la Grande Bellezza dell’800 figurativo italiano in una splendida mostra alla GAM di Torino.

Capita che a Torino ci sia, alla GAM (Galleria d’Arte Moderna) una bellissima mostra dedicata alla collezione dell’800. Capita che sia passato lì davanti tantissime volte negli ultimi mesi perché avevo un’attività proprio lì accanto. Capita che l’altro giorno l’attività si sia conclusa prima del previsto, e quindi ci sono andato, a visitarla, quella magnifica mostra. Credetemi, per chiunque ami l’arte figurativa dell’800 è davvero stupenda, anche perché la disposizione dei dipinti e delle sculture (non molte) è davvero splendida e la visita si svolge in un’atmosfera elegante e nello stesso tempo molto rilassante.

Continua a leggere l'articolo dopo il banner

Per chi non ci fosse mai stato, sappiate che dalla Stazione di Porta Nuova ci vuole soltanto un quarto d’ora a piedi, camminando senza fretta in Corso Vittorio Emanuele II. Poi giunti a quello strano e criticato monumento al I° Re d’Italia, si gira a sinistra e dopo poche decine di metri, si arriva davanti ad un albero…su un piedestallo…e si comprende che quella non può che essere Arte contemporanea, ed eccoci quindi arrivati alla GAM. Ci sono stato molte volte, sin dal tempo in cui riaprì dopo una lunga e complicata serie di restauri nel lontano luglio 1993, per poi tornarci in occasione delle mostre che più mi interessavano, come quella splendida su Chagall, nel 2004, oppure quella, secondo me un po’ meno riuscita, intitolata Modigliani e la bohème di Parigi, del 2015.

Questa volta, però, ecco: l’800 italiano. O meglio: OTTOCENTO – Collezioni GAM dall’Unità d’Italia all’alba del Novecento – a disposizione degli appassionati dal 7 Ottobre 2022 all’11 Aprile 2023. Una mostra che intende offrire l’occasione per riscoprire parte della collezione ottocentesca del museo, ormai da quasi quattro anni non più visibile al pubblico, a causa dei danni dovuti al un’infiltrazione d’acqua dove veniva ospitata. Curata da Riccardo Passoni, Direttore della GAM, e da Virginia Bertone, Conservatore Capo delle raccolte, la mostra presenta settantuno opere tra dipinti, pastelli, grandi disegni a carbone, sculture in marmo, delicati gessi e cere.

Ed è una mostra bellissima. Che ho girato con agio e tranquillità, perché in quel giorno infrasettimanale c’era davvero poca gente, nelle sale ampie, con colori tra il grigio e l’azzurro, che fanno apprezzare ancora meglio i capolavori che ci si ritrova ad ammirare. Che sono, tanti, e molti davvero belli, bellissimi, indimenticabili. Vi dico subito che a mio avviso il quadro in assoluto più bello della mostra è lo splendido Lo specchio della vita di Giuseppe Pellizza da Volpedo, di cui vi ho approfonditamente parlato su questo giornale qualche tempo fa:  (https://www.alessandria24.com/2022/02/25/giuseppe-pellizza-da-volpedo-e-lo-specchio-della-vita/).

Ma nel percorso espositivo possiamo trovare capolavori ben conosciuti come Dopo il duello di Antonio Mancini, oppure L’edera di Tranquillo Cremona. All’ingresso ci troviamo immersi in un’atmosfera decisamente melodrammatica: il mondo pittorico del torinese Andrea Gastaldi (1826-1889). Non sono personaggi di una grande Opera Lirica di Giuseppe Verdi o Gaetano Donizetti i Pietro Micca e L’innominato?

Continua a leggere l'articolo dopo il banner

Sono tre gli spazi monografici dedicati ad altrettanti grandi artisti della scena ottocentesca piemontese. Oltre al già citato Andrea Gastaldi, ci sono opere stupende di Antonio Fontanesi e Giacomo Grosso, che hanno letteralmente popolato la scena artistica torinese. Antonio Fontanesi con i suoi paesaggi cupi, quasi gotici, impregnati di una sottile ma profonda desolazione: osservate con il dipinto dal titolo primaverile Aprile, sia tuttavia portatore di un senso tutt’altro che di gioiosa rinascita primaverile. Ad osservarlo mi è venuto in mente l’incipit de “La Terra Desolata” di Thomas Eliot: “Aprile è il più crudele dei mesi…”.

E poi i ritratti femminili di Giacomo Grosso, come lo scandaloso Nuda, magnifico corpo di donna distesa su una pelle d’orso…impressionante per calore e senso erotico. Ma una tela straordinaria ed estremamente moderna è La femme de Claude, il cui vero titolo era però L’adultera. Qui il giovane e promettente talento di Francesco Mosso (destinato purtroppo a morire a soli ventinove anni), rappresenta una giovane donna vittima della violenza del marito, quello che oggi definiremmo un femminicidio, in cui la protagonista è colta in modo conturbante con il corpo contratto e un angosciate sguardo colmo di terrore negli occhi.

Continua a leggere l'articolo dopo il banner

Beh, spero di avervi convinti che vale davvero la pena di raggiungere Torino per andare a visitare questa mostra davvero stupenda, e termino con il parlarvi di un dipinto che mi sta davvero molto a cuore, perché tocca con straordinaria capacità descrittiva quel mondo contadino dal quale discendo con orgoglio ed emozione: Luna di miele di Arturo Faldi. Guardate con quanta dignità, ma anche quanta infinita dolcezza, in un paesaggio che potrebbe essere Langa o Monferrato, i due vivono il loro momento di felicità fatta però solo di silenzi e del quotidiano lavoro dei campi. Lei guarda a terra, pudicamente trattenuta…ma lo sguardo di lui, ed anche quel suo accennato sorriso sotto i baffi, sono pieni di una tenerezza inarrivabile, di una felicità indicibile. Che meraviglia.

Print Friendly, PDF & Email