L’Atto Finale della «Disciplina degli Attacchi» alla Cascina Nuova di Oviglio: il meraviglioso intendersi fra uomini e cavalli nel progetto «Una Carrozza Per Tutti».

Son passati otto mesi circa da quando ho pubblicato un articolo  (https://www.alessandria24.com/2023/03/17/lemozione-antica-di-salire-e-guidare-una-carrozza-grazie-al-progetto-gratuito-una-carrozza-per-tutti-che-si-sviluppera-alla-cascina-nuova-di-oviglio/)  dove vi ho parlato di una bellissima iniziativa ovigliese, di assoluta qualità: il progetto “Una Carrozza Per Tutti”. Poi non ne ho saputo più nulla. Infine, l’ultimo sabato di ottobre, mi telefona Maddalena Ravera – che non solo fa parte dell’organizzazione, ma è anche la mamma di chi questo progetto ha fortemente voluto, e coordinato, Carolina Cei. Che è la Referente Regionale per questo particolare progetto e Referente Nazionale Paradriving, nonché Istruttore Federale: una giovane donna competente, impegnata e appassionata – e candidamente mi chiede di andare il giorno dopo alla Cascina Nuova perché ci sarà l’atto finale di tutta la manifestazione, alla presenza di una qualificata ed importante quantità di membri dalla FISE (Federazione Italiana Sport Equestri), con tutti i partecipanti al percorso formativo – più cavalli e carrozze – che hanno aderito alla manifestazione nella sua interezza.

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Ma come? – Le rispondo un tantino sorpreso e piccato – Mi avevi detto che avrei potuto fare qualche partecipazione anche io, per imparare almeno un minimo questa disciplina…che non c’era problema, che sarei stato il benvenuto…e niente! E ora mi dici «siamo al finale, vieni a fare una passeggiata in Cascina?» Opppsss…silenzio. Ha accusato il colpo. In realtà sto scherzando, mi fa piacere andare a vedere che si combina con Cavalli & Carrozze – considerato questo affascinante titolo La Disciplina degli Attacchi, che mi sa tanto di raffinate evoluzioni molto aristocratiche…Massì che ci vengo – concludo – ma se me lo dici il giorno prima e avessi avuto altri impegni, come avrei fatto? Sarà per vendicarsi che appena arrivato e parcheggiato all’ingresso del percorso inghiaiato che porta alla Cascina – dietro altre diverse auto già parcheggiate – annuncia con un audio tonante che chi ha messo lì l’auto la deve subito spostare? O sono io che semplicemente sono il solito gaffeur?

Beh, a dire il vero, però, mi sento subito a mio agio. Se avessi pensato ad una giornata stupenda, dal punto di vista meteo, non avrei di certo potuto pretendere di meglio: sole caldo, ma compensato da una lievissima brezza, che davvero non infastidisce, anzi. E poi un’aria limpidissima, con pochissimo rumore di fondo, a tratti un silenzio davvero sospeso e favorevole alla concentrazione. Osservo le evoluzioni di queste carrozze guidate da una persona (driver) con il Tecnico insegnante seduto dietro . Il clima della manifestazione è sorridente e partecipato. Si sente subito che si tratta di tutta gente motivata e felice di fare quel che fa. E io? Io, naturalmente guardo tutto e tutto mi piace, ma in realtà non capisco assolutamente nulla di quello che effettivamente sto vedendo. Per mia fortuna sono e sempre sarò un fedele seguace di Socrate, che diceva di sé L’unica cosa che davvero so è che so di non sapere…e chi sono io per discutere cotanta saggezza?

E allora l’unica è…chiedere: chiedere a qualcuno sappia darmi un poco di insegnamento. Intanto conosco la Signora Rita Onofrio, Presidente e Giudice Unico della Giuria, coadiuvata dalla Signora Amelia, che funge da segretaria. Mi ricorda che questo progetto, non competitivo, dal titolo suggestivo “Una Carrozza Per Tutti”, Si rivolge agli over 65 e ai soggetti fragili di tutte le età, con l’idea importante e ambiziosa,  di far avvicinare ad una disciplina sportiva affascinante e particolare, quella che si definisce la disciplina degli attacchi, l’unica disciplina equestre in cui il cavallo non viene montato ma traina una carrozza, tutta una fascia di persone che non avrebbero mai pensato di effettuare sport ippici, ma che hanno potuto, partecipando al percorso formativo previsto dal regolamento, arrivare a vivere questa giornata finale con grande emozione e socializzazione. Nella giornata, mi dice la Signora Onofrio, ci saranno ben 18 partecipanti che alla fine potranno conseguire il Brevetto per Condurre per il cosiddetto Lavoro in piano, ovvero senza ostacoli. C’è poi una categoria cosiddetta di Integrati, dove la guida della carrozza sarà assistita dall’istruttore. A questi partecipanti verrò assegnata una parente di tipo “A”. Ma ci saranno anche altre prove di destrezza.

