Nucleare: troppi costi per gestione e smaltimento scorie

Siamo sicuri che il nucleare sia la strada per portare l’Italia all’indipendenza energetica in un’Europa che sta sempre più riducendo gli investimenti in questo campo?
Di fronte ad una Germania che ormai conserva solo più due centrali nucleari attive, ad una Francia che
entro il 2025 ne fermerà ben 17, ad una Polonia che abbandona il progetto nucleare per l’eolico off-shore, o a una Spagna che sta puntando sempre più sulle rinnovabili ci si chiede se il ritorno al nucleare sia veramente la strada da percorrere.
“Certamente l’energia nucleare offre la possibilità di produrre grandi quantità di elettricità, ma in questi ultimi anni i costi relativi alla sua manutenzione sono aumentati parecchio” esordisce così Giulia Bovone, Co-portavoce di Europa Verde – Verdi per la provincia di Alessandria.
Purtroppo in questi ultimi anni i costi di smaltimento delle scorie sono aumentati moltissimo, obbligando i Paesi Europei a non delocalizzare all’estero questa pratica. Ormai chi produce rifiuti nucleari deve tenerseli sul territorio, con quanto ne consegue: ben lontani sono i giorni in cui si potevano caricare i rifiuti radioattivi su carrette del mare da far inabissare lontano dalla costa.
Inoltre, il costo delle manutenzioni ha ormai raggiunto dei livelli elevati, ragion per cui molti Paesi Europei stanno chiudendo le loro centrali. La siccità dell’estate scorsa ha sottolineato il limite del nucleare: la dipendenza da grandi fonti d’acqua per raffreddare i noccioli ed azionare le turbine. Senz’acqua le centrali nucleari non possono funzionare.
Ad oggi, in Europa, si preferisce realizzare molti impianti di rinnovabili, ma più piccoli, come accade per l’eolico e il solare. In questo modo è presente un risparmio per la comunità, in quanto strutture di ridotte dimensioni permettono costi di mantenimento contenuti. In più, se ci si riferisce ad un impianto fotovoltaico privato, il costo della manutenzione non grava nemmeno sulle tasche dei cittadini. Ciascuno si paga la sua manutenzione.
Per questo motivo l’Europa sta abbandonando il nucleare. Non è più una fonte di energia a basso costo. Ad oggi le rinnovabili sono preferite, sia per l’impatto ambientale, sia per i costi irrisori di manutenzione. Il nucleare costringe gli Stati Europei ad essere dipendenti da altri Paesi, che vendono uranio. In primis la Russia, che antecedentemente alla guerra in Ucraina, era il primo Paese esportatore di uranio per le centrali.
Investire nel nucleare al momento non ha senso. Il fatto che molti Paesi Europei lo stiano abbandonando è un segnale. L’Italia non deve fare l’errore di tornare ad una fonte altamente inquinante e costosa, con il rischio che un Europa dove la maggior parte dei sui membri sia “nuclear – free”, possa imporre sanzioni ad un’Italia che ritornerebbe al nucleare. Oltre al danno dei soldi investiti anche la beffa.
”Il nucleare, oltre a richiedere tempi ed investimenti elevati, rischia di far perdere posti di lavoro
soprattutto nelle zone limitrofe a dove sono ubicate centrali e depositi di stoccaggio rifiuti;” – dice Raoul Oliva, co-portavoce Provinciale – “siamo uno stato con una conformazione favorevole che può permettere, grazie a sole e vento, l’autonomia energetica grazie allo sfruttamento delle rinnovabili. Si possono costruire impianti efficienti minimizzando gli impatti ambientali e non siamo contrari a continuare gli studi per un utilizzo dell’energia nucleare in futuro”.

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