Sulle tracce di Beppe Fenoglio in Monferrato.

Ieri pomeriggio si è tenuto in un piccolo, splendido paese del Monferrato, Cerrina, un evento culturale davvero notevole, per chiunque ami la narrativa piemontese del ‘900 e soprattutto per chiunque apprezzi Beppe Fenoglio.

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Dopo le introduzioni, brevi ma appassionate, della Presidente de “I Marchesi del Monferrato”, Emiliana Conti, giustamente orgogliosa per l’aver organizzato un incontro così importante, e del Consigliere Delegato alla Cultura e Turismo dell’Unione dei Comuni del Monferrato, Massimo Iaretti, che ci ha ricordato quanto sia fondamentale la cultura per la valorizzazione del territorio, siamo entrati decisamente nel vivo dell’incontro, con il Relatore, l’Avvocato Sergio Favretto, che ci ha guidati ed accompagnati con straordinaria competenza, alternando le sue parole con diverse letture di pagine Fenogliane stupendamente recitate dalla Professoressa Fulvia Maldini (alla quale abbiamo infatti dedicato diversi applausi).

Ebbene, proprio in merito al livello davvero notevole dell’evento, voglio premettere che chi scrive ama, legge e rilegge Fenoglio da una vita (ho letto “Una questione privata” che ero a militare e avevo 22 anni, solo una quarantina di anni fa) e che possiede una notevole bibliografia dello stesso. Ciò detto, il testo che ha utilizzato, per guidarci sulle tracce di Fenoglio in Monferrato, il relatore, Sergio Favretto, era a me del tutto sconosciuto: una versione originaria de “Il Partigiano Johnny”, che è quel grande contenitore di diaristica e narrativa resistenziale da cui poi Fenoglio trasse molti dei suoi racconti e romanzi brevi, tutta in inglese (Fenoglio spesso “pensava” in inglese, e non c’è da stupirsi, perchè aveva dell’Inghilterra una visione mitologica, quindi per lui l’inglese era la lingua di un popolo libero e democratico, non sottomesso come quello italiano del periodo fascista), nella quale ci sono addirittura una cinquantina di pagine dedicate al suo girovagare da partigiano nel Monferrato, da Moncalvo a Fubine, e così via.

Sergio Favretto ci ha prima guidati in una breve ma significativa introduzione alla formazione culturale di Fenoglio, soprattutto il Liceo Classico, dove tra l’altro imparò, grazie alla Professoressa Maria Luisa Marchiano ad amare appassionatamente la lingua inglese, per poi giungere al periodo che viene narrato in quella parte del testo in inglese che ci interessava di più: la sua presenza nel Monferrato. Il fatto è che proprio la sua conoscenza della lingua inglese faceva si che Fenoglio potesse essere prezioso tramite linguistico fra le Brigate Partigiane e i gruppi di paracadutisti Inglesi o Statunitensi che combattevano accanto ai Partigiani. Così parte della vicenda diaristica del Partigiano Johnny in inglese è la sua difficile ed infruttuosa ricerca del “Maggiore Linch”, al quale deve comunicare richieste da parte dei dirigenti delle brigate partigiane. Una esasperante ricerca alla quale Fenoglio ad un certo punto, frustrato ed arrabbiato, dedica una sarcastica poesia! Ma il testo fenogliano ci ha anche riservato notevoli sorprese storiche: siamo venuti a sapere, tra l’altro, che nel Castello di Montemagno, era presente un certo numero di Suore che facevano scuola ad un gruppo di ragazze torinesi sfollate, e che queste ragazze erano parte di una squadra di pallacanestro femminile! Negli anni ’30!

Ora, dovete però ricordare che la passeggiata nel testo di Fenoglio, ottimamente organizzata da Sergio Favretto, era argutamente alternata alle letture della Prof.ssa Fulvia Maldini, che con voce molto musicale, direi flautata, ci ha trasportati in diversi luoghi. Ad esempio a Moncalvo, dove già in odore di vittoria i Partigiani corteggiavano le ragazze a passeggio, ma anche nella descrizione di una ragazza partigiana, Dea, notevole in personalità e capacità guerresche. E bisogna dire, con soddisfazione, che sia la guida dentro il testo proposta da Sergio Favretto che le letture sono state seguite dai non pochi partecipanti all’evento con religioso silenzio e profonda attenzione.

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Infine, l’evento si è chiuso con la riflessione finale del relatore, che, permettetemi, condivido e faccio mia, il quale ci ha ricordato che Fenoglio uomo, persona, non era affatto disgiunto dal Fenoglio Partigiano e combattente. Il desiderio di emancipazione dal fascismo, ma anche di libertà e di una vita diversa e migliore lo hanno sempre accompagnato, senza se e senza ma, con una esemplare coerenza che ne fa ancora oggi un uomo e uno scrittore a noi contemporaneo, che ha ancora molto, moltissimo, da insegnarci.

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