29 Gennaio 1942 – 29 Gennaio 2021: 79° anniversario della deportazione degli Italiani di Kerch in Crimea.

Tra i grandi sconvolgimenti provocati dalla Seconda Guerra Mondiale, oggi vogliamo ricordare, in occasione del 79* anniversario, la deportazione degli Italiani di Kerch in Crimea: 29 Gennaio 1942 – 29 Gennaio 2021

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In Italia, si conosce  poco delle vicende di questa nostra comunita’ anche se da una decina di anni sia per gli studi pubblicati dal prof. Giulio Vignoli Professore di Diritto Internazionale nell’ Universita’ di Genova, fin dal 2000 (“Gli Italiani dimenticati. Minoranze italiane in Europa”, Giuffre’, Milano) sia per l’attività dell’Associazione C.E.R.K.I.O. (Comunita’ degli Emigrati della Regione della Krimea – Italiani di Origine) e della sua Presidente, la sig.ra Giulia Giacchetti Boico, qualcosa in piu’ si viene a sapere, come testimonia anche un articolo pubblicato nello scorso settembre dell’anno scorso sul sito dell’Enciclopedia Treccani (www.treccani.it) a firma Marco Brando. La Comunita’ degli Italiani in Crimea, aveva cominciato a insediarsi nella penisola a partire a partire dai primi anni del 1800, ivi richiamata dalla Corte Zarista per popolare e sviluppare economicamente quella parte di territorio recentemente annessa alla Russia. I primi provengono prevalentemente dal Regno di Napoli, successivamente altri arrivano da altre regioni d’Italia. Nel 1824 a Kerch e’ presente un vice console italian0 (in realta’ del regno di Sardegna) Antonio Felice Garibaldi, zio di Giuseppe Garibaldi (Quest’ultimo, proprio a Odessa, ove sbarcò due volte nel 1824 e nel 1833, avrebbe ricevuto le prime informazioni sulla “Giovane Italia” di Giuseppe Mazzini). La citta’ di Odessa e il suo porto furono costruiti dagli italiani sotto la direzione del napoletano Giuseppe de Ribas, al servizio del Regno di Napoli, quale ufficiale di collegamento con il leggendario ammiraglio  russo Grigorij AleKsandrovi’c Potemkin, amante di Caterina II. Tracce di questa “colonizzazione” italiana in Odessa sono ancora oggi presenti numerosi palazzi e la via (“Derybasivska”) dedicata appunto al Napoletano Giuseppe De Ribas. A Kerch la comunita’ italiana vide una maggiore presenza di contadini e marinai pugliesi, che lì si stabilirono attratti dalla fertilita’ del terreno che consentiva ricchi raccolti di grano (l’Ukraina nel suo insieme era considerata il granaio della Russia); il grano veniva imbarcato a Kerch e di lì spedito ai porti di Bari e Castellamare di Stabia per la produzione dei pastifici locali. A Kerch e a Odessa si aggiunsero, operai e  tecnici delle costruzioni navali,notai, architetti, ingegneri, medici e commercianti; nel periodo intorno alla meta’ dell’800, la comunita’ italiana che rappresentava il 2% della popolazione della Crimea, ne costituiva la classe agiata. Nel 1840, fu autorizzata a Kerch la costruzione di una chiesa cattolica, esistente ancor oggi e comunemente denominata la “Chiesa degli Italiani” . Negli anni precedenti la Prima Guerra Mondiale, a Kerch vivevano tra i 3.000 e i 5.000 abitanti con  una loro scuola elementare, una biblioteca, un circolo e una Societa’ di Mutuo Soccorso. Con l’avvento del regime comunista in Russia (1917), le cose cambiano. A meta’ degli anni ‘20  iniziano le requisizioni delle terre, gli arresti, le persecuzioni, la partenza per l’Italia di quanti riuscirono ad andarsene prima che arrivasse il peggio. Quel peggio che non tardo’ ad arrivare sul finire degli anni ’30, quando Stalin mando’ a Kerch un buon numero di attivisti del Partito Comunista d’ Italia (tra questi il cognato di Togliatti, Paolo Robotti) fuggiti in Russia dopo il 28 ottobre 1922, con il compito di “rieducare” quegli italiani, borghesi e potenzialmente filofascisti. La chiesa fu trasformata in palestra, il parroco cacciato, i maestri della scuola elementare cacciati e sostituiti da personale “organico” al regime le terre sottratte ai legittimi proprietari, che divennero lavoratori del kolchoz “Sacco e Vanzetti”. Per chi si ribellava, arresti, torture, fucilazioni o “Gulag” siberiani. Tra il ’35 e il ’38 molti italiani sparirono nel nulla, arrestati con l’accusa di spionaggio filoitaliano e di attività controrivoluzionarie, accuse suffragate dalle delazioni dei “compagni” italiani inviati da Mosca. Nel 1942, con l’avanzare delle truppe italiane e tedesche in Ucraina, Mosca decise la deportazione della minoranza italiana di Crimea. All’alba del 29 Gennaio gli italiani rastrellati durante la notte furono ammassati sulle banchine del porto di Kerch e la’ imbarcati su tre navi, rinchiusi nelle stive. Nessuno sfuggi’ ai rastrellamenti, neanche gli esuli comunisti inviati da Mosca. Tutti attraversarono il Mar Nero fino a Novorossijsk, poi via terra fino a Baku, di qui attraverso il Mar Caspio fino a Krasnovodsk, poi di nuovo sui vagoni ferroviari fino ad Atbasar per essere poi dispersi nella steppa tra Akmolinsk e Karaganda, dove trovarono temperature tra i 30 e i 40 gradi sottozero. Il viaggio  per la lentezza dei trasporti duro fino alla fine di marzo. Una delle navi affondo’ con tutti i deportati. Per la fame e le malattie circa la meta’ dei deportati (e quasi tutti bambini) morirono durante il viaggio. Nel Gulag la comunita’ italiana fu quasi annientata dalla fame, dal freddo, dalle malattie e dai lavori forzati. Dopo lo sfaldamento dell’Unione Sovietica, solo una piccola parte dei sopravvissuti riusci’ a tornare a Kerch.  Molti, dopo il ritorno, celarono la loro origine etnica, alcuni  ottennero la russificazione del nome, ma all’interno della comunita’ hanno continuato a incontrarsi e a tramandare la lingua italiana (in genere arricchita da dialettismi pugliesi, napoletani e liguri) ai figli e ai nipoti.

