Ma com’è barocco questo Mozart Italiano! Nel magnifico concerto di Fabio Biondi e dell’Orchestra dell’Opera del Carlo Felice di Genova al Teatro Giacometti di Novi Ligure.

Dopo i tre bellissimi concerti dell’Orchestra dell’Opera del Carlo Felice di Genova che hanno attraversato l’inverno di Alessandria, eccomi a Novi Ligure, al Teatro Giacometti, dove non ero mai stato, alla quarta occasione in pochi mesi in cui mi ritrovo a poter apprezzare la grande musicalità di una compagine orchestrale che parrebbe, sulla carta, decisamente dedicata alla Lirica, ma che si è rivelata straordinaria anche nel repertorio sinfonico. Ma non solo: ha dimostrato una notevolissima duttilità interpretativa, tanto da essere in grado di modificare il proprio suono e la propria dimensione interpretativa in modo sorprendente.

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Mi spiego meglio: questo concerto ha fatto parte di una serie intitolata, nel suo insieme “Mozart l’Italiano”, per tre concerti su quattro, mentre il quarto, svoltosi il 19 marzo a Spinetta Marengo (di cui, se ne avete curiosità, potete trovare a questo indirizzo la mia recensione: https://www.alessandria24.com/2023/03/26/mozart-prokofev-nellultimo-dei-tre-meravigliosi-regali-musicali-dellorchestra-dellopera-carlo-felice-di-genova-che-hanno-illuminato-linverno-alessa/ ) aveva un altro titolo: (Neo) Classico. Titolo dovuto al fatto che, accanto a due splendide composizioni mozartiane , fra cui la celeberrima serenata Eine kleine Nachtmusik , era stata eseguita la Sinfonia Classica di Prokof’ev. Ebbene, proprio in quella recensione, sottolineai come il Direttore, Wolfram Christ, evesse guidato la splendida orchestra del Carlo Felice in un’interpretazione mozartiana decisamente molto romantica, spostata decisamente verso l’800 piuttosto che verso il ‘700, anche nella giovanile Cassazione K63. Una visione interpretativa romantica, dal suono sontuoso ed avvolgente. Ecco: questa di Novi Ligure era esattamente agli antipodi!

Perché Fabio Biondi, che non avevo mai ascoltato in concerto, ma del quale possiedo molte incisioni discografiche, è un violinista e direttore d’orchestra che appartiene da sempre al mondo della riscoperta della musica barocca e classicista, con uso di strumenti antichi. Dirige direttamente dal violino, utilizza il clavicembalo anche in Mozart in maniera continua (infatti era presente in orchestra e ha molto contribuito al sound decisamente “antico” della serata), va continuamente alla ricerca di autori e brani settecenteschi, anche assai poco famosi e conosciuti, proponendone interpretazioni brillanti e molto trascinanti. Pensate che Fabio Biondi già a dodici anni suonava da solista con i giovani cameristi siciliani. Ma a sedici anni venne invitato al Musikverein di Vienna per interpretare i concerti per violino di Bach. E scusate se è poco. Io di lui possiedo, ascolto ed apprezzo moltissimo soprattutto le sue incisioni vivaldiane e della musica settecentesca italiana, come, appunto di Vivaldi, lo Stabat Mater, i Mottetti, i Concerti per svariati strumenti, oltre che le celeberrime Quattro Stagioni, tutte incisioni effettuate con il complesso barocco Europa Galante, da lui stesso fondata nel 1990 (nella foto sotto).

Così abbiamo assistito, lo scorso sabato, nell’accogliente Teatro di Novi, ad un concerto dove tutto veniva spostato decisamente verso il mondo barocco. Potrei riassumere dicendo che Fabio Biondi ha indirizzato, con la sua interpretazione, tutto il concerto, Mozart compreso, invece che verso Beethoven, decisamente verso Vivaldi.  Un concerto che si è svelato, sorprendentemente, una vera e propria passerella musicale del Classicismo settecentesco, che discende dal mondo barocco di Vivaldi, Albinoni e Bach, ma trova nel ‘700 nuove strade musicali, sorpassando l’idea del concerto per puntare su un nuovo modo di concepire l’eloquio sonoro: la Sinfonia. Genere che alle sue origini è infatti molto “italiano” e soprattutto lombardo. Ed ecco allora la Sinfonia in Re del milanese Carlo Monza, nato nel 1735, quella in sol di Sammartini, nato nel 1701 anche lui a Milano, la Sinfonia in Re di Antonio Brioschi, di cui si sa poco o nulla, ma si sa almeno che nei primi anni ’30 del Settecento risiedeva a Casale Monferrato, forse rifugiato da Milano presso la potente comunità ebraica monferrina, e a Casale compose le sue prime opere sinfoniche.

