Coldiretti Alessandria: “Siccità: sete in campagna, inquinamento e finta primavera in città torna allerta smog”

Alessandria – L’assenza di precipitazioni significative fa scattare l’allarme smog anche in provincia di Alessandria con il capoluogo in allerta arancione per via del superamento per tre giorni di fila del valore di 50 μg/m3 di Pm 10 sulla base del “Protocollo operativo per l’attuazione delle misure urgenti antismog” e l’attuazione delle prime misure per limitare il traffico mentre, nelle campagne, la siccità mette a rischio la preparazione dei terreni per le semine, quando le coltivazioni avranno bisogno di acqua per crescere.
E’ quanto afferma Coldiretti Alessandria in riferimento agli effetti del vasto campo di alta pressione che rimarrà stazionaria sull’Europa con almeno una settimana senza pioggia.
Per cui, sino a domani compreso, stop delle auto private di classe emissiva fino a Euro 5 diesel dalle 8.30 alle 18.30; stop dei veicoli commerciali diesel fino a Euro 4 dalle 8.30 alle 18.30; divieto di sosta con il motore acceso; divieto di utilizzo dei generatori a biomassa legnosa con classe di prestazioni energetiche ed emissive almeno per la classe tre stelle; divieto assoluto di combustioni all’aperto; introduzione del limite di 18 gradi (con tolleranza di 2) per le medie nelle abitazioni e spazi ed esercizi commerciali; divieto di spandimento di liquami zootecnici e divieto di distribuzione di fertilizzanti, ammendanti e correttivi contenenti azoto.
In provincia i campi stanno soffrendo, in particolare c’è preoccupazione per il grano già seminato che però senza acqua fatica a crescere e si colora di giallo già al mese di febbraio. Oltre alla mancanza d’acqua preoccupa anche il progressivo innalzamento delle temperature, specie di giorno.
Conseguenze della siccità prolungata anche per i vigneti: in molte zone non c’è stata la maturazione del legno quindi meno gemme, ciò significa punta del tralcio più corto e produzione ridotta. Situazione migliore nelle aree a fondo valle mentre i terreni più esposti, che poi sarebbero i migliori per clima e caratteristiche, si presentano troppo secchi e la poca rugiada mattutina non riesce a migliorare la situazione.
“A mettere in allarme gli agricoltori sono le escursioni termiche, con sbalzi di temperatura tra il giorno e la notte che provocano choc termici alle piante. L’andamento climatico anomalo ha infatti l’effetto di ingannare le coltivazioni favorendo un “risveglio” anticipato che le rende poi particolarmente vulnerabili ad un probabile ritorno del gelo con danni incalcolabili, a partire dagli alberi da frutto. Il brusco abbassamento della colonnina di mercurio al sotto dello zero potrebbe provocare una moria di gemme con i raccolti compromessi. Diventa sempre più difficile gestire il bilancio aziendale con gli equilibri naturali ormai in tilt a causa dei cambiamenti climatici. L’acqua della prima falda si sta ormai esaurendo, i principali fiumi sono in secca e ad allarmare è lo scarso potenziale idrico stoccato sotto forma di neve nell’arco alpino”, ha affermato il Presidente Coldiretti Alessandria Mauro Bianco.
La situazione è peggiore di quella dello scorso anno quando si è registrato una perdita di almeno 6 miliardi di euro nei raccolti a causa della siccità. Con il Po a secco rischia 1/3 del Made in Italy a tavola che si produce proprio della Pianura Padana dove si concentra anche la metà dell’allevamento nazionale. A causa della mancanza d’acqua, ad esempio, si stima che verranno coltivati a livello nazionale quasi 8mila ettari di riso in meno secondo le ultime previsioni di semina, con un impatto rilevante sulla produzione di un alimento in cui l’Italia è leader europeo con la metà dei raccolti.
“Dopo un 2022 che ha registrato il 40% di pioggia in meno al Nord l’assenza nel 2023 di precipitazioni significative che possano ripulire l’aria da smog e polveri sottili la situazione è ancora più pesante. Di fronte all’evidente cambiamento del clima in atto – ha aggiunto il Direttore Coldiretti Alessandria Roberto Bianco  – non si può continuare a rincorrere le emergenze, ma bisogna intervenire in modo strutturale favorendo nelle città la diffusione del verde pubblico e privato: si stima, infatti, che una pianta adulta sia capace di catturare dall’aria dai 100 ai 250 grammi di polveri sottili mentre un ettaro di piante è in grado di aspirare dall’ambiente ben 20mila chili di anidride carbonica (CO2) all’anno. E, in Italia, si dispone di appena 33,8 metri quadrati di verde urbano per abitante e la situazione peggiora nelle metropoli”.
Grazie ai fondi del Pnrr sono però in arrivo sul territorio italiano 6,6 milioni di nuove piante per creare corridoi verdi fra città e campagne, mitigare le isole di calore in estate, rafforzare il terreno contro le bombe d’acqua e ripulire l’aria inquinata da smog e polveri sottili.

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