Alessandria Mia, un’opera che fa amare la città, la sua storia, le sue eccellenze

ALESSANDRIA – Un’opera figurativa che apre al ricordo, che mette a confronto voci ed epoche diverse, che insegna la storia e chi l’ha attraversata e continua ad attraversarla. E’ un insieme di stimoli per l’identificazione che è la base dell’identità e dell’appartenenza. E’ un modo, coinvolgente ed emozionante, per essere cittadine, e cittadini, orgogliosi di “Alessandria Mia“.
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Molto più di un quadro, che colpisce, attira, fa riflettere, aiuta l’inizio di tanti percorsi: al primo piano del Municipio del capoluogo, accanto all’ingresso dello studio del primo cittadino, nel cuore amministrativo, dove gli incontri sono la quotidianità, dove Alessandria vive nelle decisioni, nelle scelte, nei progetti. Cambia, si trasforma, ma resta fortemente ancorata alle sue origini, a ciò da cui tutto è iniziato, evolvendosi, eppure mantenendo un legame forte.
Alessandria Mia è un progetto, finanziato da Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria, ed è il dono di Zonta Club Alessandria per i suoi 25 anni di presenza, di azione, di impegno, “per dare voce alle donne – lo sottolinea, bene, la presidente Nadia Biancato – in una visione zontiana, che è quella dell’empowerment che valorizza l’autonomia, la sostiene nei suoi diritti, si impegna per rendere questo mondo un posto più sicuro”.
Un quarto di secolo rappresenta “un bagaglio significativo di esperienza“, fatto di ascolto, si sostegno di intervento, soprattutto tanti momenti per “conoscere, apprezzare persone, luoghi, attività, tradizioni passioni“. Tutto quanto si traduce in ‘Alessandria Mia’ ed è significativo che l’artista sia donna, Maria Chiara Signorini, affiancata dalla teatroterapeuta Tamara De Vecchi.

Due figure cruciali, conquistate da Alessandria. “Una città meravigliosa, poliedrica, grigia, ma colorata, perché il grigio riesce ad avere sfumature di un brillante e di un intenso inimmaginabile per chi non cammina nelle strade e nelle piazze, non entra nei negozi, non respira i profumi delle pasticcerie e delle gastronomie, non visita i musei. Noi ci siamo innamorate di Alessandria e, grazie alle persone, che hanno aderito, lo siamo ancora di più. E il risultato finale, “Alessandria Mia”, è, anche, un biglietto di amore di questo luogo verso il mondo”.
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Rivera, Gelindo, don Angelo, le aziende, la cucina
L’anima di Alessandria è uscita dalla narrazione di chi ha raccolto l’invito di Zonta e, con parole, oggetti, immagini, ha dimostrato che questo non è solo un luogo in cui vivere, ma è una realtà amata che, anche grazie a questo lavoro, deve diventarlo dagli stessi concittadini e concittadine, perché questo significherebbe occuparsi di lei, curarsi, contagiare tutte e tutti con questo amore.
Il risultato è un’opera stupefacente, complessa, luminosa, che accende luci nuove su Alessandria, diventa la migliore promozione, immediatamente a disposizione per varcare i confini e avvicinare sempre più persone, svelando frammenti di una città che racchiude in sé tutto il bello possibile e che, grazie a questa creazione unica, emerge nella sua grandezza.
Così ci sono le attività manifatturiere, eccellenze mondiali come Borsalino e Paglieri, ma anche Ida e la farina verde, ricavata dagli spinaci, è uno degli elementi utilizzati dall’artista. E aziende della torrefazione, dell’agricoltura, del commercio, e il legame con il passato sintetizzato nel cucchiaio d’argento.
C’è la cultura e ci sono le tradizioni, c’è il Gelindo. C’è movimento, perché questa è la ‘città delle biciclette’, una storia finalmente raccolta e narrata in un museo, ed evidenziata nel quadro con il ricordo della ‘Pista’, ma a muoversi sono anche i fiumi e quel rapporto di amore e odio degli alessandrini verso Tanaro e Bormida.
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C’è la solidarietà e c’è un forte senso di accoglienza, con le figure di madre Michel e Carolina Beltrami, di don Angelo Campora e di Lauretta Garavelli.
C’è lo sport, c’è un tempio come il Moccagatta, e un mattone dello stadio, sbriciolato, non poteva non essere in Alessandria Mia, insieme al “ragazzo d’oro” del calcio italiano, Gianni Rivera, nato in via Pastrengo e cresciuto sul campo in asfalto all’ombra del campanile di Santa Maria di Castello.
C’è il gusto, con i dolci, dalla Polenta di Marengo ai baci di Gallina e ai cannoli di Zoccola, la ristorazione, i bar, le gastronomie, i piatti, dagli agnolotti ai rabaton al bollito.
C’è, soprattutto, memoria e ricordo, attraverso i monumenti, come la Cittadella, gli hotel, come ‘Alli due Buoi Rossi’, dalle cui finestre si affacciò Pelé con il Santos, le chiese, i musei, le artiste e gli artisti.
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E, soprattutto, tante, tantissime donne, protagoniste attive, vivaci, vincenti di questa ‘Alessandria Mia’ che è patrimonio di tutte e di tutti. Un patrimonio di cui essere orgogliose e orgogliosi. Che, novità recentissima, ispirerà uno spettacolo musicale: quando si dice che il bello attira il bello.
