Credere nel territorio, difendere il territorio: la grande manifestazione del 6 Aprile contro il deposito di scorie nucleari in Provincia di Alessandria.

Ma quanti anni sono trascorsi da quando ho studiato i principi base della fissione nucleare? Moltissimi: ero uno studente assai affascinato sia degli studi teorici che dalla loro realizzazione pratica, che avevano portato, in un mondo che si affacciava all’alba della terribile guerra hitleriana, a scoprire alcuni incredibili segreti della materia, dell’atomo, fra cui la fissione nucleare, quella utilizzata nelle centrali atomiche. Forse è bene ricordare che la fissione nucleare consiste nella disintegrazione del nucleo dell’atomo di alcuni elementi, che vengono appunto detti fissili, per mezzo di altri tipi di particelle, i neutroni, che lo colpiscono e lo spezzano in due nuclei più leggeri. I prodotti della scissione hanno una massa più piccola di quella del nucleo originale: ciò significa che, durante il processo, una parte della materia si è trasformata in energia. Quando lessi con lentissima e profonda attenzione lo svilupparsi di quelle formule, ne rimasi letteralmente incantato. Ne compresi le implicazioni: moltissima energia senza sfruttare più di tanto le risorse naturali…ma…ma c’erano alcune controindicazioni da tenere molto in considerazione. La sicurezza del processo, che se non controllato pienamente avrebbe potuto portare a terribili disastri (vedi Cernobyl, 1986), ma non solo. Perché la fissione portava ad un sottoprodotto, un effetto collaterale di non poco conto: le scorie nucleari.

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Che sono materiali radioattivi residui, prodotti durante il processo di generazione di energia nucleare. Questi materiali contengono isotopi radioattivi che emettono radiazioni, rendendoli pericolosi per la salute umana e l’ambiente. Le scorie sono di due tipi: ad Alta Attività, compor-ste da combustibile nucleare esaurito, che è costituito principalmente da barre con isotopi altamente radioattivi. Le scorie ad alta attività devono essere gestite e conservate in modo sicuro a lungo termine a causa della loro pericolosità. Possono essere trattate mediante immagazzinamento in depositi geologici profondi o tramite altre tecnologie di gestione delle scorie. Poi ci sono le scorie a Bassa e Media Attività: Queste scorie includono materiali utilizzati durante il ciclo di combustibile nucleare, come indumenti protettivi, strumenti e parti del reattore. Anche se meno radioattive rispetto alle scorie ad alta attività, richiedono comunque una gestione adeguata. Spesso vengono immagazzinate in contenitori speciali e possono essere trattate tramite processi di condizionamento prima dell’immagazzinamento a lungo termine.

Se ne è parlato ad Oviglio, pochi giorni fa, in un incontro propedeutico alla grande manifestazione contro il deposito nucleare, prevista per il 6 Aprile, riunione introdotta dal Sindaco Antonio Armano, nella cui voce ho sentito una vera passione civile autentica e molto coinvolgente. Il tutto con grande attenzione scientifica ma anche con un’immensa e appassionata difesa del territorio, espressa dai diversi sindaci e politici presenti. Ma è stata davvero utilissima la relazione introduttiva dell’Ing. Luigi Benzi mi è piaciuta moltissimo: ampia, oggettiva, realistica.  Provo a riassumerla qua, con in aggiunta considerazioni e riflessioni mie, che servano a chiarire meglio tutto quanto.

Perché, in sostanza, la corretta gestione delle scorie nucleari è un aspetto straordinariamente importante dell’industria nucleare. E solleva questioni importanti relative alla sicurezza, alla salute pubblica e alla conservazione a lungo termine. E ora, dopo oltre 20 anni di attesa, è arrivata alla stretta finale la scelta del sito per la costruzione del deposito destinato allo stoccaggio dei nostri rifiuti atomici. Gli enti tecnici avrebbero dovuto studiare l’Italia palmo a palmo. Lo hanno fatto, scartando circa il 99% del territorio, e hanno redatto una lista con una decina di opzioni. L’ultima decisione spetta quindi ora al governo. Un passo destinato a scatenare proteste, anche perché la struttura non risolverà il problema dei materiali più pericolosi. Ricordo che solo la Finlandia ha trovato la soluzione: ha quasi ultimato la costruzione di un enorme bunker sotterraneo che conserverà i residui altamente contaminati per 100.000 anni. da noi il Deposito Nazionale è pensato per ospitare tutti i 78.000 metri cubi di rifiuti radioattivi di livello basso e medio-basso per 300 anni, tempo oltre il quale la radioattività sarà diventata trascurabile. Questi rifiuti vengono inglobati in una matrice cementizia all’interno di un contenitore, generalmente di forma cilindrica, chiamato manufatto, ovvero i barili gialli, che viene poi inserito in una struttura in calcestruzzo armato chiamata modulo, all’interno di una matrice di malta, a loro volta collocati all’interno di una cella, sempre in calcestruzzo armato, che costituisce una terza barriera. Le 90 celle che costituiranno il Deposito Nazionale saranno poi ricoperte da una collina artificiale multi-strato: questa verrà realizzata con diversi materiali che hanno lo scopo di impermeabilizzare la struttura e drenare le acque piovane. Ma nel deposito nazionale inoltre troveranno posto anche i 17.000 metri cubi di rifiuti ad attività medio-alta e alta, inclusi i 400 metri cubi di scorie nucleari attualmente in Inghilterra, che prima o poi dovranno tornare in Italia. Questi rifiuti non saranno contenuti nei manufatti, bensì in canister speciali di massima sicurezza, alti circa tre metri e costruiti per resistere a inondazioni, esplosioni, incendi e terremoti. La cosa un po’ assurda è che questi contenitori resteranno nel deposito nazionale fino a quando non verrà costruito un deposito geologico dove smaltirli definitivamente. Mah? Vi sembra sensato?

