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Un Monastero che si trasforma in Teatro, Anna che si trasforma in Matilde (detta Tilde) e Silvia che ce lo ha raccontato.

Ho conosciuto Silvia Perosino, l’attrice protagonista di questa storia che vi sto per narrare, al Salone del Libro di Torino. L’ho conosciuta perchè è una Socia de “I Marchesi del Monferrato”, che tra l’atro si occupa di fare locandine, impaginare il giornale online dell’associazione…e molte altre cose. Me l’ha presentata Emiliana Conti, la straordinaria e vulcanica Presidente de “I Marchesi”, raccomandandomi, prima, di non dimenticarmi che trattasi di Dottoressa Laureata, in Storia dell’Arte perdipiù. Caspita, ho pensato io, chissà che persona formale sarà, questa Dottoressa. Errore: Silvia non mette mai davanti ai suoi discorsi il titolo di studio, è una persona che fa tantissime cose diverse, dalla grafica al teatro, dalle lezioni di Storia dell’Arte ad articoli, molto belli, su vari blog e siti Internet. Nelle sue parole non vi è alcuna formalità, semmai una grande passione per il suo variegato lavoro.

Poi sono andato ad Asti, il 16 Giugno scorso, dove Gian Marco Griffi, che è, guarda un po’, l’autore del testo che Silvia ci ha proposto domenica scorsa, dal singolare titolo (un po’ ermetico, anche) “Storiella anagrafica del Monferrato”, ha presentato il suo poderoso romanzo “Ferrovie del Messico”, di cui Silvia stessa ha curato la  illustrazioni di copertina e delle mappe presenti all’interno del libro. Ho conosciuto Griffi, che trovo straordinariamente simpatico, ironico e colto. Se vi po’ interessare, la cronaca di quella presentazione libraria la trovate qui: https://www.alessandria24.com/2022/06/20/il-coraggio-di-un-romanzo-immenso-le-ferrovie-del-messico-di-gian-marco-griffi/. E ho conosciuto Tilde. Perché la “Storiella” che ha rappresentato Silvia domenica sorsa era semplicemente la vicenda della nascita di Tilde, che doveva chiamarsi Anna e poi l’han chiamata Matilde (detta Tilde), che è anche una protagonista principale delle “Ferrovie del Messico.” Ah, per inciso, Gian Marco Griffi è stato intervistato dal noto e prestigioso programma radiofonico “Farhenait”, e “Ferrovie del Messico” è stato giudicato il “Libro del mese” di Luglio…Griffi caso editoriale? Per intanto Griffi molto soddisfatto della splendida performance di Silvia l’altra sera (entrambi sorridenti nella foto sotto).

Ma ora lasciatemi fare un bel passo indietro, e parliamo della “location” di questa e delle altre rappresentazioni teatrali che hanno caratterizzato, domenica scorsa, quel luogo meraviglioso ed incantevole che è Monastero Bormida. Che, per chi non lo ricordasse, è in Provincia di Asti, ma a non troppi chilometri da Acqui Terme. Di solito location è un termine che detesto, perché nato nel mondo del cinema e del teatro, poi usato per ogni cosa, dal pranzo di nozze alla festa della prima Comunione. Ma stavolta lo uso, credo, in modo assai appropriato, perché l’dea, vincente, era questa: sfruttare angoli, cantine, balconi e cantoni del borgo, proprio una location, quindi, per proporre una serie di rappresentazioni “rotanti”: metà spettacoli ad una certa ora, l’atra metà all’ora successiva, così da dare a tutti gli spettatori la possibilità di vedere tutte le proposte. Ovviamente le pièce teatrali erano brevi, come quella di Silvia, oppure frammenti di una rappresentazione normalmente più lunga ed articolata. Davvero un’idea ottima per questa proposta culturale originale e coinvolgente.

Ma poi, il posto in sé: domenica sera soltanto una delle persone che facevano parte della mia compagnia (tutti Soci dei Marchesi del Monferrato, tra l’altro) non era mai stata a Monastero Bormida…è scesa dall’auto, ha alzato gli occhi e ha detto, sic et simpliciter: “Ma qui sembra di essere in una favola”. Migliore rappresentazione per questo luogo davvero fantastico non saprei trovarne: una favola. Questo monastero che è un po’ castello che è un po’ maniero, un po’ residenza splendida ed imponente, un po’, nel concreto, il Palazzo Municipale di Monastero. Chi di voi legge questo articolo e conosce il luogo, non potrà che darmi ragione…chi non c’è mai stato…beh, consiglio vivamente di andarci, magari quando il benemerito FAI organizza una visita guidata. Del resto, basta guardare le foto che corredano questo articolo per rendersi conto, no?

