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Ti presento un autore: Gianluca D’Aquino con “TRAIANO – il sogno immortale di Roma” e “Storia di un quadrifoglio che non sapeva di esserlo”

Domenica 27 novembre, alle ore 16.00, presso la Biblioteca civica, nell’ambito della
rassegna “Ti presento un autore – I libri e le storie a Fubine Monferrato”, sarà ospite lo scrittore
D’Aquino Gianluca, che presenterà i suoi romanzi “TRAIANO – il sogno immortale di Roma” e
“Storia di un quadrifoglio che non sapeva di esserlo”, dedicando alcune battute anche al romanzo
distopico “EXTINCTION – Ultima luce”.
Nel corso dell’evento, l’autore dialogherà con la scrittrice Silvia Vigliotti, addentrandosi nei temi
della biografia romanzata dell’imperatore romano Marco Ulpio Traiano, ripercorrendone la vita e i
grandi successi politici e militari, e del suo più recente romanzo di formazione, una piccola guida
per condividere l’amore, nata al tempo della pandemia, in un momento storico in cui la vita di
coppia è stata messa alla prova dalla surreale esperienza del lockdown.
“TRAIANO – il sogno immortale di Roma”, romanzo pluripremiato e finalista al celebre premio
“Fiuggi Storia”, ripercorre la vita di Marco Ulpio Traiano, vissuto a cavallo fra il I e il II secolo,
dall’infanzia ai grandi successi militari in Germania e in Dacia, fino allo scontro con i Parthi, ai
confini dell’impero, dove nessuno era mai arrivato prima e oltre i quali nessuno fu più in grado di
andare. Traiano restituì a Roma un senso di civiltà per molto tempo perduto e la portò in quella che
sarà ricordata come l’età aurea, passando per le grandi riforme in ambito civile, amministrativo,
economico e militare. Basata su solide fonti storiche, l’opera è al tempo stesso biografia e romanzo,
e narra di intrighi, amori, amicizie e battaglie rivolgendosi a ogni genere di lettore. Il romanzo nasce
dall’infatuazione dell’autore per gli studi sull’edificazione della Colonna Traiana condotti
dall’amico scultore, di fama internazionale, Claudio Capotondi.
«Marco Ulpio Traiano è passato alla storia come l’Optimus princeps di Roma» spiega l’autore
«l’imperatore che interpretò il proprio ruolo come servitore di Roma, con l’umiltà dell’uomo del
popolo, riuscendo a ottenere risultati mai raggiunti in tutti i campi della pubblica amministrazione
dell’epoca, facendo di Roma la Capitale del Mondo. Nonostante siano trascorsi 1900 anni dalla
sua morte, la memoria di Traiano risplende ancora nel cuore di Roma, come ci ricorda la colonna
coclide eretta in suo nome da Apollodoro di Damasco. Traiano fu il principe di Roma e dei romani,
che sostenne anche impegnando il personale patrimonio, consegnando ai cittadini dell’impero un
benessere ampio e diffuso. Mi piace immaginare che quel tempo sia stato un sogno, forse troppo
dolce e delicato per poter attraversare le epoche che ci hanno condotto ai giorni nostri. Sarebbe
meraviglioso se quell’amministrazione così illuminata potesse essere davvero qualcosa di
immortale, tanto da potersi applicare anche oggi, in quest’epoca così complessa per la politica e la
società».
«“Storia di un quadrifoglio che non sapeva di esserlo” è invece un racconto sulla fedeltà,
l’amore e la vita, narrato attraverso l’antropomorfizzazione della flora e della fauna di un prato, in
particolare di un quadrifoglio e di un ciliegio, i due protagonisti, che scoprono l’amore e
l’infedeltà, e con essi una possibile risposta alla domanda sul senso della vita. La storia è

raccontata tra metafora ed espressionismo, allegoria e descrizione semplice della natura nella sua
essenza, con una forma lineare, talvolta lirica ma sempre essenziale».
