Il bellissimo “Ultimo Valzer” per Betti Zambruno: il travolgente concerto dei Tre Martelli all’Ambra, per i 45 anni di musica insieme.

L’hanno nominata parecchie volte, la loro cantante storica, la bravissima Betti Zambruno, durante il concerto all’Ambra dello scorso 4 dicembre. L’hanno nominata per la sua assenza, dovuta ad una malattia, con sincero rimpianto…quando hanno detto che senza di lei non avrebbero neppure fatto il tradizionale concerto di Natale, allora ho compreso che sicuramente si trattava di qualcosa di assai grave. Ogni volta c’era nelle voci sia del “portavoce” del gruppo, Enzo Conti, che di Vincenzo Chacho Marchelli (che quando canta esibisce una splendida voce semi-tenorile dal timbro autenticamente popolare), una nota di accorata preoccupazione per lei. Quando hanno chiesto a tutti noi un applauso per Betti, la risposta è stata un applauso scrosciante, lungo e commosso. Pensavamo tutti a quella voce, Chacho per primo, la voce di Betti, vera e straordinaria musa del canto popolare piemontese. Che, purtroppo, pochi giorni fa, ci ha lasciati, a soli 67 anni.

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E allora, come non pensare che quel concerto travolgente e stupendo dei Tre Martelli, che ho avuto il piacere di vivere all’Ambra all’inizio di dicembre, non sia stato una sorta di involontario ma presago omaggio, di saluto, di “Ultimo Valzer” per questa cantatrice popolare, ma di altissima caratura musicale? E come non farsi venire alla mente la versione di Baron Litron di Betti Zambruno, cantata nel 2017 al Museo della Gambarina (la potete ascoltare al seguente indirizzo: https://www.youtube.com/watch?v=jSuWLKUJSjg)? Una versione dolce ed appassionata, dove ogni strofa di questa lunga ballata assume una luce unica ed indimenticabile.

Eh sì, Betti era dotata di una voce dal timbro davvero inconfondibile, molto duttile ed avvolgente, che possiamo riascoltare, ad esempio, nelle incisioni con lo storico gruppo alessandrino La Ciapa Rusa, dove esprime tutte le sue notevoli doti interpretative. Ma Betti ha anche cantato con il gruppo Kyle Na No e con I Fiati Pesanti, quest’ultima una band astigiana con cui ha inciso due CD. Ma credo importante non dimenticare i due meravigliosi CD di ballate piemontesi: Canté Bergéra(2002) con il gruppo Bartavéla e Al lung de la Riviera(2003) con Tendachent, entrambi per l’etichetta Folkclub-Ethnosuoni.

Ma resta in tutti noi il ricordo della sua partecipazione al gruppo de I Tre Martelli, con cui ha inciso diversi CD, tra cui quello per i 40 anni del gruppo, che molto sta girando nel mio lettore in questi giorni e, nel 2012, lo splendido omaggio al grande poeta dialettale Giovanni Rapetti, a cui ha donato la musica, adattissima, Andrea Sibilio, Cantè ‘r paròli (Felmay Records). Cito ancora, soltanto, il CD del 1914 Ansema, a cui ha partecipato il grande Gianni Coscia.

E il concerto del 6 dicembre? Non mi sbilancio affatto nel dire che è stata un’esperienza fantastica e travolgente! Basti dire che dopo due ore e venti minuti di musica, avrei voluto ascoltarli ancora e ancora…e come me tanti che in sala applaudivano entusiasti. E pure loro, sul palco, avrebbero volentieri continuato, eccome! Io ero seduto accanto ad una simpaticissima signora che aveva spesso partecipato alle serate musicali dei Tre Martelli ballandone le musiche e le danze, per cui non solo mi aiutava a capire meglio le varie danze che si susseguivano, ma insieme si commentavano (beh, a bassa voce, senza disturbare…almeno, non troppo) i brani e le interpretazioni. Che loro hanno iniziato, musica e lettura, con la loro più lontana origine, la nascita del loro nome stessa, con il racconto della “Leggenda dei Tre martelli”. Poi però, dopo questo inizio un po’ didascalico, via allo scatenarsi di un repertorio vasto e coinvolgente. E allora via con il Brando (o Sbrando), ballo che si fa in cerchio, tenendosi per mano, originariamente di origine dei Roeri, importato proprio dai Tre Martelli nell’alessandrino, ma anche con le danze monferrine o quelle alessandrine, che poi, ci spiegano, in fondo sono la stessa cosa, solo che a Genova le chiamavano alessandrine perché i monferrini non gli stavano simpatici per nulla!

