Un miraggio tra le vigne: l’Abbazia di Vezzolano.

Spesso è capitato che, quando vi ho parlato del Piemonte, vi abbia narrato qualcosa fra Storia e Leggenda, ben sapendo che nel passato medievale il confine fra queste due narrazioni era molto labile. Si, capita spesso che tutto inizi con una leggenda…e questo luogo davvero particolare di cui vi parlo oggi non fa eccezione!

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Narra questa leggenda di fondazione, che fosse un giorno di novembre dell’anno 813: Carlo Magno, fondatore del Sacro Romano Impero, stava tornando col suo seguito ad Aquisgrana. Era tormentato dall’epilessia, ma, cedendo al richiamo di queste contrade boscose e ricche di selvaggina, volle avventurarsi in una battuta di caccia.

Ma il male lo attaccò all’improvviso, sbalzandolo di sella privo di sensi. Le conseguenze della caduta parvero subito funeste: i medici di corte già temevano il peggio. Quando, d’un tratto, dal folto della boscaglia sbucò un eremita: aveva una lunga barba bianca, e occhi fiammeggianti di mistico ardore. Si curvò sul morente, sussurrando che, sì, l’imperatore si sarebbe salvato se avesse fatto erigere, sul luogo, una chiesa in onore di Maria. Carlo, naturalmente, promise…e subito le forze riaffluirono in lui, mentre l’eremita, misterioso come ne era emerso, spariva tra le fronde.

 

Ci importa davvero se sia vera o falsa la vicenda narrata dalla leggenda? Direi di no, perché quel che oggi rimane è un luogo davvero meraviglioso, un incanto, un miraggio fra le vigne: l’Abbazia di Vezzolano.

L’Abbazia, sta nel Comune di Albugnano, splendida zona fra Asti e Torino: ci si arriva per lo stradale che da Chieri e Castelnuovo Don Bosco si addentra in questa verde fetta di Mon­ferrato, e siamo già in Provincia di Asti. Si attraversano colline e paesi, e boschi e cam­pi e prati in una lunga successione. Ma soprattutto vigne, tante da pensare di essere nella non lontana Langa: non fosse che qui la terra non è bianca come nella Langa, e pure diversa appare la luce del paesaggio monferrino. Tra i vini di questa zona non troviamo il corposo Nebbiolo di Langa, ma tra gli altri il generoso Freisa, che da questa terra sembra attingere le sue virtù inebrianti.

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E l’Abbazia si nasconde alla vista a lungo, per chi la stia cercando, poi d’improvviso, eccola: la visione che ti assale. L’Abbazia è lì, poco più in basso, ancora seminascosta da un sipario di fronde, da dove pare emergere la curvatura di un’abside, l’impronta romanica di un campanile. Occorrono ancora alcuni passi in discesa per costeggiare la massa rosseggiante di mattoni e raggiungere il sagrato.

 

E qui vien meno ogni dubbio: l’Abbazia di Vezzolano non è solo un miraggio, ma, piuttosto, la pietrificazione della bellezza. Una bellezza fatta non per abbagliare o sconvolgere, ma per nutrire dolcemente lo spirito. Come una pacata onda di canto gregoriano. A cominciare dalla facciata, col suo triplice ordine di co­lonnine delineanti altrettante gallerie cieche e con le decorazioni riferibili alla prima metà del secolo XIII, che impreziosiscono la grande bifora e le lunette del portale, tra cui emerge l’immagine della Vergine assisa in trono, con lo Spirito Santo che le sussurra all’orecchio.

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Ma poi il senso del meraviglioso non si attenua quando, varcata la soglia, si procede per l’ombra ospitale della duplice navata. E fra altre bellezze, che non vi descrivo in dettaglio perchè questa non vuole essere una guida turistica, ma piuttosto un invito a un piccolo viaggio nella grande bellezza di questo nostro Piemonte, si arriva, là sulla destra, al chiostro: piccola ma rilassante isola, straordinariamente suggestiva che dona un senso di pace davvero impagabile.

Vi invito caldamente, se non ci siete mai stati, a visitare questo luogo, ma anche a ritornarci se ci siete già stati: meraviglioso ma concreto miraggio di pietra che vi lascerà gli occhi e la mente pieni di meraviglia…

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