Lavoro, acquisti e tempo libero. La vita degli italiani è sempre di più online
La grande migrazione è iniziata. E stavolta non c’entrano flussi demografici, guerre e carestie. La migrazione di cui stiamo parlando oggi è una migrazione virtuale, fatta comodamente restando in casa e allo stesso tempo cambiando tutto di ciò che ci circonda. È la migrazione da un tipo di vita offline ad un altro specificatamente online, digitale, interattivo.
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Stiamo parlando di processo già in atto in altri settori, come ad esempio quello del gioco pubblico. Se nel 2016, infatti, i conti online erano appena 3 milioni, l’anno scorso si è toccata e superata la quota dei 7 milioni. Stessa crescita per i giocatori attivi sul web: 2 milioni nel 2016, più del doppio l’anno scorso. Un trasferimento che è stato accelerato e reso per molti versi definitivo dalla pandemia da Covid 19.
Lo dimostra anche il caso dell’e-commerce italiano, destinato a crescere anche nell’era del post Coronavirus. Stando a quanto si legge nel Report Annuale sull’eCommerce in Italia, oltre il 60% dei consumatori afferma che continuerà ad acquistare online almeno una volta al mese, mentre il 24% addirittura una volta alla settimana. Se calano gli acquirenti intensivi, aumentano invece quelli mensili, che rappresentano 8 italiani su 10. Ma cosa viene acquistato online? Soprattutto prodotti di moda, abbigliamento ed elettronica (che rappresentano oltre il 40% del totale), con il 33% rappresentato invece dalle scarpe e dalle calzature, il 32% dal settore del benessere e della bellezza e, sotto la soglia del 25%, troviamo gaming, food, medicine e prodotti per la salute.
Non solo acquisti, però, la migrazione online riguarda soprattutto il lavoro. Nel 2022, infatti, lo Smart working ha continuato ad essere una soluzione scelta in modo consistente nel nostro paese: 3,6 milioni di lavoratori da remoto, 500 mila in meno rispetto al 2021, ma con cifre comunque consistenti. Per il 2023, infatti, l’aumento farà arrivare il numero di lavoratori a 3,63 milioni, con il 91% delle grandi imprese italiane a impegnare per almeno 10 giorni di lavoro al mese i propri dipendenti a distanza. È quanto emerge dalla ricerca dell’Osservatorio Smart Working, condotta dalla School of Management del Politecnico di Milano, spiegata in questi termini dal responsabile Mariano Corso: “La diffusione delle iniziative di Smart Working negli ultimi due anni ha portato numerose organizzazioni e persone a confrontarsi con un modo di lavorare radicalmente diverso rispetto a quello adottato prima della pandemia”.
Una migrazione online che aiuta soprattutto il pianeta: con lo smart working, infatti, si riducono di 450 kg a persona le emissioni di CO2, con risparmi tanto per l’azienda quanto per il lavoratore. Il tutto grazie all’online e al digitale, che saranno sempre di più la casa del futuro.