Alessandria uno dei 5 poli italiani di ricerca infermieristica

Decine e decine fra studi attivi, collaborazioni con enti (Irccs, università, ospedali italiani; International council of nursing: Consiglio internazionale degli infermieri, federazione di oltre 130 associazioni nazionali di infermieri fondata nel 1899 e sede a Ginevra; University of Pennsylvania di Philadelphia), pubblicazioni scientifiche, poster abstract, working paper. E poi un percorso formativo, attività di tirocinio e stage, pianificazione del percorso di inserimento degli studenti del corso di laurea in infermieristica durante la raccolta dei dati clinici, punto di riferimento per le attività scientifiche, aumento della produzione scientifica, aumento della reputazione aziendale, essere attrattivi per i finanziatori.
Protagonista? L’Urps (Unità di ricerca delle professioni sanitarie) dell’ospedale di Alessandria.
Dietro alla sigla c’è una figura che nell’arco di pochi anni ha registrato cambiamenti ed evoluzioni radicali: l’infermiere. Oggi è una professione a tutto tondo, il percorso di studio è universitario e la specializzazione è entrata nella quotidianità. L’ultimo salto di qualità è avvenuto nel 2018 con la nascita dell’Urps, progetto nato nell’ambito dell’Infrastruttura ricerca, formazione e innovazione (Irfi) dell’azienda ospedaliera.
Il coordinamento dell’Unità di ricerca è affidato a Tatiana Bolgeo, classe 1964, dottorato di ricerca in scienze infermieristiche e sanità pubblica e una esperienza professionale tutta interna all’ospedale del capoluogo, dalla geriatria dove ha iniziato a lavorare, alla chirurgia e infine alla neurologia.
Poi è iniziata una nuova esperienza professionale e di vita. «La nostra professione è cambiata radicalmente, l’assistenza personalizzata, a trecentosessanta gradi, del paziente – racconta – deve essere una normalità, se prima la cura era per compiti, ora deve essere per obiettivi, l’interdisciplinarietà deve appartenere alla pratica quotidiana così come la collaborazione con i medici, come è giusto che avvenga fra professioni sanitarie che hanno un solo obiettivo: la cura e l’assistenza ottimale al paziente».

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Una rivoluzione per la sanità di oggi? Sì, anche se le radici risalgono al 1800 con Florence Nightingale (nata il 12 maggio del 1820), considerata la fondatrice delle scienze infermieristiche moderne e una delle donne britanniche più influenti dell’epoca vittoriana. Florence Nightingale, scomparsa nel 1910, dedicò tutta la vita a trasformare il lavoro infermieristico con un approccio scientifico e orientato ai dati, individuando nelle infezioni ospedaliere una delle principali cause di morte e contribuendo a ridurre la percentuale dei decessi tra i ricoverati durante la guerra di Crimea. Ha fondati una scuola per infermieri a Londra che esiste ancora oggi.

«L’obiettivo – spiega sempre Tatiana Bolgeo – è attivare competenze specifiche in ambito metodologico e creare un luogo di riferimento per le problematicità, le criticità e anche i successi, strettamente integrati e correlati all’organizzazione infermieristica stessa, fulcro e centro dell’azione dei professionisti sanitari».

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