Aleramici (terra – ghenesis), romanzo di Alberto Busca ambientato nel Piemonte dell’Anno Mille

Il romanzo storico “Aleramici (terra – ghenesis)”, (LAR Editore in Perosa Argentina.Torino, pagine 263, euro 15,00), è un romanzo di Alberto Busca, autore con cui condivido le origini monferrine, più meno nella stessa porzione del glorioso marchesato, che ho avuto modo di conoscere in occasione dell’Indipendent Grand Tour nella tappa di ieri, sabato 17 luglio in Alessandria (viaggio – a tappe – alla scoperta dell’editoria indipendente piemontese e del prossimo Salone del Libro). Del romanzo mi riservo di scriverne in modo approfondito in seguito, ma mi è gradito segnalarlo alla lettura per due validissime ragione: la prima perché lo scrittore è persone schietta, che nella vita sa offrire un buon impatto umano ed in modo intelligente e conciso ha condiviso soprattutto la passione con cui ha affrontato l’argomento; la seconda sta nella scelta dell’ambientazione, perché il troppo sottaciuto Monferrato ha rappresentato per lungo tempo un elemento da cui potevano prescindere quanti nutrivano mire oppure necessitavano dell’appoggio delle Terre di Piemonte, prima che iniziasse, anzi anche durante l’avvio dell’epopea savoiarda. (primo capitolo della saga sulla dinastia fondata da Aleramo e sul Marchesato del Monferrato)

Dalla quarta di copertina “Aleramici è un romanzo storico, che inizia poco prima dell’anno mille. Racconta di vite che si intrecciano nel corso di diverse generazioni, plasmate, ognuna, da un’epoca e da un concorrere di eventi, che hanno obbligato a scelte azzardate, scontate, giuste o sbagliate, per quanto nella Storia il giusto o sbagliato non esistano.

Continua a leggere l'articolo dopo il banner

Aleramici racconta di una terra resa fiera dai suoi abitanti: dai suoi nobili e dai suoi contadini, dagli artigiani, dagli strozzini, dai frati e dai saltimbanchi, dai pellegrini e dai farabutti.

Aleramici è la storia di tutto un popolo che ha abitato il Monferrato, lo ha vissuto, lo ho ridipinto, lo ha bagnato del proprio sangue. Ci si può limitare a descriverlo come filari di viti dai tralci in controluce al tramonto, oppure tentare di andare alle radici di quelle viti, assaggiarne la terra, tenerne in mano le zolle calde; decidere se si tratti di sola terra o della storia delle vite di chi ci ha preceduti.

Print Friendly, PDF & Email