L’onere e l’onore di presentare un grande libro: “Ferrovie del Messico” di Gian Marco Griffi

Martedì scorso, nel tardo pomeriggio, nella bella sede de I Marchesi del Monferrato, nel Chiostro di Santa Maria di Castello (grazie infinite ad Emiliana Conti, la Presidente, che l’ha messa a disposizione), ho avuto un grande onore, soprattutto per uno che, come me, legge e ama i libri da talmente tanto tempo che praticamente non se lo ricorda più. Tanti ne ho amati, tanti talmente interiorizzati che sono entrati a far parte del mio essere, sono spicchi della mia anima. Questo, “Ferrovie del Messico” (Laurana Editrice), di Gian Marco Griffi, è uno di questi.

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È un testo incredibile, una sorta di immenso affresco narrativo che, partendo dalla stazione ferroviaria di Asti, anno 1944, disegna mondi e universi, in un’inesauribile fantasia, fra realismo, anche durissimo, e un’incredibile fantasmagoria. L’ho paragonato ad un grande tappeto coloratissimo, dove la trama è la componente realistica, e l’ordito la componente fantasmagorica, intrecciate in un inviluppo straordinariamente sapiente ed affascinante. Un libro indimenticabile. E io ho avuto l’immensa soddisfazione di presentarlo interloquendo con l’autore di questo libro, Gian Marco Griffi, che è una persona ironica, simpatica e sorridente…e dall’immensa cultura.

Poi c’è l’onere, perchè, oppsss, piccolo problema, l’attrice (fra le tante cose che fa) Silvia Perosino, con la quale avevamo organizzato le letture di brani del romanzo, che lei legge stupendamente…era completamente afona! Così le letture ho provato a proporle io, con Silvia che mi osservava tre lo scettico ed il divertito, rosicando non poco che non poteva leggere lei…e ce l’ho messa tutta, ma la monotonia della mia voce credo che alla fine abbia un po’ stancato tutti…beh tutti: il pubblico era limitatissimo, anzi risicato, anche se si trattava di un libro che ha vinto parecchi premi anche nazionali e di immenso valore. Mah? Colpa dell’autunno, della pioggia, della pigrizia? Magari non è stata fatta una buona pubblicità…magari non lo so.

Ora però vorrei, visto che alcuni amici che erano alla presentazione, lettori e scrittori a loro volta, quindi portatori di un parere assai qualificato, mi hanno cortesemente rimproverato di aver esplicitato troppo poco la sinossi del testo, provo a farlo qui, ricordando che, però, la struttura di questo immenso romanzo è assolutamente non lineare, è fatta veramente di fluttuazioni nel tempo e nello spazio, magistrali ed inquietanti, quindi quello che io vi descriverò ora in realtà non segue, nel libro, la stessa struttura cronologica, anzi…

In quello che è il quartier generale delle SS, a Berlino, un piccolo impiegato, Bardolf, riceve un libro in omaggio. Un libro fantastico dove si parla di un luogo misterioso, in Messico, Santa Brigida, raggiungibile solo via ferroviaria, dove parrebbe trovarsi un’arma straordinariamente potente, che potrebbe essere risolutiva per aiutare i nazisti a vincere la guerra. Dall’immensa struttura burocratica nazista, dunque, parte lo strampalato ordine di cercare di recuperare una mappa delle ferrovie del Messico…quest’ordine discende a spirale dalla Germania sino ad essere catapultato su un giovane (23 anni, beato lui!)  astigiano – un po’ sempliciotto – milite della Guardia Ferroviaria Repubblicana di Asti, tale Cesco Magetti, che soffre di un perenne e tremendo mal di denti.

Lui non sa, ovviamente, neppure da che parte iniziare, quindi dopo molti dubbi e nessuna certezza va in Biblioteca, ad Asti, dove incontra la giovane Tilde Giordano, una splendida ragazza, intellettuale e molto emancipata, che sarà una protagonista straordinaria del romanzo, la quale gli rivela che, sì, avevano lì un libro che probabilmente avrebbe potuto aiutarlo…ma è in prestito e non risulta sia stato mai restituito. Insieme ma anche separatamente, ne vanno alla ricerca, tra mille peripezie più o meno complicate, ma anche tra mille e mille storie di altri che si intersecano, si accumulano e si congiungono in un giardino dei sentieri che si biforcano di borgesiana memoria…e qui mi fermo, perché davvero non voglio svelare, per tutti coloro che avranno il desiderio e la fortuna di leggere questo straordinario romanzo, nulla di più di quello che avviene, che è tanto, tantissimo.

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Ma, in fondo, anche se c’era poca gente e la sera era fredda e piovosa…e se la sinossi non l’ho raccontata bene…beh, l’onore e il piacere di essere entrati, accanto e con il suo autore, nell’immenso mondo delle Ferrovie del Messico mi è rimasto nell’anima, in una serata novembrina per me indimenticabile…

 

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