L’Abbazia di Novalesa e Carlo Magno, fra Storia e Leggenda.

Ho iniziato a parlarvi della Valle di Susa, qualche settimana fa, ed in particolare dell’antichissima Sacra di San Michele, della quale vi ho proposto un ritratto fra Storia e Leggenda, ricordando a tutti che nell’antichità Medievale queste due narrazioni molto spesso si fondevano e confondevano fra loro…e allora, se ora volete avere la pazienza, di seguirmi, venire con me, andiamo dall’altra parte della Valle, dove il Piemonte e la Francia si toccano, al Moncenisio: l’Abbazia (o monastero) di Novalesa. Fondata il 30 gennaio 726 dal nobile franco Abbone, che la dedica ai santi Pietro ed Andrea. Il luogo si trova proprio sul cammino della Via Francigena, proprio sul confine fra Regno dei Franchi e Regno Longobardo, vero punto di incrocio fra il settentrione ed il meridione dell’Europa medievale.

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 All’epoca di Carlo Magno, protagonista di questa vicenda, l’abbazia raggiunge il massimo del suo splendore accogliendo più di cinquecento monaci. È sempre in questo periodo che viene inaugurata la famosa biblioteca in cui i monaci amanuensi trascrivono e miniano codici. Ricordate “Il Nome della Rosa” di Umberto Eco? Purtroppo nel X secolo l’Abbazia viene distrutta ad opera dei saraceni. La Chiesa che possiamo visitare oggi, dunque, è stata ricostruita nel 1710 e restaurata nel 1890, ma le mura perimetrali sono ancora quelle originali.

E credetemi, questi restauri e rimaneggiamenti non ne intaccano minimamente la bellezza: questo luogo davvero è come sospeso nel tempo, in una bolla di fascinazione e silenzio che ci può donare emozioni intime ma profonde: una sua visita sarà indimenticabile. Ma vorrei parlarvene, permettete, anche attraverso il racconto di una vicenda, che ha letteralmente cambiato il volto dell’Europa del suo tempo, e quindi anche della nostra Europa, quella viviamo tutti noi. Ve la narrerò al presente, perché queste vicende sono di allora, ma nello stesso istante sono di tutti i tempi.

È la fine di Agosto dell’anno 773, quando un giovane Re, non ancora Imperatore del Sacro Romano Impero, Carlo, attraversa le Alpi ed approda alla Novalesa, con il suo esercito. Suo scopo è liberare l’Italia dalla supremazia dei Longobardi, come era stato chiesto a suo padre Pipino dal Papa di Roma.

Questa è una vicenda che da sola potrebbe far scrivere un romanzo: fu il Papa Stefano II che partì da Pavia il 15 novembre, 753, per giungere il 6 gennaio 754 alla residenza di Re Pipino a Ponthion, dove chiese esplicitamente al Re d’intervenire militarmente in Italia contro i Longobardi. Pipino accolse la richiesta, ma poi faticò non poco a convincere i nobili franchi, che ovviamente non avevano alcun interesse diretto ed immediato in Italia, ad intraprendere una guerra contro gli alleati Longobardi. Prevalse la linea della fede e della fedeltà a San Pietro. Pipino sconfisse allora una prima volta i Longobardi, ma poi tornò alle sue residenze lontane, lasciando di fatto le cose come stavano. Nuove richieste del Papa, ma questa volta non fu Pipino, morto nel 768, a scendere in Italia, ma suo figlio, Carlo. E questa volta quello che accadde fu definitivo.

L’Abate che ospita il Re Carlo ed il suo esercito è un anziano, nobile Franco, fedele alla famiglia di Carlo, di nome Frodino. Un saggio che non solo lo ospita, ma lo informa e lo consiglia. Alla Novalesa, infatti, si sapeva tutto quello che facevano i Longobardi. Che si erano schierati tra Borgone di Susa e la Chiusa di San Michele, ergendo fortificazioni temibili, apparentemente invalicabili. Carlo è in una situazione di stallo. Affrontare a muso duro tali fortificazioni comporterebbe un tempo immenso e una perdita di uomini assolutamente insostenibile. Tergiversa, medita. Leggenda vuole che per le sue meditazioni andasse a pregare nella piccola, austera Cappella di Santa Maria (ritratta nella foto sottostante).

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Ma la forza dei Longobardi era anche la loro debolezza (la Storia ci insegna che qualcosa di molto simile accadde più di mille anni dopo alla francese “Linea Maginot”): perchè Carlo decide di cercare un percorso alternativo… che pareva impossibile da trovare! Ricordiamo che all’epoca non esistevano mappe dettagliate delle montagne: i viandanti percorrevano sempre lo stesso sentiero che dal Moncenisio andava a Valle, sino a Torino e oltre. Ma forse c’era la possibilità di inventarsi un’altra strada.

Carlo manda esploratori, in gran segreto: cercano mulattiere, sentieri alternativi, per scavalcare la barriera dei Longobardi…e, infine, li trovano! Invece di andare verso oriente, Carlo punta verso sud, fra le montagne! Ora, se voi provaste a dare uno sguardo a quei sentieri, a quelle mulattiere, attraversate per lo più di notte, per evitare lo sguardo delle spie Longobarde, vi chiedereste com’è possibile che un esercito di cavalli e fanti, pesantemente armato, sia riuscito in una simile, incredibile impresa.

Per la quale ci viene in soccorso una suggestiva leggenda. Si narra che a guidare Carlo e il suo esercito per le aspre montagne della Valle di Susa fosse un cervo bianchissimo dal doppio palco di grandi corna, uno degli animali mistici e sacri del mondo Celtico… considerata messaggero dell’aldilà, simbolo di purezza al pari dell’unicorno. Ma per i cristiani il grande Cervo Bianco simboleggia il Cristo stesso: la leggenda di Sant’Eustachio racconta infatti che questi, un tempo pagano, fu convertito da un’apparizione miracolosa del Cristo in forma di cervo durante una battuta di caccia.

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E una spedizione così incredibile ebbe quindi esito vittorioso. Sapete dov’era il luogo di vedetta dei Longobardi? Proprio alla Sagra di San Michele (che era luogo di grande devozione Longobarda)… solo che le vedette Longobarde guardavano verso Ovest, unica strada possibile da dove avrebbe dovuto arrivare l’esercito del Franchi…e quando volsero lo sguardo dietro le proprie fortificazioni, ormai l’armata di Carlo dilagava senza pietà: fra Giaveno ed Avigliana la Dora si tinse di sangue, i Longobardi furono sbaragliati. Dopo quell’incredibile vittoria iniziò il mito dell’invincibile condottiero: Carlo era diventato Carlo Magno, l’Italia e l’Europa non sarebbero state più come prima: cambiava il corso della storia. Presto sarebbe stato incoronato a Roma con il titolo di Imperatore.

 Se vorrete fare percorsi di viaggio davvero suggestivi, vedere con occhi diversi la bellissima Valle di Susa, seguite il percorso di Carlo, andate alla Novalesa, guardate con occhi del passato quanto vedete oggi. Un viaggio nello spazio e nel tempo, lontano dal rumore delle città e delle autostrade.

 

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