L’incanto dell’Arte che si guarda, la fatica dell’Arte che si organizza: Rino Tacchella ce ne ha parlato a Marengo.

Già: com’è bello, piacevole, incantevole, entusiasmante, visitare una stupenda mostra d’Arte. Che è tutt’altro che uno sconclusionato susseguirsi di opere d’arte, siano esse dipinti, sculture, oggetti contemporanei oppure antichi di ogni genere. No: al contrario l’allestimento, la preparazione di una mostra richiede una straordinaria, spesso faticosa, progettualità, con mille problemi da affrontare, con molte questioni da armonizzare. Già, mentre ascoltavo il Prof. Rino Tacchella che ci narrava, in quel luogo affascinante e lontano dai rumori del mondo che è l’auditorium di Marengo, come si concretizza il progetto di una mostra d’Arte, con i suoi significati, i suoi temi e i suoi sviluppi, mi è proprio venuto in mente che una simile organizzazione assomiglia davvero molto alla composizione di una sinfonia, appunto con i suoi temi, le sue divagazioni, le sue armonie…la sua meravigliosa e complicata bellezza…

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Del resto, ho ammirato le notevoli capacità organizzative di Rino Tacchella quando ho visitato, poche settimane fa, la meravigliosa mostra dedicata al grande Miró a Cherasco. E ne avevo appunto grandemente apprezzato non solo la qualità di quanto esposto, ma proprio del come il tutto veniva proposto, sfruttando perfettamente tanto la struttura dello stupendo Palazzo Salmatoris, quanto l’accostamento delle tele e delle sculture di Miró con opere d’Arte a lui contemporanee, in un percorso espositivo che partendo da un singolo artista si allargava ad un intero secolo. Intelligente, intrigante, affascinante. Ed era Rino Tacchella eccolo lì, in un dialogo assai interessante con l’editore di questo giornale, Massimo Taggiasco. Un dialogo serrato e appassionante, che, partendo dalla mostra di Valenza, che si è conclusa sabato scorso, 18 Febbraio, dal suggestivo titolo Spiritualità contemporanea, ed era stata predisposta al Centro Comunale di Cultura di Valenza (quel luogo suggestivo, che somiglia, in piccolo piccolo, alla Guggenheim di New York, che ospita la Biblioteca Civica e dove si organizzano mostre e concerti), ci ha avvicinato con notevole coinvolgimento al come si organizza una mostra d’Arte, con fatica e problemi di ogni genere.

Che poi è un piacere ascoltarlo, Rino Tacchella, con quel suo modo di esporre concetti, anche complessi e difficili, con uno stile discorsivo leggero e privo di ogni forma di retorica, sempre accompagnato da una sapida ironia. Volete un esempio? Parlando delle oggettive difficoltà di attirare gli alessandrini a mostre ed incontri culturali anche solo in periferia o nei dintorni cittadini, commenta così: Ma gli alessandrini fuori da Piazzetta della Lega sono già fuori città! Poi, nella prima parte della sua esposizione, ci narra proprio, enumerandole con l’aiuto di svariate diapositive, delle difficoltà di allestire una mostra di opere d’Arte. Da dove si inizia? Intanto occorre individuare con precisione il tema della mostra stessa. Come ad esempio il tema dell’Arte e del grande artigianato orafo di carattere sacro, da qui la Spiritualità contemporanea della mostra di Valenza.

Si parte quindi, per organizzare, e bene, una mostra, con la scelta di un progetto, un titolo intrigante, la scelta degli autori e delle relative opere da esporre, quindi lo studio, importantissimo, del percorso espositivo. Poi ci ragguaglia con un dato che francamente mi ha sorpreso: Se è possibile, per il recupero delle opere da esporre, conviene di gran lunga rivolgersi ai privati, ché gli enti chiedono spesso soldi e obbligano ad utilizzare le prestazioni di costosissimi traportatori professionali! Io, ingenuamente, avrei detto esattamente il contrario! Conclusa questa fase iniziale, rimangono un sacco di adempienze necessarie ed indispensabili. E molto, molto pratiche, come la preparazione delle schede per ogni opera, la definizione delle problematiche assicurative. Ma bisogna pensare alle locandine, agli inviti per il vernissage, ai pannelli esplicativi, ai comunicati stampa con le relative foto. Rino Tacchella peraltro, nella sua narrazione, sa esprimere davvero egregiamente la fatica – concreta e stressante – di tutto questo. Che vede poi nella sua parte finale – last but not least – la preparazione del catalogo della mostra. Con la sua forma, la copertina, importantissima, e poi le foto e la stesura dei testi. Il catalogo Del quale a volte non è facile essere del tutto soddisfatti! – ci confessa.

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Melandri: l’adorazione dei Magi

Poi, entrando nel merito della mostra di Valenza, ecco il tema, altrettanto importante, dell’utilizzo dello/ degli spazi. Dato che la scalinata del Centro di Cultura di Valenza è suddivisa in vari spazi autonomi, ecco che l’idea è stata quella di suddividere tematicamente la mostra sfruttando appunto quella sorta di grandi nicchie, quindi nella prima La Madonna, nella seconda La Maternità, poi La Crocefissione e La Deposizione. Per finire con un omaggio all’alessandrino Pietro Morando e alla sua pittura tanto spigolosa quanto metafisica. Uno stile decisamente inconfondibile.

Madonna con Bambino, di Lucio Fontana

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Con una serie di splendide diapositive, che come potete vedere, ho parzialmente inserito in questo articolo, ci ha infine accompagnati dentro la mostra, mostrando e spiegando ai nostri sguardi ammirati, alcune delle opere più significative e importanti presenti a Valenza. Dalla splendida ceramica Madonna con Bambino, di Lucio Fontana (si, proprio quello dei tagli sulla tela), alla coloratissima Adorazione dei Magi di Pietro Melandri; dalla Croce dentata di Arnaldo Pomodoro, presente anche in copertina come il bellissimo gioiello di Sabrina Milazzo, il collier Amo dove però la “0” ha la forma di cuore…

Una serie davvero pregevolissime di opere novecentesche di carattere sacro, come il Crocefisso del casalese Bistolfi o come la – almeno a mio avviso – scabra e commovente Annunciazione di Pietro Morando. Per non dire della Natività, opera – parzialmente seriale, ma non importa – dello straordinario Lele Luzzati. Un percorso artistico davvero coinvolgente e affascinante.

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Con un finale un poco malinconico, perché l’amara conclusione di Rino Tacchella è che la mostra di Valenza rimaneva chiusa al pubblico sia il venerdì che il sabato pomeriggio, che tutto il giorno domenicale, semplicemente perché…era legata agli orari della Biblioteca Civica. Lo dice con voce rammaricata, Rino Tacchella: Forse a ben vedere si sarebbero potuti trovare dei giovani studenti volontari o del servizio civile, che avrebbero potuto tenerla aperta per tutto il fine settimana…È andata così. E la prossima, gli domando? a Monastero Bormida (luogo straordinario), presumibilmente a maggio, con l’Arte del ‘900 dal 1950 in poi…onestamente, non vedo l’ora. Arrivederci, Professore, a Monastero – l’ho salutato alla fine, e ho aggiunto che è stato un piacere ascoltarla…e lo è stato veramente!

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