Deposito nucleare, Marnati: “La Regione ascolterà i Comuni”

TORINO – “Il parere del territorio per noi è fondamentale. Dobbiamo ascoltare gli enti locali e continueremo a farlo. Siamo gli unici, al momento, ad aver convocato il tavolo per la trasparenza, proseguiremo con questa attività, ogni due settimane, per dare tutte le informazioni e il supporto. A fine iter il Piemonte sarà chiamato, come tutte le regioni, per autocandidarsi, se non ci sarà la disponibilità di qualche Comune non daremo parere positivo”. Lo ha spiegato l’assessore all’Ambiente Matteo Marnati durante la seduta pomeridiana dedicata alla scelta del sito nazionale per le scorie nucleari.

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Il prossimo tavolo è convocato per il 10 febbraio e lì discuteremo anche delle compensazioni, il sito nazionale avrà un miliardo di investimento e occuperà 4 mila persone, è un aspetto che dobbiamo considerare. Sono contrario all’utilizzo di suolo agricolo, il Piemonte è conosciuto per l’eccellenza agroalimentare e questo è uno dei pochi settori in crescita. Sono stato in visita alla centrale di Trino, che è in fase di smantellamento, e lì ho visto un capitolo, chiuso, della storia industriale italiana. Ho chiesto a Sogin la possibilità di convertire la ex centrale in museo, l’unico al mondo di centrale dismessa, per preservare cimeli e tecnologie della storia industriale piemontese e italiana”, ha aggiunto.

La discussione del pomeriggio è stata l’occasione per ascoltare i sindaci dei territori coinvolti.

Antonio Magnone, sindaco di Rondissone, ha chiesto “maggior chiarezza sui criteri di idoneità della distanza dai centri abitati, non devono essere fissati per convenienza. I tecnici Sogin ipotizzano un km. Se avessero scelto un 1,5 km nessun sito piemontese sarebbe stato idoneo”.

Trino non vuol più essere il deposito provvisorio – ha spiegato il primo cittadino Daniele Pane – se il sito unico ricadesse in Piemonte chiedo senso di responsabilità a tutti. Siamo disponibili a individuare una soluzione alternativa, dando supporto tecnico. In primo piano deve esserci sempre la sicurezza dei cittadini”.

Saluggia è noto come il comune più nuclearizzato d’Italia, sono stoccati il 70% dei rifiuti radioattivi italiani. Le scorie sono praticamente sulla riva della Dora Baltea, chiediamo una scelta rapida”, ha dichiarato l’assessore Adelangela Demaria.

Gianfranco Gazzaniga, sindaco Bosco Marengo non è sorpreso “dalle scelte dei siti idonei, se ne parla da decenni. Perché 6 siti su 8 ad Alessandria? Rischiamo un impatto negativo anche sul turismo”.

Gianluca Colletti, sindaco di Castelletto Monferrato dice che “i tempi sono sbagliati per una scelta simile, ci è stato dato l’annuncio in piena pandemia. Non diciamo no a prescindere ma vogliamo far emergere nostre motivazioni, concrete, non ideologiche”.

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Perché i nostri territori sono stati giudicati idonei in così cospicuo numero?”, ha chiesto Martino Giovanni Pio Valdenassi, sindaco di Frugarolo. “La distanza di solo un km dal centro abitato non ci pare idonea. Abbiamo una linea ferroviaria dove passano merci pericolose e la nostra zona è soggetta ad alluvioni”.

Per Luigi Benzi, assessore del comune di Quargnento, “non si è tenuto conto dell’aspetto turistico dei territori Unesco” e infine Anna Andorno, presidente del coordinamento ambientalisti rifiuti Piemonte Vercelli (Carp) si è detta “preoccupata per la presenza di falde acquifere delicate”.

Numerosi gli interventi dei gruppi consiliari.

Alberto AvettaDomenico Ravetti e Domenico Rossi (Pd) hanno esortato “a non farsi trascinare nella trappola di Cirio, che oggi ha fatto un comizio e non un intervento. Non c’è nessun complotto contro il Piemonte, vanno fatti tutti gli approfondimenti tecnici e va trovata una comunità pronta ad accogliere l’eventuale sito”.

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Per Marco Grimaldi (Luv) “il Piemonte è già la discarica nucleare del nostro paese, dobbiamo fare di tutto perché i tempi e la scelta vengano fatti nella miglior maniera possibile. Conosciamo bene i “forza nucleare” di cui il partito del presidente ha sempre fatto parte. La giunta si metta a disposizione dei comuni per approfondire tutti i problemi”.

Il governo ha avuto il coraggio di pubblicare i documenti, è un punto di partenza e non di arrivo. Il deposito unico diventa un’opera utile e importante per paese, è importante il come e il dove realizzarlo. Chiediamo che sia realizzato nel migliore dei modi, anche sotto il profilo della legalità”, hanno spiegato Giorgio Bertola e Francesca Frediani (M4o).

In 5 anni nessun governo si è mai preso la responsabilità di decidere – hanno spiegato Sean Sacco e Sarah Disabato (M5s) – finalmente è iniziato un percorso di trasparenza. Ora la priorità deve essere la sicurezza della popolazione, la corretta informazione su questo percorso e il superamento degli attuali siti provvisori che si trovano in Piemonte, in zone pericolose ed esondabili”.

Carlo Riva Vercellotti si è detto “preoccupato perché temo che la Cnapi sia solo una risposta all’Europa che sta per sanzionare l’Italia, altrimenti perché intervenire in piena pandemia? Ribadiamo la necessità di un sito nazionale unico, garantiamo la sicurezza alla popolazione dei luoghi dove ci sono depositi temporanei, intervenendo su alvei fiumi, sponde, difesa falde”.

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Non possiamo scivolare nella tifoseria da stadio che usa questo argomento per farne una battaglia politica o elettorale”, è l’invito di Silvio Magliano (Moderati). “Ben venga mettere a disposizione le risorse professionali della Regione per verificare la mappa, il Piemonte ne guadagnerà in sicurezza. Riportiamo la modalità del dibattito pubblico sui territori, se sapremo gestire con responsabilità il cambiamento non lo subiremo”.

Per Mario Giaccone (Monviso) “bisogna partire da presupposti scientifici, ma anche dalla preoccupazione dei sindaci, per arrivare alla scelta più sensata possibile. La Regione deve monitorare che ciò avvenga, deve garantire un processo di scelta consapevole e non cavalcare le paure. Faro principale devono essere sicurezza e ascolto territori, in questo modo sono certo che potremmo arrivare a scelta responsabile”.

In conclusione Alberto Preioni (Lega): “Questa carta è stata buttata sulla testa dei territori in piena pandemia e ha fatto allarmare i sindaci. Il Piemonte ha già dato sul tema nucleare, dobbiamo gestire lo smaltimento che si protrarrà a lungo. Se ne parli ma a fine pandemia, il tema è importante e delicato. Ci sono territori disponibili a valutare ipotesi e non sono stati presi in considerazione”.

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