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Il trionfo della luce fra amazzoni & amanti: la splendida mostra di Silvio Vigliaturo alla Casa dell’Artista di Portacomaro.

Ci sono delle cose che accadono del tutto casualmente, e poi però ti donano indimenticabile meraviglia. Io conoscevo il grande giornalista Carlo Cerrato solo di nome e di fama. Poi all’inaugurazione di Golosaria 2023, una quindicina di giorni fa, ho avuto prima il piacere di sentirlo presentare, seppure brevemente, il suo libro dedicato a MILLI, la moglie del grande pittore della Belle Époque, Boldini (di cui vi riparlerò appena terminata la lettura), e poi di sedermi a tavola con lui per conoscerlo meglio. Durante una conversazione memorabile, alla quale ha partecipato anche la scrittrice Mara Maffei, mi ha invitato ad andare alla Casa dell’Artista a Portacomaro, suo paese di nascita (si, lo stesso del Papa) per visitare la mostra del Maestro Silvio Vigliaturo, dal titolo assai intrigante: Una luce attraverso…titolo misterioso che ben si comprende visitando la mostra. Carlo Cerrato mi ha poi fatto uno straordinario regalo aggiuntivo: mi ha assicurato che avrebbe fatto in modo di avere anche il Maestro Vigliaturo alla mostra, per visitarla con lui e con le sue parole a straordinario commento delle sue opere. Fantastico.

Che poi la presenza di questo grande Artista contemporaneo a Portacomaro deriva anche dalla faccenda del Grignolino del Papa. Si, perché a Portacomaro ci sta La vigna del Papa, che produce il Grignolino detto Laudato, nome che cita un’enciclica di Papa Francesco. E domenica 20 dicembre 2022, nell’occasione della visita del Papa a Portacomaro, sono state stappate appunto le bottiglie di Laudato…la cui etichetta, per il 2022, è stata realizzata proprio dall’Artista di Acri (che però vive e lavora da decenni a Chieri) Silvio Vigliaturo, artista e maestro anche del vetro. Nella foto sottostante potete ammirare il dipinto che ha portato all’etichetta del Grignolino papale.

E allora eccomi li, seduto ad un caffè di Portacomaro, che già è un luogo assai bello di suo, fra le splendide colline dell’astigiano, con Carlo Cerrato, Silvio Vigliaturo e sua moglie Paola. Parliamo, ci conosciamo, io, lo confesso, sono assai intimidito, ma faccio finta di nulla e spudoratamente propongo a tutti di darci del tu, e loro di buon grado accettano. Ci son cose che a raccontarle sembra impossibile ma poi accadono: praticamente queste persone sono per me degli sconosciuti, ma sembriamo, tanto è il senso di piacevole relax, amici di lunga data. E se questa è stata l’emozione dell’inizio di un pomeriggio indimenticabile, alla fine di questo pomeriggio questo senso di affettuosa amicizia con tutti loro era davvero forte e tangibilissimo. Lo ripeto: fantastico.

Ora lasciate che vi esponga la sintesi di una visita ad una meravigliosa mostra nel cuore dell’astigiano, in un luogo incantevole e forse incantato, la Casa dell’Artista (di come sia fatta e di chi la abiti,  ho intenzione di parlarvene appositamente in un prossimo articolo), nella quale sono esposte e benissimo disposte parecchie opere, sia quadri che sculture, di questo grande artista del nostro tempo. Una visita indimenticabile perché accompagnato  dall’artista stesso. Che ha avuto, bontà sua, la pazienza di rispondere alle mie mille curiose domande. Ma il tutto è reso ancora più prezioso dalla presenza del padrone di casa, lo straordinario giornalista Carlo Cerrato, che di tanto in tanto ci ha incantati con i suoi ricordi professionali, che sono infiniti. Per concludere il tutto con una lunga e splendida conversazione, alla quale ha poi partecipato anche la simpaticissima Paola, che è durata ben più del tempo di visita alla mostra. Beh, il fatto è che con persone così poco comuni non si smetterebbe mai di…beh, di imparare, direi!

Intanto devo ringraziare davvero Silvio Vigliaturo, per la sua grande pazienza nei miei confronti, perché ha risposto con un sorriso (a volte ironico, certo) alle mie domande in merito alla sua Arte, anche quando dimostravano una certa qual stupidità. Ti fronte ad un quadro che mi piaceva moltissimo, gli ho scioccamente chiesto quanto ci ha messo, a dipingerlo. Lui, un po’ ironico e un po’ sardonico mi ha spiegato, con un sorriso: Con una risposta un po’ cattiva, ma solo un po’, potrei dirti: ci ho messo tutta la vita!. L’ho guardato e… Ho capito… gli ho risposto, senza più altro attendere né altro domandare, in merito al vero tempo che serve quando si crea un’Opera d’Arte…

Però devo dirvi che c’è qualcosa di davvero particolare che ho provato visitando quella mostra. Ovvero; l’Arte del Maestro Vigliaturo è decisamente empatica con la mia visione di Arte del nostro tempo: sento miei i suoi quadri e mie le sue sculture come non mi accade spesso, con le opere artistiche di questa nostra complicata contemporaneità. Aggiungo: è proprio la visione artistica di Silvio Vigliaturo che sento molto nelle mie corde. Ad esempio, nella prima parte della mostra, molte delle sue opere hanno lo stesso titolo: Gli amanti…il Maestro mi guarda e…mette le mani avanti: Guarda – mi dice – che io non intendo Gli amanti nel senso spesso fedifrago e deteriore della parola, come viene usata dai moralisti, ma come due esseri umani che vivono pienamente la gioia della passione amorosa… Lo guardo, percepisco la sua visione della questione, che difende a spada tratta…gli rispondo e lo sorprendo: Guarda – esordisco a mia volta – che io la penso esattamente così – gli rispondo – ho difeso con veemenza questo concetto in molte discussioni…gli amanti della carta dei tarocchi, gli amanti come unione meravigliosa e senza senso alcuno di adulterio… e le tue opere rappresentano esattamente quello che penso! Nei suoi occhi leggo un notevole stupore, mi sorride…sarò presuntuoso, ma credo sia proprio in quel momento che diventiamo amici…

