11Gennaio1948: l’eccidio di Mogadiscio

Ieri, 11 Gennaio, ricorreva il 73* anniversario dell’eccidio di Mogadiscio, uno dei tanti episodi della nostra storia recente, troppo in fretta rimossi ed ancora oggi del tutto ignorati, anche tra quelle persone che si ritengono colte ed istruite.
Per comprendere cosa avvenne in quella drammatica domenica di 73 anni fa, bisogna ricordare come la Somalia, già colonia italiana, dal 1941, con la completa sconfitta dell’Esercito Italiano in Africa Orientale, era occupata dalle truppe inglesi che la governavano sotto l’egida di una Amministrazione Militare Britannica, con un regime duro e dispotico e nella più totale incuria e miseria,  dopo che i nuovi occupanti l’avevano spogliata di quanto l’Italia aveva costruito nei precedenti decenni.
Si attendeva che l’ONU decidesse se a guidare la Somalia verso l’indipendenza, attraverso una Amministrazione Fiduciaria, dovesse essere l’Inghilterra o l’Italia (soluzione per la quale propendevano gli Stati Uniti). La popolazione locale propendeva per l’Italia, sia in ragione delle condizioni in cui si trovava sotto il dominio degli occupanti inglesi, sia per l’ancor recente ricordo della buona Amministrazione coloniale italiana.
In vista di una imminente visita in Somalia di una Commissione dell’ONU, si era svolta una imponente quanto pacifica manifestazione in favore dell’assegnazione all’Italia dall’incarico fiduciario.
Ciò non piacque affatto alle forze d’occupazione inglesi, che pensarono di far svolgere una contromanifestazione in favore dell’Inghilterra. L’incarico fu affidato alla “Lega dei Giovani Somali”, organizzazione nata a Mogadiscio nel 1943, con il sostegno delle autorità britanniche.
Per la data stabilita per la manifestazione, furono fatti affluire gruppi di somali dal Somaliland e dal Kenya, anche militari inquadrati nell’esercito inglese, che nei giorni precedenti si ammassato non presso l’aeroporto di Mogadiscio.
Nella tarda mattinata di quella domenica 11 Gennaio, la manifestazione degenerò; iniziarono le aggressioni agli italiani nelle strade, nei bar, nei negozi, per poi passare a una vera e propria “caccia all’italiano”, casa per casa. Il tutto nella completa indifferenza della gendarmeria inglese, che non si curò neppure di soccorrere i feriti. Al termine della giornata si contarono 54 italiani morti e 54 feriti. A questi si aggiunsero 14 morti e 43 feriti tra i somali che erano intervenuti in difesa dei loro amici italiani. Per lungo tempo l’Inghilterra negò ogni responsabilità, ma alla fine fu costretta a istituire una Commissione d’inchiesta, che, dopo aver ascoltato più di 100 testimoni, redasse il cosiddetto “Rapporto Flanmax (dal nome del Maggiore Inglese che la presiedeva) che accertò le responsabilità della gendarmeria britannica.
Purtroppo di quel l’eccidio è rimasta solo una lapide in una Chiesa a Roma e null’altro.
Le classi dirigenti italiane del dopoguerra e anche quelle successive nulla hanno fatto per ricordare quei morti italiani né quei fratelli somali che morirono per difendere i fratelli italiani.
Il governo italiano dell’epoca non richiese mai che il Rapporto Flaxman venisse desecretato, né che i responsabili venissero puniti o che il governo inglese risarcisse le vittime di quella tragica giornata.
Vilta’ o vero e proprio tradimento del proprio popolo? Per rispondere alla domanda, basta leggere quanto scrisse nelle proprie memorie l’allora ministro degli Esteri italiano, il fuoriuscito Conte Sforza: “L’incidente di Mogadiscio.
Per quanto serio e crudele possa essere, esso resta per me solo un episodio a paragone della importanza delle relazioni italo-britanniche” (Carlo Sforza, Cinque anni a Palazzo Ghigi: la politica estera italiana dal 1947 al 1951. Roma, Atlante, 1952).

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Aldo Rovito

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