Aggiungo altre due notizie: la partecipazione agli spettacoli era assolutamente gratuita! Io ed il mio gruppetto abbiamo cenato lì, organizzatrice la Pro Loco, ma mica era un obbligo. Peraltro abbiamo pure mangiato bene, per cui forse eravamo davvero dentro ad una favola.

E dopo cena, andiamo a vedere Silvia Perosino e la sua pièce monferrina. In questo articolo vi parlerò, da qui in avanti, solo e soltanto della performance di Silvia, della “Storiella anagrafica del Monferrato”, di Gian Marco Griffi che non solo era presente ma anche gongolava assai, e di noi che ci siamo divertiti moltissimo e abbiamo applaudito con convinto vigore.

In scena, semplicemente, una sedia e un tavolino. Un tavolino di campagna, con cartoline e n’a buta d’ven , una bottiglia di vino, ma anche una scatola di idrolitina. Che un tempo serviva per fare diventare frizzante l’acqua del rubinetto. Siamo negli anni ’40 del secolo scorso, la storia di sé stessa che Tilde racconta risale al tempo di poco successivo alla Marcia su Roma, del 1922. Tilde ci racconta che la volevano chiamare Anna, nome “paliodromo”, quindi il suo babbo va in municipio per così battezzarla all’anagrafe comunale. Ma trova un totale disaccordo da parte dell’impiegato del Comune, che gli impone, di fatto il nome Matilde (detta Tilde). E da qui il curioso e divertente racconto del perché Anna è nome detestabile ed anzi orrendo. E qui vi parlo di Tilde che racconta, e interpreta due uomini del Monferrato anni venti in modo spassosissimo. È elegante di un’eleganza retrò, affascinante nella sua semplicità.

Poi però cambia voce, cambia sguardi, cambia timbro a seconda di chi parla. Non è un monologo il suo, ma un dialogo riuscitissimo, coinvolgente al massimo grado. Che inizia da seduta, con fare tranquillo, ma poi si alza e si agita e gesticola e lancia sguardi fulminanti guardando gli invisibili personaggi del racconto che ci sta narrando e che noi pure un poco “vediamo”. Io scatto foto da inserire in questo articolo, e ad un certo punto lancio un’occhiata a Gian Marco Griffi, l’Autore, no? Che ha un sorriso a 32 denti stampato sulle labbra e gli occhi luccicanti per l’emozione. Sì, Silvia (o Tilde, fate voi) ci ha totalmente catturati, con la sua storia, ha saputo creare una suspense tangibile, quindi ci sta trascinando nel vortice di un racconto che non capiamo dove vada a parare. Che poi, insomma, la questione è questa: Anna avrebbe dovuto ballare, e poi sposare, il nostro impiegato dell’anagrafe, ma ha preferito ballare e poi sposare, un bel giovanotto in camicia nera arrivato fresco fresco dalla Marcia su Roma!!! E allora, come si fa a dare il nome Anna, femmina fedifraga e perduta, ad una bambina appena nata? Assolutamente meglio Matilde! Ma è “paliodromo” Matilde?, chiede  de il padre di Anna – Tilde al termine di questo dialogo che lo ha spossato…eccome se è paliodromo, lo rassicura, ignobilmente, l’altro.

Ma poi accade che nella famiglia di Tilde, almeno per un po’, la mamma continui a chiamarla Anna, perché lei ad Anna era rimasta, sino a scoprire tutto e tutto perdonare. Un finale sorridente e rasserenante, con l’ironica precisazione che sto “paliodromo” proprio non esiste, ma esiste palindromo, che c’entra con Anna ma non con Matilde, e comunque Tilde è rimasta Tilde e va bene così. E noi? E Griffi? Sorridenti, plaudenti, in una sorta di incantevole buonumore. Stringo la mano a Silvia, ancora sospesa in una sorta di trance artistico, Bravissima le dico, e tutti noi ce lo ripetiamo, e lo è stata davvero.

Ma non è mica finita qua, perché mica potevo finire la serata se non con una delle mie solite gaffe, no? Nel salutare Griffi gli dico: “bellissimo racconto, mi ha ricordato il miglior Stefano Benni” solo che per me è un grosso complimento, perché io amo moltissimo Benni…ma per lui non so mica…mah? Ai posteri l’ardua sentenza.

P.S.: quella sera abbiamo assistito a diverse altre rappresentazioni teatrali, abbiamo gustato le proposte della Pro Loco e altro…che starà tutto in un secondo articolo, che verrà pubblicato a breve.

Pier Carlo Guglielmero:
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