Lo straordinario concerto di un evocatore di leggende: le Arpe di Vincenzo Zitello ad Acqui Terme.

Credevo di poter conoscere, ad Acqui Terme, venerdì pomeriggio, finalmente, un grandissimo musicista: l’Arpista Vincenzo Zitello, da me ascoltato diverse volte negli anni passati, ed infinite volte per l’enorme quantità di collaborazioni, e le relative registrazioni discografiche, che ha effettuato con tantissimo grandi musicisti, da Battiato a Fossati ad infiniti altri. Sono stato molto più fortunato, perché ho conosciuto anche l’organizzatrice dell’evento, Eleonora Perolini, a sua volta Arpista, e soprattutto immensamente appassionata di bellezza e della sua diffusione. Mi ha fatto vedere alcune foto di sé stessa che insegna a suonare l’Arpa a bambini piccolissimi che imbracciano arpe minuscole…che mi hanno coinvolto in un senso di tenerezza incredibile… in questa diffusione e condivisione di bellezza, appunto. Insomma, venerdì pomeriggio è successo un piccolo miracolo, di quelli che non migliorano solo la giornata, ma proprio un pezzo di vita. Sono entrato in questa sala dal nome strano (Sala Convegni Ex Caimano… boh?) senza conoscere né chi suonava né chi organizzava, e ne sono uscito dando del tu sia a Vincenzo che a Eleonora, con scambio di biglietti da visita e indirizzi mail, la promessa all’uno di andarlo presto a rivedere, all’altra di presenziare alle cose che ha già organizzato, e vedere se si riesce ad organizzare qualcosa di bello insieme. Fantastico, no? Devo questo bel clima anche alla intercessione di un’amica che ho in comune con il Maestro, Donatella Giordano, che lo conosce molto bene e ha fatto da buon viatico per questo incontro…che ha avuto in più lo splendido valore aggiunto di conoscere anche Eleonora Perolini, che lei non conosceva e io neppure, ma ho rimediato.

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L’attività molteplice di Eleonora, Presidente di Arpademia, che ha organizzato questo evento, della serie Arpe in Monferrato, con l’Università Popolare dell’Alto Monferrato – Progetto Arpademia, che fa anche musicoterapia con un metodo da lei stesso inventato, che organizza, suona e insegna quello strumento così affascinante che è l’Arpa, credo assolutamente meriti un articolo / intervista a parte, che spero proprio di concordare presto con lei. Aggiungo però che i prossimi appuntamenti sono parecchio intriganti, come potete vedere nella locandina a piè di pagina, con eventi che comunque provvederò a pubblicizzare di sicuro, e anche a parteciparvi di persona.

E il concerto di Vincenzo Zitello? Semplicemente magnifico! Perché il Maestro, pescando dal suo vastissimo repertorio, ha proposto un concerto che è stato sì molto conviviale, con spiegazioni praticamente di tutti i brani proposti. Ma è stata anche una vera e propria evocazione di leggende musicali, fra mondo antico e moderne sonorità, fra suggestioni letterarie e geografie lontanissime. Ad ascoltarlo mi è venuta in mente quella definizione di Battiato: viaggiatore anomalo in territori mistici! Io ho avuto, poi, dopo il concerto, il piacere e l’onore di intervistare il Maestro, per cui questo articolo è un insieme composto da analisi dei brani proposti da Zitello, intercalati dalle sue parole dove gli chiedo alcune delucidazioni su quello che avevamo appena ascoltato. Non seguirò neppure l’odine cronologico del concerto, ma un ordine tutto mio legato alla fascinazione dei vari brani. Spero Zitello mi perdoni.

Lui ha dato al pubblico, attentissimo, spiegazioni brevi ma notevolissime su tutto, compresa una acuta analisi musicale di quella specie di poema sinfonico per sola arpa che è Ys, brano dedicato alla mitica città sommersa, luogo di infinite suggestioni e leggende. Scritta da Alan Stivell, il grande musicista bretone, negli anni ’70, ma basandosi sulla composizione per solo pianoforte, il Preludio, di Claude Debussy, La cathédrale engloutie. La leggenda della città sommersa dalle acque, che riecheggia il mito di Atlantide, se vi interessa la potete ritrovare in una nota molto acuta, reperibile a questo indirizzo: https://alicelascrittrice.it/2021/03/24/la-leggenda-dellisola-di-ys-una-chiave-di-lettura/. A me affascina molto il fatto che qui il tema vero, che anima l’intera vicenda, sia il conflitto tra la nuova e l’antica identità culturale della Bretagna, prima celtico-pagana poi cristiana. Musicalmente il brano è mosso, inquieto, trascinante – questa l’interpretazione, assai convincente – e, dopo la spiegazione musicale del Maestro, davvero molto godibile, molto di più di un ascolto sic et simpliciter, ma una vera immersione in un brano davvero dal fascino arcano. Tra le mie domande non poteva mancare quella su Alan Stivell, suo maestro di approfondimento dell’Arpa celtica. Sorrideva sornione quando gli ho detto di possedere una buona parte degli LP originali del primo Alan Stivell, compreso quel mitico Live a l’Olympia, quando Stivell passa, da una facciata all’altra, dal mondo acustico a quello elettrico, come un Bob Dylan celtico. Però Zitello mi ha anche detto che il suo percorso creativo lo porta ora lontano dal rigore del mondo celtico, pur rimanendo influenzato da quella grande koinè culturale.