Oggi sono circa 350 gli appartenenti alla Comunita’ italiana di Crimea raccolti attorno all’Associazione C.E.R.K.I.O., costituita nel 2008, presieduta da Giulia Giacchetti-Boico, che si propone la salvaguardia e la promozione della lingua e della cultura italiane, attraverso corsi tenuti gratuitamente dagli stessi associati; presso l’associazione esiste una biblioteca con libri in lingua italiana inviati in dono da privati cittadini in Italia, si proiettano film in italiano e si tengono corsi di cucina italiana.

Con il distacco della Crimea dall’Ucraina e la sua annessione alla Russia nel 2014, gli italiani di Kerch hanno ottenuto dal Presidente della federazione Russa Vladimir Putin il riconoscimento dello status di “minoranza perseguitata e deportata”. Il riconoscimento e’ avvenuto il 12 settembre 2015 a seguito di un incontro avvenuto a Yalta nel corso del quale il Presidente Putin, presente anche l’ex presidente del consiglio italiano Silvio Berlusconi, ha incontrato una delegazione dell’Associazione C.E.R.K.I.O, con la presidente Giacchetti-Boico.

Oggi gli italiani di Kerchchiedono che sia il Governo Italiano a fare la sua parte facilitando le richieste di riconoscimento della cittadinanza italiana, anche attraverso la ricostruzione degli alberi genealogici, il consolidamento di rapporti istituzionali, attenzione per le iniziative culturali della Comunita’

Ogni anno nella ricorrenza del 29 Gennaio, una commemorazione si svolge nel porto di Kerch per ricordare le vittime della deportazione. Inoltre sulle tragiche vicende di questi italiani  e’ stata allestita una mostra itinerante che e’ stata esposta nel corso degli ultimi anni in varie citta’ italiane ed anche all’estero (Mosca, Cracovia, Katowice, Kerch).

Purtroppo l’emergenza Covid-19 ha bloccato la presentazione della mostra gia’ programmata in varie città italiane, mentre le sanzioni imposte dall’Unione Europea alla Russia, proprio a seguito del contenzioso con l’Ucraina, impediscono rapporti di collaborazione proficua con la comunità italiana. E’ impossibile inviare contributi in danaro all’Associazione, come anche libri o cassette cinematografiche, così come sono impossibili gli scambi culturali o l’assegnazione di borse di studio.

Anche quest’anno  i nostri compatrioti di Kerch ricorderanno le vittime della loro tragedia, si sentiranno ancora una volta piu’ soli perche’ quella Patria che non hanno mai conosciuto, ma per la quale hanno sofferto persecuzioni e violenze di ogni tipo, ancora una volta si e’ dimenticata di loro.
Aldo Rovito

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Foto sotto: Manifesto per inaugurazione della mostra sulla deportazione degli italiani di Crimea organizzata a Messina il 23 febbraio 2019;

Foto di copertina: immagine della commemorazione tenutasi a Kerch il 6 febbraio del 2019 (mazzi di fiori vengono buttati in mare dalle banchine da cui partirono i 3000 deportati il 29 gennaio del 1942).

Fonti: Pagina ufficiale Facebook dell’Associazione CERKIO,  www.facebook.com/aicerkio

Giulia Giacchetti-Boico e Giulio Vignoli ”L’olocausto sconosciuto. Lo sterminio degli Italiani di Crimea”,  Roma Edizioni Settimo Sigillo, 2008

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