Coldiretti Alessandria: “Piano Lupo: troppi esemplari sul territorio, a rischio l’allevamento e la biodiversità”

Alessandria – Non è più rinviabile il Piano Lupo. Dopo aver raggiunto la soglia dell’estinzione negli anni ’70, la popolazione del lupo ora è in rapida espansione al punto da mettere a rischio il motivo stesso per cui la sua presenza è importante: mantenere la biodiversità. Con questi numeri, che provocano una situazione davvero al limite, si mette, infatti, a rischio la funzionalità degli ecosistemi provocando un disequilibrio ecologico.
E’ quanto afferma Coldiretti Alessandria alla luce dei dati che registrano oltre 900 lupi presenti nelle Regioni Alpine, in particolare nelle zone del Piemonte, della Liguria e della Valle d’Aosta e, soprattutto, sulle Alpi piemontesi ne sono stati stimati circa 600.
Sono i dati del monitoraggio nazionale pubblicato nell’ambito del progetto Life WolfAlps EU, in sinergia con ISPRA. La popolazione di lupi stimata, a livello nazionale, è intorno ai 3.300 esemplari, 950 nelle regioni alpine e quasi 2.400 lungo il resto della penisola.
Gli avvistamenti sul territorio alessandrino, basandosi sempre su dati del progetto “LifeWolfsAlps”, stimano la presenza di una quindicina di branchi distribuiti su tutta la fascia appenninica al confine con la Liguria e nelle aree basso collinari e pianeggianti, dal torrente Orba al fiume Bormida, confermando che i lupi si stanno muovendo sempre di più verso la pianura.
“I numeri confermano che il lupo, ormai, non è più in pericolo d’estinzione; per tale ragione è indispensabile che le Istituzioni definiscano un Piano nazionale di intervento, anche attraverso l’adozione di azioni straordinarie, che guardi a quello che hanno fatto altri Paesi Ue come Francia e Svizzera per la difesa degli agricoltori, degli animali allevati e della pubblica sicurezza – ha affermato il Presidente Coldiretti Alessandria Mauro Bianco -. Basti pensare che ci sono più lupi in Piemonte di quanti ne ha l’intera Svezia, tanto per fornire una proporzione di territorio, per questo il rischio vero oggi è la scomparsa della presenza dell’uomo dalle montagne e dalle aree interne per l’abbandono di migliaia di famiglie, ma anche di tanti giovani che faticosamente sono tornati per ripristinare la biodiversità perduta con il recupero delle storiche razze piemontesi, stante anche il costante incremento degli episodi di predazione”.
Altro obiettivo delle ricerche è conoscere l’uso che il branco fa del territorio, come si sposta e da quanti individui è composto, se si avvicina ai centri abitati, dove trova rifugio, come interagisce con le altre specie, proprio in relazione a eventuali predazioni degli animali al pascolo.
“Serve, dunque, responsabilità nella difesa, da parte delle Istituzioni e degli organi competenti, degli allevamenti, dei pastori e allevatori che con coraggio continuano a presidiare i territori e a garantire la bellezza del paesaggio, contro degrado, frane e alluvioni che minacciano anche le città. Il ritardo nell’affrontare il tema ipotizzando la possibilità di una convivenza non gestibile secondo gli attuali canoni, pregiudica la soluzione del problema dopo che i risultati dell’indagine hanno fornito elementi utili ad una revisione delle politiche di conservazione”, ha concluso il Direttore Coldiretti Alessandria Roberto Bianco.

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