La bella festa di popolo del Ciclismo raccontato: l’ultimo libro di Franco Bocca, «La Torino del “Cit”» alla sua prima presentazione in Montemagno.

Vado sempre molto volentieri a Montemagno, per la sua chiesa neoclassica che non è un gioiello ma mi piace lo stesso, per il suo castello arcigno e millenario, per i suoi panorami di Monferrato…magari per gustarmi gli agnolotti squisiti che lì producono. Ci vado e ogni volta dico che ci devo fare un articolo, su Montemagno, poi chissà perché finisco di non farlo. E non lo farò neppure ora, perché è vero che a Montemagno una passeggiata la faccio sempre, è altrettanto vero che stavolta ci sono andato per la presentazione di un libro…un libro sul ciclismo.

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O meglio: credevo fosse semplicemente la presentazione di un libro, sul ciclismo, scritto da un appassionato ed appassionante giornalista che di ciclismo se ne intende infinitamente, Franco Bocca…invece in realtà mi son trovato in mezzo ad una festa: la festa del popolo degli amanti del ciclismo! Debbo dire che sono rimasto parecchio spiazzato, all’inizio, perché sono abituato ad un altro tipo di presentazione – quando parliamo di libri – anche se a dirla proprio tutta avrei dovuto essere vaccinato alla diversità di un evento come questo da quanto ho vissuto e descritto nell’articolo https://www.alessandria24.com/2023/05/14/lepopea-alessandrina-di-quegli-eroi-armati-solo-di-due-ruote-e-infinito-coraggio-la-terra-dei-campionissimi-di-franco-bocca-presentato-a-casal-cermelli/ , dove Franco Bocca presentava, a Casal Cermelli il suo precedente libro, dedicato ai ciclisti famosi e non della Provincia di Alessandria La terra dei Campionissimi…dove c’era stato tra lo scrittore e il pubblico un rimando di ricordi e storie che andavano ben oltre alla mera presentazione di un libro, ed erano rimembranze di vita vissuta.

Quindi, che altro avrei dovuto aspettarmi a Montemagno, se non un’altra festa del Ciclismo? Montemagno che peraltro è il paese dove non solo Franco Bocca è nato, ma anche luogo dove organizza da ormai parecchio tempo una gara ciclistica… che dopo tre anni di stop a causa della pandemia, quest’anno è ripresa. Si tratta di una classica di inizio estate per la categoria juniores, che nel corso degli anni ha visto primeggiare atleti poi passati al mondo professionistico. La corsa assegna al vincitore il 21° Memorial Bocca & Roberto, voluto da Franco Bocca per onorare la memoria del papà Luigi, al quale purtroppo in seguito si è aggiunto il ricordo di Francesco Roberto, appassionato – e mecenate – che si era prodigato per l’allestimento delle prime edizioni della manifestazione. Una corsa che – lo stesso Franco Bocca mi ha spiegato – si svolge in un clima di festa e gioia che solo il ciclismo sa dare.

