’ipotesi di disciplinare la partecipazione alla messa: ogni sera l’area contigua al santuario di Nostra Signora della Guardia situato a corso don Orione è battuta dal branco di trenta cinghiali”.

”L’ordinanza – è stato aggiunto dal commissario Caputo – è basata altresì sulla sensibilità istituzionale: il divieto abbinato alla zona di restrizione definita fornisce all’autorità sanitaria locale (il Sindaco) l’opportunità di vigilare e ottenere la deroga per l’attività outdoor consentita dal commissario straordinario ascoltato il parere tecnico emesso dal dipartimento di prevenzione (servizi veterinari). L’onere di concedere l’autorizzazione è, così, sottratto al Sindaco. Il ruolo di bio-regolatori promossi ai corsi istituiti ad hoc anziché di cacciatori volontari è essenziale per abbattere il milione di capi e dimezzare la popolazione italiana di cinghiali: il target è, però, scisso dal livello di tollerabilità. L’eradicazione pretesa dall’Unione Europea esige la sinergia altresì per salvare la recinzione per arginare l’area infetta e l’urgenza di presidiare ogni fiume: la scarsità di ossigeno persuade il cinghiale a cercare l’acqua e la carcassa trascinata dalla corrente può estendere l’infezione. La catena di comando è essenziale per attivare il drone per il monitoraggio e l’elicottero per rimuovere le carogne poi inumate nell’area circoscritta dall’indagine geologica poiché il virus resiste alla vittima e smaltire ogni bestiola morta è oneroso (700 euro). La gestione unitaria per l’emergenza è cruciale per salvare l’Italia dal default al settore suinicolo”.

 

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