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Ma quindi, ora a che punto siamo? La Carta Nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee (CNAPI) è stata presentata da SOGIN S.p.A., nel 2015, ma è stata tenuta secretata fino al gennaio 2021. Motivo di tale segretezza? Pare per evitare conflitti istituzionali. Nel 2021 si sono tenute le consultazioni con gli enti locali, al termine delle quali è iniziata la stesura della CNAI (Carta Nazionale delle Aree Idonee), che è tutt’ora in corso. Dalla CNAI si procederà poi verso la scelta del sito, con l’obiettivo di iniziare la costruzione del deposito entro il 2025 (termine entro il quale scatta la procedura di infrazione europea). E dunque? Nessun problema? Mah? Ad ascoltare con attenzione le appassionate parole che diceva, appunto, l’Ing. Luigi Benzi giovedì scorso ad Oviglio, contro l’idea di costruire nella zona di Villa del Foro un enorme deposito di scorie nucleari, mi è parso che di problemi ce ne siano, e non pochi. Che riguardano soprattutto La Guida Tecnica n. 29 – Criteri per la localizzazione di un impianto di smaltimento superficiale di rifiuti radioattivi a bassa e media attività. Beh, dalla stessa Guida Tecnica vengono evidenziati almeno due Criteri di Esclusione inerenti al nostro territorio:

Il testo dice: Sono da escludere le aree:

E10.  caratterizzate da livelli piezometrici affioranti o che, comunque,  possano interferire con le strutture di fondazione del deposito  La  prossimità  di  acque  del  sottosuolo,  nelle  loro  variazioni  di  livello stagionali e non stagionali conosciute, può ridurre il grado di isolamento del deposito  e  favorire  fenomeni  di  trasferimento  di  radionuclidi  verso  la biosfera.  Per lo stesso motivo sono da  escludere  le  aree  con  presenza  di sorgenti e di opere di presa di acquedotti.

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CE12.  che non siano ad adeguata distanza dai centri abitati La distanza dai centri  abitati  deve  essere  tale  da  prevenire  possibili interferenze durante le fasi di esercizio del deposito, chiusura e di controllo istituzionale e nel periodo ad esse successivo, tenuto conto dell’estensione dei centri medesimi.

Ed è proprio l’Ing. Benzi che alla fine si chiede e ci chiede perché poi questi criteri di esclusione, sebbene messi con chiarezza nero su bianco, non sono stati presi in considerazione? Mi è piaciuta molto la calda e coinvolgente perorazione del Sindaco di Castelletto Monferrato, Gianluca Colletti, che ha intelligentemente sottolineato come andare a posizionare in un’area già fortemente inquinata, con tutta una serie di problematiche antiche e attuali (ACNA, Eternit, la zona ex Montedison) un’altra possibile fonte di inquinamento, per di più molto allarmante, sia alla fine una scelta fortemente lesiva dei cittadini e del territorio.

E allora? Allora è meglio per tutti noi, per difendere questo territorio che amiamo, partecipare alla mobilitazione generale che si terrà SABATO 6 APRILE dalle ore 15:00 in Alessandria. Saranno in primo luogo i Sindaci del territorio che, muniti di fascia tricolore, con il gonfalone del Comune rappresentato, sfileranno fino ad arrivare davanti al palazzo della Prefettura in piazza della Libertà. Ma non dovranno essere soli. E allora l’assembramento per tutti è previsto dalle ore 14:30 in Viale della Repubblica (giardini di Alessandria). E tutti insieme si sfilerà per le vie del centro per dire, con serietà e fermezza, il nostro NO doveroso. Si: credo anche io sia necessario aderire a questa importante iniziativa, far comprendere che (e non c’è colore politico che tenga), quando la difesa del territorio diventa una istanza impellente ed improrogabile, occorre muoversi per difendere i luoghi in cui ci è toccato vivere.

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