Giovanni Vincenti: indagini ad una svolta?

Giovanni Vincenti ha detto tutta la verità? Le indagini sull‘esplosione della cascina di Quargnento nella notte tra il 4 ed il 5 novembre scorsi che causò la morte di tre vigili del fuoco sono forse ad una svolta.

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E’ quanto ipotizza oggi Massimiliano Nerozzi sull’edizione torinese del Corriere della Sera.

Se ne parla da qualche tempo. La domanda che si pongono gli inquirenti è questa.

Vincenti, che ha ammesso di essere il responsabile dell’episodio, ha detto tutta la verità? In particolare può avere fatto tutto da solo oppure copre il ruolo di qualche complice?

Analizziamo i fatti. Nella casa furono portate sette bombole di gas, vennero posizionati due timer (un secondo, seppure artigianale, pare sia stato ritrovato nel corso dei sopralluoghi),  e ricostruita la scena di un’effrazione. Può una persona sola avere prima architettato e poi posto in essere tutto ciò? Il Vincenti aveva le necessarie conoscenze tecniche per costruire ed azionare i timer? Ipoteticamente sì, soprattutto avendo un buon margine di tempo a propria disposizione.

Ci sono, però, alcuni altri fatti che indurrebbero a qualche ulteriore riflessione.

In particolare, si chiede anche il Corriere della Sera, il Vincenti ha sempre ribadito di non voler fare male a nessuno: perché allora avrebbe evitato di fermare la seconda esplosione dopo che i Carabinieri e i vicini si casa lo avevano avvertito telefonicamente della prima esplosione? I timer ritrovati, come dicevamo, sarebbero due: Vincenti non sapeva che alla prima esplosione ne sarebbe seguita una seconda? Quindi non conosceva tutti i dettagli del piano oppure ha accettato il rischio pur di incassare o di far incassare il premio dell’assicurazione?

Resta infatti un altro dubbio. Sempre secondo il Corriere la moglie del Vincenti, che attualmente è indagata a piede libero, in caso di assoluzione potrebbe incassare l’importo previsto dalla polizza. Gli inquirenti si chiedono pertanto se è possibile ipotizzare che la donna, se veramente possibile beneficiaria della polizza, non sapesse nulla delle intenzioni del marito e se, di conseguenza, il Vincenti stia volutamente negando ogni  complicità in suo favore.

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Incassare il premio della polizza costituirebbe, infatti, come ammesso dal Vincenti il movente del crimine: ma se a beneficiare del premio non fosse lui o solo lui?

Anche la posizione del figlio della coppia sarebbe ancora al vaglio degli inquirenti a riprova del fatto che l’ambiente familiare è oggetto di particolari attenzioni: si attendono con molto interesse i riscontri del RIS per confermare o eventualmente smentire la ricostruzione dei fatti fornita dal Vincenti.

I dubbi e le ipotesi restano molti, i familiari delle vittime nutrono estrema fiducia nell’operato della magistratura.

Una cosa è certa: tre vite sono state sacrificate per un movente legato al denaro.

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