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E poi parlo e mi faccio spiegare un bel po’ di cose, da Maddalena e da suo fratello Francesco, e poi c’è Piero, il papà di Carolina, che si occupa un po’ di tutta la logistica…e poi ci sono loro, i rappresentati della FISE (Federazione Italiana Sport Equestri) che mi raccontano con una vera e genuina passione quello che fanno e quello che faranno per fare di queste discipline equestri un qualcosa di potentemente inclusivo. Ad esempio un viaggio in carrozza – mica una: 8 carrozze con gente che viene, oltre che dal Piemonte, dalla Romagna, dalla Puglia, dalla Toscana e dalla Sicilia – un viaggio da Modena a Verona – in 4 giorni – partecipanti e ospiti – in una sorta di gioiosa carovana che attraverserà mezzo Nord Italia. Fantastico.

E mentre nel bellissimo prato si alternano esercizi di Coni o di Dressage, parlo con loro, a cominciare dalla simpatica e cordialissima Vice Presidente FISE nazionale, la Signora Grazia Basano Rebagliati, che mi ha parlato – con tono davvero convincente ed accorato – di come l’amore per l’equitazione, se portato in una feconda attività di volontariato, sia qualcosa che fa certamente del bene agli altri, ma fa bene soprattutto a noi stessi. E quando si pratica questa forma di solidarietà, si dona a chi poi l’equitazione la pratica come miglioramento di vita, un qualcosa di estremamente gratificante e importante. Ma ho parlato anche con il Tecnico Italiano della FISE, Cristiano Cividini, e con Luca D’Oria, Consigliere del Dipartimento Attacchi di Roma. Mi hanno narrato, e qui non posso fare altro che accennare ai tanti temi trattati, vicende stupende di inclusione sociale, grazie alla interazione fra Cavalli ed umani…di quel bambino autistico che, a scuola, dopo un iniziale sconcerto, ha abbracciato il cavallo, che è diventato l’unico essere con cui gioiosamente interagiva. Ma anche di come si possa portare grande gioia ai bambini vittime di malattie oncologiche, introducendo il cavallo dentro gli ospedali. E di quanto sia stato gratificante portare anche nelle carceri minorili questi magnifici animali, che sono stati di grande aiuto per una maturazione cosciente e soddisfacente di quei problematici ragazzi. Perché avere a che fare con un Cavallo ti insegna il senso della responsabilità, della disciplina, dell’interazione cosciente e feconda di idee. E poi il fascino della carrozza, che torna ad essere qualcosa di contemporaneo, ed è qualcosa di davvero innovativo, il quel suo andamento attento e senza fretta, in questo mondo spesso frenetico.

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Infine, last but not least (ultimo ma non certo per importanza), ho parlato con il Presidente Fise Piemonte, Giacomo Borlizzi, che mi ha spiegato come il cavallo e l’essere umano, nei momenti più concitati e stringenti di una corsa, magari in una battaglia, si ritrovino ad avere i cuori che palpitano e battono all’unisono, in una sorta di alchimia superiore. Mi narra un episodio tanto eroico quanto commovente, una tragica pennellata di Storia di cui ero poco o nulla a conoscenza: la carica di Isbuscenskij. Si tratta di un episodio bellico avvenuto durante la campagna italiana di Russia della seconda guerra mondiale, verificatosi la mattina del 24 agosto 1942, che vide protagonista il reggimento italiano Savoia Cavalleria. Viene ricordata come l’ultima carica di cavalleria condotta da unità del Regio Esercito italiano contro reparti di truppe regolari. Per riuscire a far sganciare il grosso delle truppe italiane, la Cavalleria attaccò i sovietici, andando incontro impavidamente ai piccoli carri armati e alle truppe sovietiche. Giacomo Borlizzi ha raccolto la testimonianza di uno dei sopravvissuti a questa battaglia, che gli ha narrato di come loro tentassero, lui e i suoi compagni di Cavalleria, spesso riuscendoci, di saltare sopra i piccoli carri russi, gettando sugli stessi micidiali bombe a mano…per poi prendere a sciabolate la fanteria…e di come in quella follia guerresca lui si sentisse, in senso totale e assoluto, un unicum con il meraviglioso ed impavido animale che cavalcava. Grazie a questa folle corsa allo sbaraglio, che aprì varchi nell’esercito nemico, il grosso delle truppe riuscì a sganciarsi ed ebbe salva la vita. E furono diverse le medaglie d’oro assegnate al reparto di cavalleria…tutte alla memoria.

Me ne sono andato da quel luogo ben cosciente di aver scoperto un continente a me sino ad allora sconosciuto. Un continente molto affascinante, dove esseri di forme e dimensioni ben diverse, quando imparano ad interagire con amore e intelligenza, si donano moltissimo gli uni agli altri. Tornerò da quelle parti…per intervistare Carolina Cei, spero, anche perché in quel contesto era impegnatissima e non si poteva…e magari per farlo pure io, anche se fuori tempo, un giro in carrozza, con la disciplina degli attacchi!

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