Lezioni di felicità

Nel parco della Rimembranza di Moncalvo, sotto il tricolore che sventola a perenne ricordo dei caduti di tutte le guerre, c’è una panchina rivolta al paesaggio. E’ un pomeriggio assolato di metà novembre, ho sbottonato il cappotto e mi sono seduta a contemplare le colline, i loro apici, su cui si ergono paesi, castelli e chiese dell’epico Monferrato, a cui fa da sfondo l’incantevole corona delle Alpi. La brezza muove le fragili foglie ingiallite, appese a un filo sottile. Vorticano come trottole nel vento, pendenti d’oro fino, gioielli vistosi appartenuti alla preferita dell’harem di un Maharaja, trasparenti filigrane cangianti, vibranti sotto i raggi del sole. E’ il loro ultimo canto prima di cadere. L’albero, su cui sono nate e cresciute e da cui traevano nutrimento, non può sottrarsi al fluire delle stagioni e lascia al vento l’ultima parola.
Sopra la mia testa, un aereo passa e va. Rilascia una spuma bianca che graffia il cielo immacolato d’azzurro. La inseguo con lo sguardo, la vedo gonfiarsi e dissolversi all’istante. Un gioco antico che facevo da bambina, seduta sui gradini di pietra della vecchia casa di via Tolstoj, ogni qualvolta un aereo tagliava il cielo a metà. Poi c’era sempre qualcuno a interrompere il mio viaggio, a toccarmi la spalla per indurmi a tornare con i piedi per terra.
Oggi invece non ho nessuno accanto a scuotermi, a parte il vento autunnale. La mia mente è libera di pensare, di distrarsi, di perdersi e persino di concedersi il lusso di non pensare a niente; di contemplare soltanto l’incantevole paesaggio autunnale, la faccia fissa del sole, la sua luce che sfarina nella profondità del paesaggio, che occhieggia tra i rami in una fantasmagoria di colori. Con le preoccupazioni alle spalle, davanti ho soltanto bellezza e vedute appaganti.
La felicità è una cosa semplice: concedersi un momentaneo distacco dal mondo per immergersi nella ricerca del piacere. Il mondo è dietro me, tutto il disagio, la frenesia, la sua complessità si attutisce per far posto al silenzio che promana da queste colline, che sono la cura per l’anima. E’ proprio vero che la felicità arriva all’improvviso. E dunque, questo martedì, cominciato con i peggiori auspici, vissuto in attimi di trepidazione, si è rivelato migliore di quanto pensassi.
Forse il merito va al mio animo sensibile da cui affiora l’humus della felicità: la capacità di cogliere solo il bello che questo martedì di metà novembre propone.
Una panchina panoramica, una giornata di sole e l’assoluto silenzio sono un valido esercizio per raggiungere il piacere. Sono le piccole cose, quelle che non fanno rumore a esaudire il senso più profondo di felicità.

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