E poi il brillantissimo Concerto per Violino di un altro milanese, nato nel 1690, Angelo Maria Scaccia, con un secondo movimento dalla cantabilità tenera e struggente, di grande bellezza. E poi, naturalmente, Mozart. Anche se, dire il vero, per la Sinfonia eseguita stasera, la KV 84 (73q) l’attribuzione a Mozart deve essere considerata incerta, forse tutta di Wolfgang, forse in parte del padre Leopold. ma è un Mozart Italiano, che italiano non si può, perché pare che la partitura, abbozzata a Milano durante il carnevale del 1770 sia stata poi completata a Bologna nel mese di luglio, durante il viaggio dei due in Italia. E la stupenda cantabilità del movimento centrale, Andante, è davvero molto, molto italiana. Il Concerto si è però concluso con un’altra opera di cui non siamo certi dell’autenticità: il Concerto n. 7 in re maggiore per violino e orchestra, K 271a. Non ne possediamo il manoscritto, ma solo un paio di copie dell’epoca, non sappiamo se sia tutto di mano mozartiana, oppure solo in parte, oppure scritto secondo lo stile di Mozart. Un appassionante “giallo” musicale? Forse. Ma soprattutto una grande – e applauditissima – interpretazione di Fabio Biondi al Violino, che ha reso il tutto estremamente scorrevole e piacevole, a cominciare dal primo movimento dal titolo eloquente: Allegro Maestoso, per poi arrivare al delicatissimo Andante, con quei pizzicati efficacissimi, ed infine al brillantissimo Rondò finale.

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E l’Orchestra? Vi ho narrato sino ad ora di quanto questo Concerto sia stato portatore di una straordinaria originalità, intrigante e stimolante per le scelte estremamente particolari, fatte di un repertorio davvero inusuale, lontanissimo da quello più conosciuto e frequentato dagli ascoltatori di musica classica. A proposte così singolari l’Orchestra ha risposto magnificamente, con straordinaria duttilità! Ha perfettamente saputo adeguare il suo sound alle intenzioni del Direttore, rendendolo del tutto settecentesco, un suono quindi, come prosciugato da ogni afflato romantico, senza vibrato, diversissimo da quello che avevo ascoltato nel precedente concerto di cui vi ho accennato sopra. I due primi violini erano esattamente le stesse persone viste il 19 marzo, ma il loro modo di suonare, persino la loro gestualità, erano radicalmente e totalmente diversi. Ma non in senso negativo, tutt’altro: la grande duttilità dimostrata dall’orchestra è un immenso pregio, è la dimostrazione di una maturità musicale encomiabile, che sa adeguarsi ad un modo radicalmente “diverso” di proporre una musica che, appunto, non è né potrebbe essere musica romantica. In tutto ciò l’Orchestra ha risposto alle sollecitazioni di Fabio Biondi con un suono asciutto, compatto, dalla dinamica contenuta, come necessario in una simile interpretazione, ma sempre melodiosamente affascinante. Era anche una cosa decisamente particolare vedere il Direttore che dirigeva suonando direttamente il violino, dal palco, e trascinando l’orchestra in quel modo, con piacevole e notevole impeto, sulle sue strade interpretative. Solo nell’esecuzione dei due concerti per violino, Brioschi e l’ultimo brano mozartiano, Fabio Biondi si è girato verso di noi, nel proporci la sua interpretazione tanto “antica” quanto appassionante.

Unico difetto della serata, la mancanza di bis: perché il Maestro Biondi, nonostante i convinti e prolungati applausi, si è categoricamente rifiutato di concedere un bis od un brano aggiuntivo alla splendida serata musicale, lasciando in ciò stupiti noi ma anche gli stessi orchestrali…vabbè, unico piccolo neo in una straordinaria serata musicale, che mi aveva fatto entrare con entusiasmo nel mondo del sinfonismo milanese del ‘700, attraverso brani rari e quasi sconosciuti, ma anche nel mondo di un Mozart dall’attribuzione incerta, ma dall’interpretazione smagliante ed intrigante. Ma soprattutto, mentre tornavo verso casa, riflettevo soprattutto sull’incredibile duttilità interpretativa e timbrica dell’Orchestra dell’Opera del Carlo Felice di Genova. Spero proprio ci torni presto, dalle nostre parti, questa magnifica orchestra.

Però vorrei concludere con i  miei più sinceri e sentiti complimenti all’Associazione Novi Musica e Cultura, che ha la forza ed il coraggio di organizzare concerti di livello straordinario, come quello tenutosi il all’Oratorio della Maddalena lo scorso marzo (https://www.alessandria24.com/2023/03/07/la-grande-musica-allombra-del-calvario-il-clarinetto-di-mozart-e-brahms-alla-confraternita-di-santa-maria-maddalena-in-novi-ligure/) e naturalmente come questo. E ringrazio davvero sentitamente il loro Direttore Organizzativo, la Signora Patrizia Orsini, che mi ha consentito di assistere a questo indimenticabile Concerto.

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