Presentata ricerca sulle residenze per condannati con malattie mentali in Piemonte

Lunghe liste di attesa e pochi posti a disposizione: la situazione delle oltre trenta residenze per i condannati con malattie mentali in Italia è stata esplorata oggi in un convegno a Palazzo Lascaris: “Un percorso difficile e faticoso, che presenta criticità da correggere ma che va apprezzato per la capacità di affrontare la sfida storica di superare le misure restrittive in ambito di rei folli, gli autori di reato riconosciuti come malati mentali, che hanno diritto a un percorso sanitario e non penitenziario”. Così il garante regionale delle persone detenute Bruno Mellano riassume l’iter di Dieci anni di Residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza (Rems), che è anche il titolo della ricerca dell’Università di Torino presentata questa mattina nella sede del Consiglio regionale per fare il punto sul graduale passaggio dagli Ospedali psichiatrici giudiziari (Opg) alle Rems.

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Il vicepresidente del Consiglio regionale Daniele Valle ha portato il saluto istituzionale dell’Assemblea sottolineando la necessità di porre rimedio alle situazioni di sovraffollamento che da anni caratterizzano gli istituti carcerari, mentre il presidente della Commissione Sanità Alessandro Stecco ha annunciato l’istituzione di una Commissione d’indagine conoscitiva sui diversi aspetti della sanità penitenziaria e il prefetto Raffaele Ruberto ha sottolineato la necessità di concentrare e approfondire l’attenzione sui temi inerenti il carcere.

Moderati da Mellano, i professori dell’università di Torino Laura Scomparin, ordinaria di Diritto processuale penale, Marco Pelissero, ordinario di Diritto penale, Giovanni Torrente, associato di Filosofia del diritto e Georgia Zara, associata di Psicologia sociale hanno illustrato la ricerca, che prende in considerazione la realtà delle oltre trenta Rems presenti in Italia e si propone di fare il punto sullo stato di attuazione della riforma. Sul tema sono intervenuti anche il componente dell’Ufficio del Garante nazionale Alessandro Albano e lo psicologo Marco Zuffranieri, referente del sistema di presa in carico degli autori di reato con misure di sicurezza.

Una riforma – hanno sottolineato con sfumature diverse i vari relatori – in parte ancora da scrivere, come hanno a più riprese ricordato i giudici costituzionali e i giudici europei.

La situazione delle due Rems piemontesi – a Bra (Cn) e a San Maurizio Canavese (To) – è stata giudicata tutto sommato buona, anche se – ha sottolineato Scomparin – “il numero di posti all’interno delle strutture e soprattutto l’ampia richiesta di accesso che viene da parte della magistratura è difficile da soddisfare e contribuisce ad allungare le liste d’attesa”.

Tutti gli intervenuti hanno sottolineato l’importanza di conoscere a fondo lo sviluppo del percorso di superamento degli Opg per giungere ad un sistema avanzato e condiviso di presa in carico dei pazienti autori di reato: la sfida della ricerca è anche quella di alimentare la riflessione pubblica e le scelte dei decisori politici.

Hanno assistito ai lavori, tra gli altri, i consiglieri Silvana Accossato, Monica Canalis, Silvio Magliano e Domenico Rossi,  il Difensore civico regionale Paola Baldovino e il provveditore interregionale del dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria Rita Russo.

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