Il Sindaco di Castelletto Monferrato Colletti: “L’ambientalismo fuorviante e demagogico, tra realtà e decadenza”

Castelletto Monferrato – “Oramai da diversi anni siamo soggetti alla confusione creatasi tra la ricerca di nuove fonti di energia e un ambientalismo spinto che dividono le istituzioni, le associazioni ambientaliste, i comitati e la popolazione.
Cosa certa è che sia il qualunquismo populista, sia le certezze assolute dei tecnocrati illuminati possono essere entrambi fuorvianti per i soggetti istituzionali che devono prendere le decisioni sui temi ad impatto ambientale.
Pare assurdo, per una generazione nata negli anni ottanta come la mia, sentire parlare ancora di energia nucleare. Ricordiamo molto bene quando la televisione diede l’allarme per lo scoppio della centrale nucleare di Chernobyl. “Allarme rosso! Non mangiate i prodotti della vostra terra, buttate tutto, acquistate le pillole allo iodio di potassio!”. Probabilmente tutto ciò non è bastato, nemmeno facendo votare per ben due volte il referendum pro o contro nucleare agli italiani. Ogni qual volta che salta una lampadina si ritorna a discutere sull’approvvigionamento energetico da fissione nucleare. Prima, seconda o terza generazione il risultato non cambia; le scorie radioattive si creano e restano per millenni delle bombe ecologiche senza una loro gestione realmente sicura nel tempo. Per carità, nessuno vuole chiudere gli occhi dinanzi all’innovazione tecnologica, ma per arrivare alla fusione nucleare dovremmo aspettare se va bene ancora 50 anni. Siamo quindi tornati indietro di 40 anni o manca una vera visione del futuro? Mi viene quasi da ridere (per non piangere ovviamente), ma la vera domanda è: con che occhi guardiamo il presente ed il futuro? Sembra di guardare il Festival di Sanremo in bianco e nero ma con la musica moderna del nuovo secolo, oppure come se al volante della magnifica Ferrari SF90 ci fosse Alain Prost anziché il giovane Leclerc, come se dal moderno smartphone pensassimo al vecchio telefono a filo.
Quindi cosa siamo? Un paese che guarda indietro? Una massa di pecoroni che si rivolge sempre con lo sguardo verso la direzione indicata, una comunità basata soltanto sul marketing, sulla comunicazione fuorviante di massa. Oppure riusciamo ad avere ancora delle nostre idee, nostri pensieri basati su una coscienza che si fonda sui veri valori dell’occidente? Proprio così i valori, qualcuno ogni tanto abusa di questa parola senza però riflettere sul suo vero significato. Allora ognuno di noi dovrebbe esprimere, a mente libera da ogni condizionamento, ciò che siamo e cosa vogliamo diventare per noi e per chi dopo dovrà costruire una società improntata sul rispetto reciproco e sullo sviluppo sostenibile di un mondo che ormai da troppi anni ci chiede con grandi segnali allarmanti un po’ di pietà.
Cosa manca veramente alla nostra società per effettuare un salto culturale che ci porti seriamente in questo nuovo secolo, costruito purtroppo su dei sogni ed aspettative mai realizzatesi?
L’enorme mancanza di nuove idee, di progettazione, di lungimiranza per un domani migliore è il vero vuoto che ci circonda. Non sappiamo più esprimere pensieri che pian piano diventino correnti filosofiche, politiche e culturali. La politica non riesce ad essere credibile agli occhi della gente, vige la regola “tutto il contrario di tutto”, dove le promesse si trasformano in slogan che consuetudinariamente non si realizzano. Anzi, è assurdo come i politici di tutti gli schieramenti riescano a negare ciò che hanno detto o scritto, soprattutto in un periodo come quello odierno, dove i social la fanno da padrone e non lasciano scampo alle menzogne che vengono ovviamente registrate, visualizzate e condivise dagli utenti.
Siamo il paese del sole, l’Italia è una penisola con tre microclimi diversi, quello adriatico, tirrenico e mediterraneo, offrendoci innumerevoli possibilità per scegliere un futuro diverso, fatto di speranza e soprattutto senza rimpianti.