Che poi oltre ai quadri, che mi piacciono tantissimo, ci sono le sue magiche sculture in vetro. Ma come le fai, tecnicamente intendo? Gli chiedo. Beh, il vetro, caldo il giusto, le forbici per tagliare, i guanti per non scottarsi… Già…e la tua creatività e il tuo occhio d’artista…penso io, ma non lo dico. E tra gli Amanti c’è una coppia di statue davvero spettacolari, perché al vetro il Maestro ha unito al vetro, con strabiliante bravura, autentico argento e altrettanto oro, che rifrangono la luce che le accarezza con effetti di una bellezza sorprendente. Nelle stanze piene di bellezza, però, non ci sono soltanto i luminosi Amanti, ma anche parecchie altre opere, a volte enigmatiche…ma in un senso assolutamente intrigante, fatto di attenta ed autentica curiosità.

Come una serie di ciottoli neri sparsi su un tavolo con due piccoli inserti dorati dentro…le ha chiamate Pepite, e l’oro inserito è vero oro, grezzo come quello, appunto, delle pepite. La spiegazione che mi ha dato di questo è stata un po’ enigmatica anch’essa, e allora vi dico cosa penso io, di questa opera singolare, e se all’Artista non va proprio la mia interpretazione, vorrà dire che mi telefonerà arrabbiatissimo (!!): penso che quei ciottoli neri con quelle cose che sembrano, apparentemente, impurità, ma sono oro, forse rappresentano, ancora una volta, due amanti che, nelle oscure vicissitudini di ciottoli trascinati dalla corrente, sono insieme e insieme svelano l’oro: la bellezza del vivere innamorati.

Altre opere del Maestro decisamente enigmatiche sono le due che vedete nella foto sottostante. Confesso che le ho osservate con genuino stupore, senza minimamente capire cosa rappresentassero. Al mio solito curioso domandare la sua – paziente – spiegazione, davvero particolare: Se sei in spiaggia e ti sdrai al sole e chiudi gli occhi cosa vedi? – mi ha detto – io devo aver fatto una faccia talmente bovina che ha proseguito: Vedi delle strane luci anche con le palpebre serrate…io ho provato a riprodurle in queste due sculture… Singolare davvero questo tentativo artistico…e particolari altrettanto queste opere, dall’incredibile luminosità…

Andiamo al piano superiore, dove la mostra continua. Qui trovo due sculture particolari, che affiancano da un lato un bellissimo quadro nero su bianco, dall’altro uno dove il rosso è il colore preponderante sulla tela. Entrambi magnifici. Le sculture sono le Amazzoni… donne guerriere dallo sguardo un po’ triste, monoliti dalla presenza che sa di estrema antichità…perché mi viene in mente Medea di Pasolini, con l’adorata Maria Callas…beh, perché le Amazzoni stanno appunto nella vicenda della ricerca del Vello d’Oro, degli Argonauti. Lo dico al Maestro, ma lui mi dice che l’ha soprattutto colpito la vicenda di Ippolita e delle Amazzoni narrata nell’Eneide, che si recidono un seno per poter usare meglio arco e frecce. La straordinaria generosità delle donne. Quella sala ne è piena, perché ci sono nei quadri figure materne, figure d’amore. Bellissime.

Ed in fondo, fra due ombrellini in vetro addossati alle finestre, che spargono una luce gioiosa, due figure diverse dalle altre. Due musicisti. Questo è Jimi Hendrix – mi spiega – l’altro un sassofonista napoletano ma con padre straniero… – ma certo, James Senese, quello dei Napoli Centrale – interloquisco…mi guarda con sincero stupore… Sai che sei il primo che ci azzecca? Capisco dal suo sorriso che ho riguadagnato qualche punto, dopo tutti quelli che ho perso nel mio fuoco di fila delle tantissime domande che gli ho fatto. Ma nel definire questa sala io la chiamerei comunque La sala delle Madri, come quelle raffigurate nel quadro sottostante, a mio avviso strepitoso.

Come vi ho detto, dopo la visita abbiamo proseguito con una indimenticabile conversazione, con il Maestro, Carlo e Paola, che non posso e neppure voglio trascrivere qui, ma che rimarrà per sempre preziosa nel mio cuore. Prezioso come un suo libretto, che il Maestro mi ha donato, Pensieri & Graphics, sul quale ha apposto un prezioso saluto con un suo disegno originale, creato sul momento, che rappresenta, credo, il mio volto stupito davanti alla sua Arte. Io da parte mia sono uscito quella sera dalla Casa dell’Artista davvero con addosso un senso di grande bellezza. Improvvisamente mi sono accorto di aver completamente dimenticato che avrei dovuto andare via da lì almeno un paio d’ore prima, per assistere ad un Concerto per pianoforte in un altro luogo fra le colline…ma non ho rimpianto neppure per un istante di non essere andato a quel concerto…

 

 

Pier Carlo Guglielmero:
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