Giuseppe Pellizza da Volpedo e “Lo specchio della vita”.

Questa volta vorrei condurvi con me in uno “Splendido Piemonte” …che sta in un quadro, un grande capolavoro…che più piemontese non si può! Perché il pittore è l’immenso, Giuseppe Pellizza da Volpedo così affezionato alla sua terra da firmarsi (da un certo punto in poi della sua vita artistica) semplicemente Pellizza da Volpedo.

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Il luogo dipinto raffigura anch’esso un angolo piemontese, ovvero l’avanzare di un gregge di pecore sulla riva del Curone, il torrente che attraversa tutta quella valle…e infine anche il luogo dove questa splendida opera la si può vedere dal vero è la Galleria di Arte Moderna e Contemporanea di Torino. E credetemi, ne vale davvero la pena!

 

Vi consiglio, quando sarete nei pressi del quadro, di dare prima un’occhiata da lontano, per gustarne la paesaggistica meraviglia…poi avvicinatevi, così potrete vedere come la tecnica pittorica sia in realtà composta da tanti piccoli tocchi di colore (che viene definita “tecnica divisionista“) che si amalgamano solo se il quadro si vede dalla giusta distanza…Poi osservate che nessuna tonalità predomina sull’altra, anzi, c’è un perfetto bilanciamento tra le zone di luce cristallina e quelle in ombra, come i riflessi sull’acqua.

 

Quindi vi invito ad osservare l’armoniosa simmetria tra linee rette e quelle ondulate…a questo punto, sarete persi e rapiti da tanta bellezza…ora chiedetevi perchè Pellizza ha intitolato questo quadro “Lo specchio della vita“…e qui iniziano le difficoltà…Se osserviamo con più attenzione, vediamo che il gregge di pecore non ha né un inizio, né una fine. Si tratta, quindi, di un cammino ininterrotto…l’avanzare del gregge allude dunque ad un altro viaggio, che è appunto “Lo specchio della vita“…ma quale viaggio? Quello del popolo verso un futuro imprevedibile? Quello di tutti noi verso la morte? Si potrebbe interpretare il quadro come una sorta di “denuncia” dello spirito gregario dell’uomo, che lo spinge ad adeguarsi pedissequamente a tutto quello che fanno gli altri?

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Tuttavia, qui ogni elemento comunica pace e armonia. Risulta quindi difficile associare il placido gregge di pecore alla massa omologata degli uomini “pecoroni”…Molti dubbi…ma a questo punto ci viene in aiuto lo stesso Pellizza da Volpedo, che in una lettera del 1898 spiega che il gregge rappresenta “una grande serenità” davanti all’avvicendarsi del bene e del male nel mondo.

Allora, pare di capire che l’intento dell’artista fosse quello di valorizzare l’atteggiamento di speranza e di fiducia, con cui ogni giorno l’umanità affronta il continuo susseguirsi delle gioie e dei dolori della vita.

 

Spero di avervi almeno un poco convinti, attraverso la semplice analisi di un capolavoro come quello che vi ho descritto, che anche questa stupenda Opera d’Arte è qualcosa che fa parte di questo Splendido Piemonte, quindi concludo invitando tutti coloro che leggono questo mio breve scritto, ad una visita alla Galleria di Arte Moderna e Contemporanea di Torino… a parte le Opere più d’avanguardia, che sicuramente susciteranno in molti parecchie perplessità, l’emozione di immergersi nella visione dei grandi dipinti dell’800 (i fantastici paesaggi del D’Azeglio, ad esempio) e del primo ‘900, come appunto Pellizza da Volpedo, potrà essere un’esperienza davvero indimenticabile.

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