Da qui credo sia necessario porre la giusta attenzione su cosa vogliamo seriamente per il nostro futuro. Veramente qualcuno crede che l’energia nucleare con tante scorie radioattive nocive per millenni possa essere il percorso di sviluppo più adatto? Una fonte di energia non rinnovabile che, oltre a mettere quotidianamente a rischio il nostro territorio, ci pone in una condizione di insicurezza permanente, con depositi di scorie che diventano vere e proprie bombe ecologiche e obiettivi militari sensibili, come accaduto nell’attuale conflitto tra
Ucraina e Russia, dove il deposito sito a Kiev venne colpito nel febbraio 2022. Solo per una casuale fortuna i rifiuti all’interno non subirono depressurizzazione, altrimenti sarebbe accaduto un disastro ambientale e sanitario biblico.
Bene, allora bisognerebbe interrogarci su quanto il nostro paese stia facendo in termini di ricerca e sviluppo sull’energia da fonti rinnovabili.
Il problema degli aumenti nella fornitura di gas ed elettricità che tanto si riflettono sulla forte inflazione, che tutti noi stiamo già subendo nei prezzi dei beni ed in particolare di quelli primari, dovrebbero farci analizzare al meglio la situazione per una accelerazione sullo sviluppo di nuove fonti energetiche rinnovabili. Ma come siamo messi attualmente? In Italia solo il 21% dell’energia proviene da fonti rinnovabili. Per dare un’idea concreta e quindi un metro di giudizio bisogna guardarsi attorno per scoprire quanto siamo indietro rispetto ad altri paesi d’Europa e del Mondo. Al primo posto, tra i Paesi membri dell’UE, troviamo la Svezia che ha una percentuale superiore al 60%. A seguire, si piazzano la Lettonia con il 42,13% e in terza posizione l’Austria con il 36,54%. Tra i Paesi non UE ce ne sono alcuni che hanno dati decisamente positivi: l’Islanda registra un valore dell’83,72%, la Norvegia del 77,36% e l’Albania del 45%. La nazione che più arranca sul tema è invece Malta che nel 2020 si ferma al 10,71% di energia rinnovabile sul totale, pensare che ha le dimensioni della Regione Molise.
Credo sia necessario manifestare un vero pensiero che metta da parte qualsiasi slogan populista, ripensare seriamente ad uno sviluppo energetico sostenibile che, ad oggi, si esprime esclusivamente con tante parole e pochi fatti.
Come può un paese come l’Italia non puntare sulle energie rinnovabili? Sistemi fotovoltaici, geotermici, eolici, maremotrici, idrogeno verde ed altri, invece di pensare ad un ritorno del fallimentare ciclo energetico nucleare.
Avanti con il buon senso e la valutazione di tutte le conseguenze che derivano dal fare o non fare una determinata infrastruttura; innanzitutto verificare se realmente necessaria e dove localizzarla. Quindi la domanda sorge spontanea: vogliamo seriamente costruire un deposito nazionale contenente ben 19.000 tonnellate di rifiuti ad alta radioattività (quelli delle centrali nucleari per intenderci meglio) in un’area come quella alessandrina completamente inidonea e soggetta a forti rischi alluvionali e di inquinamento delle falde profonde? Basti pensare a cosa accaduto in Australia occidentale a metà gennaio scorso. Una minuscola capsula radioattiva
di 6 millimetri contenente Cesio 137, persa, delle dimensioni di una monetina potenzialmente letale, ha messo in subbuglio e preoccupazione un’intera Nazione.
Solo lei era sufficiente a provocare danni letali all’organismo umano anche solo se toccata, ustioni, piaghe sulla pelle, malesseri severi fino alla morte.
La nanocapsula era caduta da un camion che la stava trasportando lungo un percorso di 1400 km. Le ricerche della squadra dei servizi di emergenza sono state estenuanti, come trovare un ago in un pagliaio. Era caduta a circa 2 mt. dal ciglio della strada e solo le apparecchiature tecnologiche avanzate hanno permesso il suo ritrovamento. Immaginate cosa possa comportare una perdita da un impianto contenente ben 19.000 tonnellate di rifiuti radioattivi della peggior specie in un territorio come il nostro, soggetto a continue alluvioni, con zone ad alto rischio, in particolar maniera tra le aste fluviali di Po e Tanaro per le quali da diversi anni si richiede la messa in sicurezza, lascio a voi tutti le dovute conclusioni.” Così il sindaco di Castelletto Monferrato, Gianluca Colletti.

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