Alfonso Luzzi (Vicepresidente Movimento Cristiano Lavoratori): “L’Italia non è un Paese in recessione, ci sono indici economici che fanno ben sperare”

Alessandria – “Bisogna prendere atto che tutta l’Europa è in un periodo di grave difficoltà, le difficoltà del post covid, di una crisi economica molto importante e soprattutto le guerre che la stanno devastando come quella in Ucraina e quella in Israele, vero che non è Europa ma ci coinvolge in prima persona per le materie prime. Il quadro generale economico è molto complesso. Italia in recessione? Io non credo.”
A parlare ad Alessandria24, al Museo della Gambarina, in attesa del congresso che si stava per tenere nel chiostro di Santa Maria di Castello, è Alfonso Luzzi, vicepresidente MCL , nonché direttore generale del Sias e consigliere del CNEL.

La tematica posta alla sua attenzione era quella dell’Italia a rischio recessione. Pericolo concreto o no?
“Non credo – ha affermato Luzzi – molti sono gli indici economici che fanno ben sperare, in primis l’aumento del lavoro, il trend del PIL mi pare positivo e credo che ci siano gli strumenti per far fronte a questo momento di difficoltà. Penso soprattutto al PNRR le cui potenzialità ci danno le risorse per poter investire nel miglioramento infrastrutturale dell’Italia. Bisogna però sfruttarlo al massimo, dandogli l’importanza che merita. Credo che potrà farci recuperare il gap che ancora abbiamo di svantaggio rispetto ad altri Paesi. In questo sono fiducioso.”
Altra tema “caldo” che sta tenendo banco negli ultimi tempi e che è stato posto all’attenzione del vicepresidente Luzi è quello del salario minimo.
“Credo che il problema reale del nostro Paese non sia tanto quello di avere un salario minimo come è stato per legge ma sia quello di lavorare affinché ci sia un aumento dei livelli retributivi generale. Il problema reale è quello della retribuzione media che in Italia è intorno ai 12-13 euro, più basso rispetto ad altri Paesi come la Germania. E’ la parte del salario povero quella che colpisce particolarmente. Ci sono tanti, tantissimi lavoratori che operano in settori dove il salario è di nove euro ma dove non è possibile aumentare il livello retributivo, parliamo di cooperative sociali, di colf e badanti e determinati settori dell’agricoltura. Per poter aumentare i salari è necessario che ci sia sostegno da parte del Governo, da parte dello Stato per andare a sopperire quel gap perché l’aumento del fattore retributivo sopra i nove euro comporterebbe automaticamente la crisi di quel settore, forse la cessazione stessa del lavoro in quel settore.”
“Chi assumerebbe una badante con un salario minimo sopra i nove euro? – ha poi concluso Luzzi – quali sono le prerogative sociali che possono sostenere in una gara pubblica dove normalmente si va al massimo ribasso, fare proposte sopra i nove euro? E’ un problema di sistema che investe il Paese, che investe il Governo, che investe la fiscalità generale, che investe pertanto tutto il sistema retributivo dell’Italia.”

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