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Un percorso musicale che lo porta a brani di grande suggestione, però. Con quelle due arpe, Celtica una (quella alla sinistra di chi guarda sul palco) che ha un suono incredibilmente limpido, che pare una collana di perle di vetro, e Bardica l’altra, da suono più grintoso, più metallico ma anche timbratissimo. In questo momento in cui scrivo ho dentro il mio lettore di CD un suo disco, Talismano, per sola Arpa Celtica, e ho nelle orecchie il brano Annina, delicatissima serenata dedicata alla figlia. Che ho trovato estremamente influenzata dall’impressionismo musicale di Debussy. E naturalmente gli ho domandato quanto fosse di fatto così. Ed effettivamente l’influenza debussiana c’è ed è straordinariamente efficace nel dare ulteriore suggestione alla sua misura musicale.

Poi il tema dell’integrazione, di cui è convinto sostenitore…gliene ho domandato in merito all’unione di due brani La Luna + Aljamia, dove profumi spagnoleggianti e altri decisamente arabeggianti si specchiano e si integrano, così come speriamo accada nella ben difficile realtà dei fatti. Un brano che mi ha molto incuriosito è Il Monte Analogo (2). Ispirato ad un libro che gli venne regalato nientepopodimeno che da Franco Battiato. Ovviamente un testo decisamente degno di quel grande personaggio esoterico che era Battiato. Il romanzo, di René Daumal, è un testo decisamente strano…ve ne faccio cenno come stimolo di letture particolari e curiose. Un gruppo di singolari ed esperti alpinisti, certi dell’esistenza, in qualche parte del globo, di una montagna la cui vetta è la più alta di tutte le vette, decide un giorno di partire per tentare di scoprirla e darne la scalata. Dopo una navigazione «non euclidea», a bordo di un’imbarcazione chiamata l’Impossibile, gli esploratori approdano nell’isola-continente del Monte Analogo, dove trovano una popolazione che discende da uomini di tutti i tempi e che vive soltanto nella speranza di scalare la vetta. Mi fermo qua, ma credo abbiate intuito. Il brano è davvero bellissimo, molto mosso e cangiate, davvero degno di un grande come Battiato.

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Splendido, poi, Doradus. Qui Zitello ha parlato dell’influenza del barocco italiano sulla musica tradizionale irlandese…io nell’intervista gli ho chiesto se non ci fosse in qualche modo anche l’influenza della musica rinascimentale italiana e devo dire che ha convenuto con me che anche questa idea era assolutamente percorribile. Il brano in sé l’ho trovato semplicemente splendido, fatto di una semplice e religiosa bellezza melodica e armonica. Ma che dire, i pezzi proposti da Zitello si inanellavano l’un l’altro concatenati davvero come quello che Hermann Hesse definiva Un gioco di perle di vetro. E allora occorrerà dire della dolcissima Rondine, dalla tradizione gaelica, brano pacato e melodiosissimo, con ancora una volta a mio avviso l’influenza di Debussy, come nella cadenza e nota finale, ad esempio. E poi della Siciliana, un brano che piaceva a De André…e lo credo, perché ricorda tantissimo il melodizzare dolce e profondo di un brano di Faber dal Volume Ottavo, Giugno ’73…lo dico al Maestro citando il bellissimo incipit: Tua madre ce l’ha molto con me, perché sono sposato e in più canto…che ci ritroviamo a canticchiarlo insieme.

Insomma, come avrete capito, più che di una vera intervista, si è trattato di uno scambio di emozioni musicali, di citazioni e condivisioni, svoltosi in un clima di immensa cordialità, dove la mia ammirazione per la musica del Maestro esondava senza vergogna e la sua empatia musicale e umana – della quale tanto mi aveva parlato Donatella Giordano – veniva fuori prepotentemente e gioiosamente. Non mi resta che parlarvi del brano se non più bello – difficile, anzi impossibile, fare una classifica di bellezza in un concerto così – certamente il più suggestivo del pomeriggio musicale. Quello dove Zitello mette le ali, e suona contemporaneamente le due arpe, per creare la timbrica davvero particolarissima e avvolgente di Gaelic Raga, ovvero un riuscitissimo connubio fra i modi e le melodie gaeliche e quelle indiane, del sitar. Nelle spiegazioni che ha dato al brano si è parlato del poeta Tagore e del celeberrimo suonatore di Sitar Ravi Shankar. Un pezzo davvero particolarissimo. Nei miei appunti presi al volo ho scritto Brano dal sapore molto ipnotico e trascendentale…vero: che in qualche modo ti avvolge e ti trasporta in dimensioni lontane e fantastiche.

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La recensione ha finito il suo spazio, ma acconsentitemi di citare uno dei bis, il bellissimo La Stella, un brano di rara delicatezza e malinconia. E poi concludo dicendo che, se sarebbe stato comunque bellissimo il concerto in sé e per sé, la conoscenza diretta e l’intervista – molto sui generis, come avete letto – con Vincenzo Zitello e l’altrettanto straordinaria Arpista ma soprattutto organizzatrice di venti, Eleonora Perolini, mi hanno donato empatia e calore umano, forieri di altra bellezza che alla bellezza di venerdì scorso si accumulerà grandemente.

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