Il Piemonte trema, il Monviso si sgretola

Il Monviso  si sgretola ancora.
Dopo un imponente crollo avvenuto il 26 dicembre sulla parete est, da dove si erano staccati 200 mila metri cubi di roccia, i tecnici dell’ARPA regionale erano stati chiari: il Monviso è a rischio di “possibili fenomeni importanti di frana” che potrebbero essere determinati dai cambiamenti climatici.
In quella occasione, il distacco di roccia sul Monviso si  verificò alla sommità del Torrione del Sucai, a 3200 metri di altitudine e si sviluppò fino a 2800 metri, interessando una fascia rocciosa di 45-55 metri. I massi di maggiori dimensione che rotolarono a valle furono almeno 4, con una volumetria di 150-250 metri cubi.
Adesso, seppure in dimensioni minori, il fenomeno si è purtroppo ripetuto.
Un filmato amatoriale ha infatti documentato una nuova frana avvenuta il 29 giugno nella stessa zona colpita nello scorso inverno.
Nel frattempo, un gruppo di esperti dell’Università di Torino sta cercando di analizzare le proiezioni future per tentare di prevedere l’evolversi della “malattia” della montagna. Le previsioni non paiono affatto rosee perché si tratta di una parete molto fratturata e sofferente dove l’attività sembra non doversi fermare.
Gli esperti ipotizzano che causa del collasso, oltre alla fratturazione della roccia, sia la degradazione del permafrost, lo strato perennemente gelato che viene compromesso dalle alte temperature. Difficile, se non impossibile, trovare dei rimedi.
Valle d’Aosta e Piemonte  tremano. Prima il ghiacciaio del Monte Bianco, ora il permafrost del Monviso: la natura sembra arrendersi all’incoscienza dell’uomo.

Continua a leggere l'articolo dopo il banner

Print Friendly, PDF & Email