Incanto, disincanto e disappunto di Simonetta in India

Ieri sera, venerdì 12 novembre, sono stato, in ottima compagnia, a Casalcermelli (paesino che amo molto perchè c’è nato mio padre e mia nonna e un sacco di altri avi paterni…) perchè c’era la presentazione di questo libro…di cui vorrei parlarvi…
Al tavolo, insieme all’autrice, c’era una simpaticissima signora vestita di bianco (mi è stato detto che era la responsabile della Biblioteca del paese), che ha introdotto il libro e soprattutto la scrittrice, parlandoci degli articoli che Simonetta scrive per un giornale online, e dicendo una cosa molto giusta: le descrizioni di paesi e persone che Simonetta fa ci balzano agli occhi come se li vedessimo…
Ecco, è proprio questo il punto: il modo di scrivere di Simonetta, il suo stile, è riassumibile con un termine: EVOCATIVO. Il libro è diviso in 18 capitoletti che sono tutti (a parte l’introduttivo dal titolo già di per se assai particolare: “Presagi”) davvero intensamente evocativi: sia la descrizione, appunto molto vivida, di ciò che vedono gli occhi, sia l’intimo sentire di una viaggiatrice presa di incanto, disincanto…e disappunto!
Ma anche nel sua discorrere di ieri del suo libro, l’autrice ha saputo portarci in questa realtà indiana così densa di miseria e nobiltà, di feroci contraddizioni, di un senso del divino che noi non abbiamo più…perchè in India tutto è pieno di Dei! Perfino di una Dea, Karni Mata, i cui adepti adorano…i topi!
Ma ora vorrei meglio esemplificare il titolo di questo post.
Iniziamo dall’incanto. Attenzione, dalle pagine di Simonetta non viene fuori un’India “incantevole”…no, è un’India “incantatrice”: Jaiphur, la città cammeo, tutta rosa, Udaipur e il suo palazzo “che mi sembrava una miniatura”, Jeisalmer, città che appare come qualcosa di onirico, leggendario…solo i nomi di queste città hanno un fascino incantatore immenso…e quando leggerete come Simonetta le descrive, con leggere pennellate impressioniste, capirete ancor meglio,
Il disincanto: tutte le contraddizioni di una civiltà così sospesa fra una medioevo infinito ed una sfrenata modernità. Quasi in ogni capitolo, accanto ai palazzi dalla sfolgorante bellezza, ci sono turbe di miserabili, dove: “la povertà si preparava a colpire sventolando la sua bandiera: un flusso ininterrotto di immagini raccapriccianti e pietose…”
Del resto, Simonetta ci ha spiegato il titolo del suo libro, HORN PLEASE, che è di per sé esempio delle contraddizioni di quel popolo: in India è VIETATO suonare il clacson in città…ma su TUTTI i veicoli c’è la scritta “Horn Please”…e TUTTI suonano senza ritegno e praticamente di continuo, il clacson…immaginate in quale cacofonia si è immersi!
Infine: il disappunto! Che è legato soprattutto alla guida indigena di Simonetta: Lok. Che sa giusto biascicare qualche parola di inglese, che non sa descrivere nulla, che tenta in tutti i modi di estorcere denaro a Simonetta (anche con l’aiuto di complici truffatori)…e che…ma non vi svelo certo il finale…
Però è un personaggio straordinario! Per questo ieri sera ho chiesto a Simonetta se questo Lok fosse reale oppure un invenzione letteraria…lei un pochino è rimasta male per questa domanda, confermando l’assoluta realtà di questo individuo…ma il mio voleva essere un complimento: fosse stato un personaggio esclusivamente letterario, sarebbe stato un FANTASTICO personaggio, comunque…
Un’ultima chiosa: Simonetta nel suo discorso ha citato l’immenso Bruce Chatwin…uno splendido riferimento intellettuale per chi ama l’arte del viaggiare..
Pier Carlo Guglielmero
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