Triennale di Milano: “Cose che non sai di non sapere”

Questo è il titolo della 25esima edizione della Triennale di Milano, o meglio la sua versione italianizzata (Unknown Unknows il titolo originale), visitabile dal fino all’11 dicembre di quest’anno. In questa esibizione di design che vuole portare il visitatore ad abbracciare l’ignoto, ovvero ciò che si pone oltre il proprio limite, esplorando quell’oscurità che avvolge il futuro della nostra specie, attanagliata in questo millennio da quella che la mostra definisce come le quattro crisi globali: terrorismo integralista, crollo dei mercati finanziari, pandemie e guerre.

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Tra padiglioni nazionali, dove affiorano culture differenti tra loro, valori non conosciuti o dimenticati, il padiglione Italia mi ha fatto scoprire qualcosa che non sapevo di non sapere. Dalla terra dei due fiumi, non il Tigri e l’Eufrate, ma il Tanaro e il Bormida, oggi alla mostra eravamo presenti in due, o per meglio dire uno presente e l’altro citato. Durante la visita de “la Tradizione del Nuovo” (nomenclatura del padiglione Italia), dove venivano riproposte le più importanti Triennali passati e i maggiori esponenti del design italiano storicizzando il tema della ricerca. La prima Triennale proposta è la 13esima edizione del 1964 dal titolo “Tempo Libero”. Il titolo, quanto mai azzeccato data la mia visita di piacere, contemplava il rapporta tra appunto il tempo libero e il tempo lavorativo, tema attuale ancora oggi con lo smart working e le modifiche apportate dal Covid.

Ma ecco che mentre leggevo l’infografica con una sana curiosità mi imbatto nell’altro alessandrino, Umberto Eco, che insieme a Vittorio Gregotti, hanno elaborato il tema con una sezione teorico-introduttiva su “cosa non sia il tempo libero”. Anche se gli stupori sono stati molti, a partire dalla moderna installazione della Repubblica Ceca dal titolo “Casa Immaginaria – Living in a Dream” dove venivano proposte visioni architettoniche alternative realizzate con tecnologie di progettazione digitale, fino all’esposizione del Kenya con opere di Louise Manzon, artista brasiliana che vive in Italia e che vuole con “Ujumbe” rappresentare il rapporto malsano tra l’uomo e le creature marine e il loro ecosistema.

Tra le molte cose che non sapevo di non sapere, è di cui adesso so un po’ di più, c’è un alessandrino alla Triennale di Milano.

Federico Pasino

Triennale Milano – Viale Alemagna 6, 20121 – Milano
Orario: fino all’11.12 dal martedì alla domenica dalle 11 alle 20.

Info: Triennale Milano

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