“Trattato del Quirinale”: una riflessione per una (possibile) affermazione della Lingua Italiana

Tralasciamo da un lato la retorica trionfalistica dei giornaloni e delle principali reti televisive e le preoccupazioni di politici e giornalisti sovranisti, per esprimere una nostra valutazione del cosiddetto “Trattato del Quirinale”, ovvero dell’Accordo di cooperazione rafforzata tra Italia e Francia sottoscritto pochi giorni fa a Roma tra Macron e Draghi, in rappresentanza dei rispettivi Governi alla presenza del Presidente della Repubblica Mattarella.

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Non siamo politici, ne’ politologi: lasciamo volentieri a queste due categorie l’analisi sui vantaggi dell’accordo, sulle conseguenze politiche in Europa (un rafforzamento dei Paesi del Sud fortemente indebitati – Francia, Italia e Spagna- contro i “frugali” del Nord, a guida tedesca?) o nei rapporti con gli Stati Uniti, favorevoli all’accordo perche’ rafforzerebbe le tendenze atlantistiche dell’Unione Europea contrastando una certa politica aperturista della Germania nei confronti della Russia, o nelle politica interna francese (Macron che inizia la sua  campagna elettorale sbandiererebbe un successo “storico” con la firma dell’accordo) e italiana (un ridimensionamento per i Grillini che due anni fa si recavano a Parigi a solidarizzare con i “gilet gialli” in piena contestazione anti-Macron, oggi accolto a braccia aperte ? una cessione alla Francia dei nostri “gioielli” industriali?); ci limitiamo a evidenziare come in Italia la notizia della  firma dell’accordo ha tenuto banco su tutti i giornali, mentre in Francia sia la carta stampata che le reti televisive  hanno riservato la maggior parte dello spazio e dei servizi al contemporaneo incontro di Macron con Papa Francesco.

Altro fatto che ci preme sottolineare e’ che mentre in Italia e’ stato diffuso il testo del trattato, comprensivo di 12 articoli, sul quale si sono (e si stanno ancora esercitando i commentatori, molti dei quali ne hanno sottolineato la genericita’ e la vaghezza dei contenuti), sul sito ufficiale del Governo Francese accanto al testo del Trattato e’ pubblicata anche la “Tabella di marcia” (La Feuille de Route) che i due Paesi intendono seguire in applicazione delle dichiarazioni di principio del Trattato stesso. Nelle ventidue pagine della Tabella di marcia, i principi generici e vaghi del trattato diventano concreti e ben specificati. Sarebbe bene che analisti e commentatori , oltre che naturalmente i nostri politici quando discuteranno il trattato per la sua ratifica in Parlamento si soffermino su questa parte concreta degli accordi e non disquisiscano solo sui principi alquanto vaghi e generici del Trattato.

Lasciamo volentieri i commenti e le analisi ai politici e ai politologi che ci delizieranno disquisendo sul “significato storico” del trattato, o sulle sue conseguenze sul futuro dell’Unione Europea (la probabile nascita di un fronte comune tra i Paesi del Sud Francia, Italia e Spagna fortemente indebitati che si contrapporrà ai cosiddetti “frugali” del Nord Europa nella battaglia per la riscrittura del Patto di Stabilità) o nei rapporti con gli Stati Uniti, che lo  vedrebbero di buon occhio o addirittura lo avrebbero caldeggiato  al fine di creare una contrapposizione con la Germania troppo sbilanciata nei suoi rapporti con la Russia e con la Cina) o nella politica interna di Francia (Macron che apre la sua campagna elettorale sventolando un accordo storico) o d’Italia (un ridimensionamento dei 5stelle che due anni fa si recavano a Parigi a solidarizzare con i “gilet gialli” in lotta contro Macron ed oggi accolgono festanti lo stesso Macron a Roma).

Ci limitiamo ad analizzare brevemente quella parte degli accordi che riguardano la cooperazione tra i due paesi in materia culturale, in particolare nell’insegnamento nei rispettivi paesi delle due lingue, l’italiana e la francese. Se ne parla nell’Art. 8, punto 2 e nell’art. 10, punto 2 e punto 5.

Al riguardo le Parti “ al fine di favorire la diffusione e il reciproco apprendimento delle rispettive lingue, realizzano azioni di promozione linguistica e sostengono lo sviluppo dell’insegnamento della lingua italiana e della lingua francese nei rispettivi Paesi”, prestando “particolare attenzione alla formazione e alla mobilità dei docenti e degli studenti che intendano intraprendere la carriera di docente”.  Inoltre si specifica che “nelle regioni frontaliere le Parti favoriscono la formazione dei parlanti bilingue in italiano e in francese, valorizzando in tal modo l’uso delle due lingue nella vita quotidiana”.

Ci sembra di poter dire che su questo fronte si aprano prospettive interessanti in quanto si pongono le basi per una maggiore conoscenza della lingua italiana in Francia e viceversa, e ciò ci sembra positivo per due ordini di ragioni. Intanto perche’ si ampliano le possibilita’ di insegnamento e di apprendimento della nostra lingua in un paese notoriamente allergico alla comprensione della nostra lingua, e soprattutto perche’ viene rafforzato lo schema di un plurilinguismo contrapposto a quello della conoscenza di una sola lingua straniera (l’inglese): due grandi lingue romanze di cultura che si alleano. Analoghi accordi raggiunti con la Spagna potrebbero  rafforzare lo schema e contribuire ad una maggiore consapevolezza da parte nostra come altri idiomi neolatini vivono il rapporto con l’inglese senza svilirsi o ibridarsi. Ma oltre a questa evidente voglia di contrapporsi alla formula dell’inglese sempre ed ovunque,  ci sembra che non sia utopistico pensare che alcune regioni storiche, come la Savoia,  il Nizzardo, l’area di Briga e Tenda, la Corsica possano in questi accordi trovare lo spunto per riallacciare rapporti linguistici con i confinanti italiani, che potrebbero anche fare da volano all’economia locale.  Se queste prospettive, dopo la ratifica dei trattati, si tradurranno in atti concreti, la nostra Associazione farà la sua parte per contribuire all’affermarsi del plurilinguismo a livello europeo ed al rafforzamento dei legami con (i parlanti) le altre lingue neolatine.

Aldo Rovito*

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*Presidente e fondatore dell’Associazione Culturale “Identita’ Italiana – Italiani all’estero”

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