Il radioso stupore di Nausicaa.

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Odysseus, oppure chiamatelo Ulisse, è rimasto solo: tutti i sui compagni di viaggio sono morti, nessuno di loro tornerà ad Itaca…la guerra che lui ha contribuito a chiudere da vincitore, con l’idea del cavallo di legno dal ventre pieno di guerrieri, è storia antica, ormai, favola, leggenda…lui è un disperato nostalgico di una piccola isola e di una moglie di cui non sa più nulla da anni.

Affronta il mare, in una sorta di fuga dai paradisi artificiali di Calypso, su una minuscola zattera…si salva a stento da una tempesta e da un naufragio…è un uomo provato dalle guerre, dal tempo, dai vagabondaggi e dalla nostalgia.

Eppure, in questa terra dei Feaci, troverà, ritroverà la gioia di vivere…grazie ad una fanciulla, Nausicaa. E allora, lasciate che, alla presenza di un bellissimo quadro tardo romantico, di Jean Alfred Marioton, mi permetta di proporre questa bellissima poesia di Gesualdo Bufalino, che così bene sintetizza, con parole meravigliose, quello che vi ho scritto sopra con la mia semplice prosa…per tutti coloro che hanno un po’ di piacere nel leggere di poesia…

La vita non sempre fa male,
può stracciarti le vele, rubarti il timone,
ammazzarti i compagni a uno a uno,
giocare ai quattro venti con la tua zattera,
salarti, seccarti il cuore
come la magra galletta che ti rimane,
per regalarti nell’ora
dell’ultimo naufragio
sulle tue vergogne di vecchio
i grandi occhi, il radioso
innamorato stupore
di Nausicaa.

Gesualdo Bufalino

 

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