Così, dopo una breve, ma certamente molto attenta presentazione del testo da parte dell’editore, la signora Helena Verlucca, ecco l’appassionatissima prolusione di Franco Bocca, che, una volta presa la parola, praticamente non l’ha più abbandonata. Ha iniziato con una proposizione un poco amarognola. Guardando nella grande sala del cantinone, davvero gremita, ha detto: beh, osservo che di montemagnesi che conosco che ne saranno a malapena 14…è proprio vero che Nemo profeta in patria! Peccato, forse, ma poteva essere ben felice di una sala gremita, posti in piedi, davvero tantissima gente. Ed ecco la festa: lui che incomincia a salutare questo o quello, dalla “vecchia gloria” all’amico giornalista – sportivo – all’organizzatore di fatti ciclistici, al cugino di quello e all’amico di quell’altro…fantastico: mezz’ora di saluti, salutoni e abbracci…e così via, con Franco in piedi pieno di una incontenibile verve e felicità…e del libro ancora praticamente non si era detto nulla! Ma aveva importanza? In realtà il libro, La Torino del “Cit”, che è dedicato nel nome ad un grande ciclista del passato, Nino Defilippis, detto il Cit…si, proprio il piccolo, che anche se non ha mai vinto un’intera grande corsa a tappe come il Giro d’Italia o il Tour de France, ma ha vinto molte tappe, molte cose forse non fantasmagoriche,  ma certamente assai importanti. Dal libro riprendo le notizie della sua carriera: Professionista dal 1952 al 1964, vinse nove tappe al Giro d’Italia, sette al Tour de France e due alla Vuelta a España, un Giro di Lombardia, due titoli nazionali e la medaglia d’argento ai Campionati del mondo di Berna nel 1961. Ma riuscì ad essere competitivo anche nella classifica generale dei Grandi Giri, concludendo al terzo posto nel Giro d’Italia 1962, al quinto nel Tour de France 1956 e al settimo nel 1957. Nel 1956 inoltre riuscì a conquistare la classifica scalatori della Vuelta spagnola. L’impressione è che Franco Bocca abbia per quel ciclista – e quel mondo e quel tempo del ciclismo – una particolare affettuosità, una particolare predilezione…forse proprio amore. Certo, il suo libro che ha come sottotitolo Campioni e gregari nella Provincia più “rosa” d’Italia, quella di Torino, appunto, è strutturato un po’ come i precedenti, dedicati alle Province di Asti ed Alessandria: storia, aneddoti, interviste non solo di grandi o grandissimi campioni di Ciclismo, ma anche di quello che è il contorno atletico di tutto questo, ovvero tutta quella pletora di gregari e anche di grandi non-professionisti.

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Per presentarlo, la verve di Franco Bocca si scatena, in un colloquiare festoso e cordialissimo con molte persone del pubblico, soprattutto con il Campione Franco Balmamion, professionista dal 1961 al 1972, che è famoso anche perché vinse due edizioni consecutive del Giro d’Italia, ma senza mai vincere una sola tappa. Balmamion è seduto accanto a Bocca, sornione e sorridente, ma anche scherzoso, ironico e simpaticissimo, con il quale lo scambio di battute, di considerazioni e di ricordi è continuo e sapidissimo. Per me è tutto decisamente un po’ strano: le presentazioni di libri che frequento non sono così, conosco poco o nulla del mondo del ciclismo, la stragrande maggioranza dei nomi che vengono pronunciati – se non tutti – sono per me emeriti sconosciuti. Eppure mi sto divertendo davvero tantissimo, perché l’entusiasmo che si respira nel grande salone è assolutamente contagioso, e coinvolgerebbe chiunque abbia un minimo di amore per quella straordinaria cultura popolare di cui fa parte certamente la passione per il ciclismo. La stessa che anno dopo anno ritrovo nell’incredibile dedizione che tanto mio suocero (89 anni) e mio padre (96 anni) dedicano alle grandi gare ciclistiche che vedono  in TV, dalla Milano-Sanremo via via al Giro d’Italia, al Tour e alla Vuelta Spagnola, passando dalle terrificanti Parigi-Roubaix e il Giro delle Fiandre, che mi è capitato di vedere a tratti in TV, tra ciclisti che scivolavano sul Pavé, sporchi come cani e rabbiosi come vespe.

La festa continua, addirittura con un’intervista al volo che Franco fa ad una giovane e bellissima campionessa di ciclismo, Matilde Vitillo – ovviamente a me del tutto sconosciuta – cosa ovviamente decisamente non ortodossa durante una presentazione libraria… e poi ecco moltissimi applausi, sorrisi, entusiasmo e una lunga fila di gente che si è fatta autografare il libro di Franco Bocca, che era, giustamente, raggiante. Mentre si consuma il rito giocoso del firmacopie, mi avvicino a Helena Verlucca, la presentatrice, le dico scherzosamente che una presentazione così strana ma nello stesso tempo così festosa non l’avevo mai vista…lei mi sorride, con un filo di compatimento Ma il ciclismo, il ciclismo è così…mi dice…  si: il ciclismo è così, è una Festa Mobile, che attraversa le regioni e i paesi e le città, ed è una grande Festa Popolare, e Franco Bocca uno dei suoi profeti.

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