Il Germinale dell’Arte che si diffonde in Monferrato e le cellule giunte a Portacomaro
Succedono strane e memorabili cose in Monferrato. Tra quei confini un po’ labili, che la storia ci ha insegnato essere cangianti e a volte sfuggenti, accadono avvenimenti che parlano di Arte & Bellezza senza perimetro alcuno, ma, anzi, con la misura del vento, delle nuvole e delle colline di questa terra piena di meraviglia e che sa meravigliare. Ho scoperto da qualche anno il fascino – discreto ma non per questo meno incantatorio – della Casa dell’Artista di Portacomaro. E delle persone che hanno la caparbia e un bel po’ idealistica volontà di fare vivere quel luogo antico riempiendolo di bellezza; Carlo Cerrato, giornalista Rai in pensione (dice, ma io gli credo poco), che fa, organizza, propone e si diverte e si arrabbia e insomma costruisce universi…e poi la presenza del laboratorio artigianale di Viscé di Vincenza, che fra borse e collane e un laboratorio che sembra l’antro di una Masca di Monferrato, estrae un set di borse e valigie da un vecchio drappo si stoffa marchiato Armani. Sono portatori di un’arcana magia di collina quei due? E’ probabile. Il bello è che io ho l’onore e la fortuna di averli come amici, e mi mandano inviti e locandine e promemoria. E io, salvo tremendi impedimenti, ci vado. Sempre. Per il posto, le cose che vi accadono, la genuinità del loro essere in quel luogo, il calore dell’amicizia. Questa volta ci sono andato pieno di curiosità per quella strana e intrigante manifestazione che si chiama Germinale.
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GERMINALE – Monferrato Art Fest è una rassegna annuale di Arte Contemporanea itinerante e diffusa che si svolge tra le colline del Basso Monferrato dal 6 al 29 settembre. Scopo dell’iniziativa è la valorizzazione del territorio e del paesaggio come la promozione e il sostegno dell’arte contemporanea, attraverso mostre, residenze o sculture e installazioni open air, accompagnate da incontri, talk, iniziative divulgative e laboratori didattici realizzati nei vari comuni. Così si presentano sul sito www.germinale.art. Molto intrigante, no? Germinale è, dunque, in questa sua prima edizione, che promette assai bene, un evento che riprende il nome del settimo mese del calendario rivoluzionario francese, termine a sua volta tratto dal latino germinalis (da germen, “germoglio”), con il significato di “mese in cui germogliano le piante”. Germinale reca nel suo nome l’idea di rinascita, di germogli e di nuove foglie, che in questo caso diventa metafora più estesa di una rifioritura culturale dei luoghi attraverso i vari linguaggi espressivi dell’arte contemporanea.
Come in una diaspora di cellule germinali, appunto, che partendo dalla Chiono Reisova Art Gallery di Via Parma 66 D di Torino, vanno a spargersi in una notevole porzione del Monferrato astigiano. Così, questa proliferazione di frammenti di Arte contemporanea, coinvolge 12 Comuni, con in tutto 16 spazi espositivi, con ben 19 artisti in mostra più 4 artisti in residenza. Da Cocconato a Moncalvo, da Villadeati a Calliano, da Montiglio a Grana…e così via. Con, all’estremo sud di questo piccolo ma grande territorio, appunto Portacomaro. Dove ieri abbiamo potuto ammirare le opere di tre di questi artisti d’oggi: Roger Coll, Luca Coser e Jiri Hauschka – quest’ultimo l’unico dei tre presente personalmente – tutti e tre stimolanti di domande e curiosità, che ho in parte fatto ad un simpaticissimo Jiri Hauschka, ma anche ad Elisabetta Chiono, gentilissima Direttrice della Chiono Reisova Art Gallery. Mi sono aggirato, anche, con calma, fra le opere illuminate e solitarie, come faccio di solito durante gli affollati vernissage, quando tutti erano molto occupati nel ricco buffet che era innaffiato generosamente con lo squisito Grignolino della Vigna del Papa (che a dispetto del nome non appartiene al Papa, ma è stata piantata, dalla gente di Portacomaro, lo stesso giorno dell’elevazione al soglio pontificio di Papa Francesco).
A Elisabetta Chiono ho chiesto delle strane sculture ceramiche di Roger Coll, nato nel 1979 a Barcellona. Che mi hanno intrigato perchè mi veniva alla mente davvero la germinazione di qualcosa di legato intimamente alla terra, qualcosa di verminoso ma anche di metafisico, un sorta quasi di sacrale ma asettica forma di vita superiore che prendesse lentamente e faticosamente forma. Mi pareva che le ceramiche, pur nella loro immobilità, diventassero in realtà molto vive, fremessero di una vita propria come esseri alieni ma nello stesso tempo molto vicini al tormento costante dell’umanità, metafora di quel male di vivere che spesso si incontra… Mi è piaciuto quel loro ontologico silenzio, quella fatica di stare al mondo che mi pareva l’essenza del groviglio di forme di una nascita difficile.
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Nel mio gironzolare solitario e concentrato, ho anche cercato di comprendere e apprezzare la geometria giapponese di Luca Coser. Che è nato a Trento nel 1965. Ma ne ho apprezzato l’estetica non solo in quel rigore così essenziale, ma anche nei lavori dove le macchie che la rendono densa di un movimento molto intrigante, come ectoplasmi di diversi colori, il cui apice è il bianco. Macchie – o ectoplasmi – che si sovrappongono a qualcosa, che sotto quegli epifenomeni, vive una sua vita a parte, vera o inautentica che sia. Così appare che la sua modalità espressiva si articoli in un gioco di stratificazioni, dissolvenze e spostamenti di senso. La sua pittura, mi pare, parte in queste opere esposte, da un fondo di triste verità, di malinconica realtà, poi le macchie, nuvole o fantasmata che siano, ci portano al di là del confine tra figurazione ed astrazione. Cosicché quelle figure – esseri – così astratte, che coprono la realtà sottostante, appaiono a chi curioso osserva, presenze avvolte sempre da un silenzioso stato di sospensione.
Molto colorata e piena di una fantasmagorica vitalità è invece la pittura di Jiri Hauschka, l’unico dei tre presente personalmente. Si tratta di un pittore ceco, nato a Šumperk, che vive a Praga. Ho avuto il piacere e l’onore di scambiare con lui un poco di conversazione, di fronte a due sue dipinti bellissimi, dove davvero il senso delle stagioni che trascolorano da estate ad autunno, da gioia e luce a cupa malinconia e tormento, dove le figure umane sono minuscole in un paesaggio fiammeggiante e spesso corrusco, che ni ha ricordato un poco Friedrich e un poco Munch, ma ripresi con non banale originalità. Mi ha parlato del suo senso autunnale dei ricordi e della vita, dove si rispecchia grandemente. Gli ho parlato della bellezza immensa di ottobre in questo Monferrato, fra l’ingiallire delle vigne, il trionfo del vino, dei tartufi, dei cibi forti di gusto invincibile. Posso solo concludere invitando tutti ad una visita a questi germi di bellezza di Portacomaro. Io per me cercherò di visitare anche gli altri luoghi dove sono stati sparsi gli altri stupendi germi d’Arte, che impreziosiranno sino al 29 Settembre il Monferrato astigiano.
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