Regionali Piemonte: se il “campo largo” del centrosinistra non decolla, la colpa è anche di Alessandria

Si è svolta ieri, giovedì 4 gennaio, presso la sede della Fondazione Amendola a Torino una riunione tra le delegazioni del PD Piemontese e del M5S.
Per il Partito Democratico, oltre al segretario Domenico Rossi erano presenti la Presidente Nadia Conticelli, il capogruppo in Consiglio Regionale Raffaele Gallo e il coordinatore del tavolo del programma Daniele Viotti, insieme al responsabile nazionale degli Enti Locali Davide Baruffi, mentre per il M5S la portavoce regionale Sarah Disabato, la vicepresidente vicaria Paola Taverna, il parlamentare Antonino Iaria e il consigliere regionale Ivano Martinetti.
Oggetto della riunione, le prossime elezioni regionali in Piemonte e la possibilità di applicare anche in questa occasione quel “campo largo” (dal PD a Conte a Calenda) già sperimentato altrove con alterni risultati.
L’incontro non ha portato a grandi risultati: l’unica certezza è che le delegazioni si incontreranno di nuovo il prossimo 17 gennaio.
Le premesse non sembrano foriere di grandi speranze, la sensazione di molti fra i Dem è che il M5S non voglia l’intesa.
A confermarlo alcuni passi del comunicato stilato dai pentastellati al termine della riunione: “restiamo consapevoli delle rilevanti differenze che permangono nell’individuare strumenti e priorità per progettare il Piemonte del futuro”. Dichiarazioni che, al di là delle considerazioni di prammatica, non inducono certo all’ottimismo.
A pesare anche la situazione di Alessandria, con l’imminente rimpasto nella composizione della Giunta Comunale che porterebbe all’ingresso di Azione a spese delle altre componenti di centrosinistra, a cominciare proprio dai cinque stelle, relegati da questa operazione in posizione assolutamente marginale.
Il partito di Calenda rischia però di spaccarsi sulla scelta alle prossime regionali. Alle amministrative, in diverse realtà locali, il partito già varia tra liste di centrosinistra, centrodestra e civiche. “Appoggiamo solo il miglior candidato possibile” dicono i vertici, ma la politica del salto sul carro del presunto vincitore non sembra soddisfare la base del partito.
Insomma, la strada per il campo largo alle regionali piemontesi sembra tutta in salita e la situazione di Alessandria non sembra certo favorire il dialogo tra le tre forze politiche interessate

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