La Capitagna e il Glifo alla conquista di Marengo: la presentazione del libro di Simonetta Gorsegno e Gianni Cellé nell’Auditorium del Marengo Museum.

Ci son stato talmente tanto tempo fa, in questo luogo davvero affascinante che è il Marengo Museum, che quasi ieri sera non mi ricordavo neppure più come e dove si entrava. Qualche perplessità, qualche piccola difficoltà per arrivarci, ma…ne vale veramente la pena! All’ingresso ci accoglie Efrem Bovo, Presidente giornalisti ufficio stampa Piemonte, che è addirittura raggiante nel poter esibire la bellezza, tra antico e moderno, del Marengo Museum. Il luogo è decisamente accogliente, fra mobili d’epoca e una bella caffetteria. Poi però, per la presentazione del libro di Simonetta Gorsegno e Gianni Cellé, che entra a far parte della nuova stagione di “Marengo di giovedì” ( la rassegna culturale che ha come splendida cornice, appunto,  l’Auditorium di Marengo), andiamo al primo piano della struttura. Nell’Auditorium, che è davvero bellissimo, accogliente e raffinato. Però! e io che manco ne ricordavo l’esistenza! Io che sono lì per fare da presentatore, e moderatore, fra questi due autori che sono diversissimi fra loro, ma che si sono incontrati ed uniti per la passione della trasposizione romanzesca della Storia. Che rimane Storia con la S maiuscola e diventa contemporaneamente storia con la s minuscola: la Storia raccontata come un romanzo d’azione, fatto di tante piccole storie, che è davvero molto trascinante.

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E inizio subito la mia presentazione degli autori e del libro con una gaffe: perché è talmente azzeccata la breve introduzione che fa lo stesso Efrem Bovo che, quando mi passa la parola, dimentico completamente l’educazione e ometto di ringraziare e salutare le persone presenti. Che figura…ma me ne renderò conto in un lampo solo a presentazione avviata e ormai il latte, ahimè, è versato. Che poi, rispetto alla prima presentazione alla Gambarina di Sabato 17 Settembre, molto è cambiato. Piercarlo Fabbio ne ha parlato assai ai microfoni di una storica Radio di Alessandria, Radio BBSI. Vi sono state varie recensioni, anche qui su Alessandria24.com. Poi molti lo hanno letto ed hanno avviato il sempre intrigante e funzionale “passaparola”.

Così, vista l’ormai diffusa conoscenza del libro, anche noi siamo più rilassati, davanti ad un pubblico più piccolo che in Gambarina, ma estremamente attento e interessato. Certo, un filo d’ansia c’è sempre, ma l’atmosfera è distesa e serena. Rimaniamo comunque fedeli all’assunto portante della prima presentazione, poi alle prossime si vedrà, ovvero di non svelare eccessivamente la vicenda romanzata, avventurosamente vorticosa e trascinante. Perchè in fondo la cosa complicata non sta mica nel fatto che la presentazione sia così difficoltosa: ormai con Simonetta e Cellé, lei la scrittrice romanziera, lui lo storico rigoroso, abbiamo uno splendido interplay, come musicisti jazz, che un po’ seguono un copione scritto e un po’ improvvisano. No, la cosa complicata sta appunto nel fatto di parlare del libro e stimolarne la lettura ma senza dire più di tanto, senza rivelare quasi nulla della trama e dei tanti colpi di scena che di concatenano nel testo.

Devo dire che ci riusciamo benissimo, anche se secondo me, me ne accorgo mentre osservo i volti dei presenti, quando passo la parola a Simonetta o Gianni, molti di loro il libro lo avevano letto o quanto meno sfogliato. Ma tant’è: parlare di un libro può essere simpatico e divertente anche se, anzi, forse proprio perché lo si conosce già. E così ecco che Gianni ci parla con la sua consueta appassionata erudizione (contenuta dalle circostanze, dato che non siamo in un convegno di Storici) dell’Alessandria dominata dagli Spagnoli, in quel lontano 1589: perché “la storia di Alessandria, in questo particolare momento storico è quella che più o meno vissero tutte le città d’Italia cadute sotto la dominazione spagnola, storia più triste che lieta, di decadenza più che di progresso”. E poi Gianni Cellé ci parla di Don Rodrigo, governatore di Alessandria in quel tempo (con lo stesso nome del signorotto crudele dei “Promessi Sposi”), la cui tomba lui stesso ha ritrovato in quel di Alessandria. E non è estremamente affascinante, tutto ciò? Storia e storie che si intersecano e generano vita l’una nell’altra!

Poi Simonetta che mi sussurra: “Leggi tu qualcosa su Elvira…” Elvira, la splendida protagonista: non me lo faccio dire due volte, e apro il libro nelle prime pagine: eccolo qui, il ritratto, riuscitissimo e molto evocativo, che Simonetta ci propone di Elvira: lo leggo, sperando di leggerlo bene: “Elvira era l’incarnazione della dolcezza. Aveva lineamenti delicati e due grandi occhi celesti e fieri che spiccavano in un chiaro incarnato. Era bella come i suoi vent’anni, ma altrettanto forte di fisico, con un portamento eretto e vigoroso come un fusto di gaggia”. Una descrizione splendidamente efficace, che fa venire il desiderio di leggerlo tutto, questo romanzo storico, no?

E, insomma, com’è andata? Benissimo, direi. E concludo dicendo che Efrem Bovo, che faceva appunto da supervisore e padrone di casa, quando è finito il tempo a nostra disposizione si è alzato dicendo: “Anche se staremmo ancora ad ascoltarvi per molto, il tempo della presentazione è finito”. Lo prendo per un complimento, no? Però mentre Efrem salutava tutti, ha visto che stavo assai in ambasce per poter fare ancora un’ultima domanda agli autori. Cavallerescamente me ne ha dato l’opportunità. E allora ho chiesto se, visto che il Romanzo a mio avviso è “aperto”, foriero di molte possibilità, i due contano di darvi un seguito. Ma non ho, non abbiamo avuto, una risposta chiara: “Mah, forse…ci stiamo lavorando…forse cambiamo genere…”. Nessuna certezza…ma qualsiasi cosa scriveranno i due, insieme, sinceramente… non vedo l’ora di leggerlo!

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