Un territorio certamente molto esteso dove, forse proprio per questa ragione, hanno avuto i natali tanti artisti, pittori e scultori, anche nella seconda parte del XX secolo, molti dei quali di rinomanza non solo nazionale, sono protagonisti attivi di alcuni movimenti d’avanguardia che hanno caratterizzato e lasciato un segno indelebile nelle espressioni d’arte del Novecento.
La mostra, che di compone di un centinaio di opere, prende avvio con dipinti e sculture realizzati negli anni ’50 appartenenti alla tradizione post impressionista, letture di paesaggio sovente realizzate en plein air realizzate da artisti come Carrà, Peluzzi, Manzone, Quaglino, Onetti, Terzolo, le sorelle Formica, Boetto, Platone, Bellotti, il chiarista Deamicis, Sassi, Valinotti e Marengo per citarne alcuni. Altri sviluppano una ricerca personale astratta e polimaterica come Gallizio o con l’impiego di una originale variazione figurale come Tanchi Michelotti, oppure post futurista e post cubista come Morando e in alcune occasioni Cuniolo.
Figurativi o astratti sono anche gli scultori Ferrari, Poggio, Marchese, Spinoglio, Unia, che si esprimono con tecniche e materiali differenti come la creta, il bronzo, la ceramica e l’acciaio.
Sempre nello stesso decennio la città di Torino ha il pregio di ospitare una serie di rassegne che consentono un confronto tra poetiche e ricerche espressive nostrane con quelle d’oltre alpe. Nascono così tra i giovani artisti le prime esperienze informali che lentamente si propagheranno e resteranno in atto per alcuni decenni su tutto il territorio nazionale
Alcuni degli artefici di questa sezione sono Pace, Leddi, Boschi, Bisaccia, Levrero, Quaglia, Ciuccetti, Reviglio e in scultura Garelli e Rosso.
Sono rappresentati artisti di derivazione pop come le camicie ingrandite di Fissore e i racconti tra il pop e il fumetto di Ferraris , ma soprattutto non mancano coloro che si rifanno dell’ arte povera, un movimento nato e sviluppatosi proprio a Torino, movimento al quale partecipano artisti di tutte le province da Carrea che utilizza supporti poveri sui quali interviene con minimi segni a Marchelli che associa segni, materiali e colori a stimoli provenienti dalla musica e MAC (Gian Luigi Delpin) che riproduce elementi naturali con materiali eterogenei.
Affini alla fantasia sconfinata, alla musica, alla moda femminile e al teatro sono i lavori di Coffano, i collages di Fresu, le invenzioni figurali di Colombotto Rosso o le sculture ingigantite, ma lievi di Tamburelli.
Infine esiste ancora una sezione in cui sono raggruppati gli artisti la cui ricerca si è snodata dalla rappresentazione didascalica e fotografica di Berruti alle dispersioni nello spazio di De Luca, il testo che diviene forma in Fallini, oppure dall’astrattismo verso una modulazione informale di Francia, la scultura colorata di Balbo, oppure geometrie ed estroflessioni come in Surbone, Orsi e Cordero, le prospettive tridimensionali di Mega e infine l’esperienza optical di Ravotti e le fotografie di Fossati, Cazzola e Decorato.
La curatela della mostra è affidata a Mauro Galli, Rino Tacchella e Cinzia Tesio, critici da tempo attenti a quanto avviene sul territorio e ai quali in passato sono già state affidate esposizioni in cui sono stati proposti artisti attivi all’interno del territorio, appartenenti a generazioni diverse.
La mostra è corredata da un catalogo in cui ai testi critici segue la riproduzione a colori di tutte le opere esposte.