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Sì, quella sera i Tre Martelli erano in gran forma davvero. Sul palco c’erano Matteo Dorigo e Francesco Giusta alla ghironda, Andrea Sibilio al violino, Renzo Ceroni alla chitarra e bassetto, Paolo Dallara alla cornamusa e flauto, Vincenzo Chacho Marchelli…beh, alla voce, ed infine, last but not least, Enzo Conti alla fisarmonica. Con l’aggiunta di Elisabetta Gagliardi, voce profonda ed affascinante, in alcuni brani e, nel finale ecco anche della voce di Bernadette Da Dalt. E quindi ecco una serie di brani uno più bello dell’altro, fra stupende ballate come Fior di tomba, eseguita dalla splendida voce di Elisabetta Gagliardi, al già citato Baron Litron, ma anche la particolare scoperta di Là ‘nsla tera benedia, una ballata sconosciuta, ma arrivata dall’Argentina, da un emigrante piemontese, per poi dire de il Galantone, canto, ci spiegano, raccolto da Franco Castelli a Carpeneto. E poi i canti da osteria, trascinanti e divertenti, come la fantastica Il Fernet (dove Chacho impugna i piatti della banda) e la trascinante Se la vedessi, con Chacho davvero scatenato, insieme a Bernadette Da Dalt e Elisabetta Gagliardi che coinvolge tutti quanti per cantare il magico ritornello (tanto che iniziano il brano in mezzo al pubblico, per trascinarlo!)…per concludere con una versione, a palco pieno di tutti gli ospiti, con quel brano magnifico che è Guarda la luna! Ascoltare per credere!

E poi…Gianni Coscia. Che io conosco e apprezzo soprattutto per il suo Jazz, sia in disco che live. Infatti…infatti se nel concerto fa un paio di brani notevoli, fra cui uno in uno stupendo duetto con Chacho, Gianni Coscia è stato il vero protagonista nel finale. Perché un Brando, proposto nel corso degli anni moltissime volte, è stato presentato in una versione arrangiata appunto da Gianni Coscia, secondo i dettami del più avanzato jazz contemporaneo…una meraviglia…che però…però ho notato che, mentre faceva andare me in visibilio, quella musica lasciava piuttosto perplessa la mia vicina di posto (ma non solo lei), che faticava a riconoscere in quegli strani suoni i suoi amatissimi Tre Martelli. Ora, a ricordarla, quella musica così profonda e cangiante, mi pare di poterla definire come un omaggio imprevedibile alla grande Betti Zambruno, una sorta di trenodia funebre poetica e dolcissima.

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E allora lasciatemi terminare con un saluto, ancora, alla grande Betti Zambruno, con le bellissime parole iniziali del brano Ra memòria dra stèila (la memoria della stella) di Giovanni Rapetti – che potete trovare, e caldamente ve lo consiglio, all’indirizzo https://www.youtube.com/watch?v=2JRs6pRuSUo – tratto dal disco Cantè ‘r paròli.

Finija ra cumedia, zmurtè ‘r luci / u gir di pas, er cant dra via-cruci / u reji e u seriu e ’r pianzi, ‘r pirgatori / l’infèr e ‘r paradiz pèinsji anvà ‘t vori. / Que ra memòria à scricc listòrji fòli / i sògn dra gèint, di can, ‘r baurè, ‘r paròli / ‘m j’ àn dicc i viv, pre i mòrt, prima ‘d scumpari / stòrji du sù, dra len-na, dusi e amari.

Leggete come suonano bene nel dialetto più puro – e con che dolcezza le canta Betti – quelle parole che in italiano fanno così:

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Finita la commedia, spegnete le luci / il giro dei passi il canto della via crucis. / Il ridere e il serio e il piangere, il purgatorio, / l’inferno e il paradiso pensali dove ti pare. / Qui la memoria ha scritto storie folli: / i sogni della gente, dei cani, l’abbaiare, le parole. / Me le hanno dette i vivi, per i morti, prima di scomparire / storie del sole, della luna, dolci e amare.

Addio a Betti Zambruno e al suo canto pieno di meraviglia, che sarà comunque sempre con noi…grazie per la straordinaria serata di musica e arrivederci ai Tre Martelli, al prossimo concerto, e ancor di più a quello dei loro primi e bellissimi cinquant’anni.

 

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