Benedetto XVI: fede, ragione, radici, Verità

Pensava ad una Chiesa cristiana che doveva abituarsi a discutere, oltre ai suoi temi tradizionali, anche di Europa, di Islam, di relativismo.
Una riflessione di Piercarlo Fabbio

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Quando Joseph Ratzinger assurse al soglio di Pietro, mi parve che ciò che aveva con sapienza e preveggenza tratteggiato in più di una sua opera potesse diventare patrimonio della Chiesa. Una Chiesa cristiana che doveva abituarsi a discutere, oltreché dei suoi temi tradizionali, anche di Europa e di relativismo, entità più politiche che spirituali, e pure di rapporti tra Cristianesimo e Islam, temi che interconnettevano tradizione e attualità.
Il pontefice, che gli alessandrini conoscevano per aver presieduto una solenne processione della Madonna della Salve, le avrebbe incardinate in una parola: radici.
E di tali innervamenti nella nostra storia eravamo andati alla ricerca durante il suo pontificato fino alla lezione magistrale – il più alto livello da lui raggiunto nel comunicare la contemperazione di fede e ragione – presso l’università di Ratisbona nel 2006. Un discorso che non solo aveva generato apprezzamento, ma anche divisione e scandalo, nella sincera considerazione che Dio è rivoluzione.
Nel frattempo, il nostro vescovo in carica, Mons. Giuseppe Versaldi, era stato da Lui creato cardinale, così avevo potuto aggiungere un tocco di campanilismo al messaggio universale di Benedetto XVI. Una lezione a tutto tondo di chi, per anni prefetto della Congregazione della Dottrina della Fede, ci aveva insegnato che insegnare è narrare storie antiche e moderne, scomodità e pensiero confortevole, suggestioni e soprattutto Verità.

Piercarlo Fabbio – 31 dicembre 2022

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