Il quadrifoglio, che non sa di esserlo, nasce in un prato all’ombra di un meraviglioso ciliegio. Fin
dal principio si interroga sul senso della propria esistenza e si avvicina all’amore, scoprendo questo
sentimento grazie al ciliegio, che a sua volta si innamora di lui. Inconsapevole della propria essenza,
del suo essere unico, speciale e prezioso, il quadrifoglio conoscerà e proverà anche sentimenti
nocivi, così come il ciliegio, sebbene da una prospettiva diversa. Entrambi attraverseranno il
tormento di quelle passioni per giungere alla riscoperta del senso delle cose e a come superare i
comuni problemi della quotidianità, grazie a un percorso ispirato da un pensiero riconducibile al
principio di consapevolezza.
«Ho pensato all’unicità dell’essere umano», continua l’autore, «al fatto che spesso non ci rendiamo
conto di quanto siamo importanti, per noi stessi e per le persone che ci sono vicine, soprattutto
quelle che ci amano, ci stimano e ci apprezzano. Ho considerato che molto spesso capita di
comportarsi in maniera banale, sciocca, forse proprio perché non ci rendiamo conto di quanto
siamo importanti per queste persone, con il rischio di banalizzare il nostro modo di fare, il nostro
atteggiamento, e di perdere quell’unicità, quelle particolarità e quelle peculiarità che ci rendono
effettivamente speciali. Come la quarta foglia su un trifoglio».
L’opera è un omaggio al grande autore, recentemente scomparso, Luis Sepúlveda. «Mi sono
ispirato al suo genere e al suo stile e mi onora il fatto che gli addetti ai lavori che hanno avuto
modo di leggere il mio racconto l’abbiano accostato a questo immenso autore, che ho sempre
apprezzato e stimato e che cerco di fare leggere a mio figlio Edoardo, per il grande valore
educativo delle sue opere».
Gianluca D’Aquino cita le parole di una nota scrittrice e amica che ha letto il racconto in anteprima:
«È stato un meraviglioso regalo da parte sua, mi ha scritto di avere scoperto “una bellissima
favola sulla diversità dell’eccellenza che non si riconosce come tale, una bellissima storia d’amore
con un finale commuovente, scritta con grazia e con quella semplicità che rende l’opera accessibile
a chiunque, quel tipo di semplicità che usavano gli scrittori di una volta”».
La storia è introdotta da una meravigliosa massima di Haruki Murakami: “Quando la tempesta
sarà finita, probabilmente non saprai neanche tu come hai fatto ad attraversarla e a uscirne vivo.
Anzi, non sarai neanche sicuro se sia finita per davvero. Ma su un punto non c'è dubbio. Ed è che
tu, uscito da quel vento, non sarai lo stesso che vi è entrato”.
“EXTINCTION – Ultima luce”, affronta una storia più che mai di attualità, si sviluppa nel genere
distopico ed è incentrata sulla diffusione di un virus, l’R16V99, che mette a rischio il perpetuarsi
dell’umanità. In un periodo in cui non si è parlato d’altro, e non potrebbe essere diversamente a
causa della drammatica pandemia legata alla diffusione del COVID-19, il romanzo di D’Aquino,
scritto in tempi non sospetti, ha un che di profetico. L’autore, intervistato all’epoca dell’uscita del
romanzo, coincidente con l’inizio della pandemia, dichiarò: – È incredibile come la finzione
letteraria possa essere quasi superata da una realtà inverosimile, quasi inimmaginabile, come
questa che stiamo vivendo in questi giorni drammatici. Avverto come un senso di colpa nel lavorare
alla revisione finale del mio romanzo, che parla proprio di una malattia la cui genesi è per certi
versi affine a quella che stiamo affrontando. Quando iniziai a scriverlo, non avrei mai creduto
avverabile ciò che la fantasia mi portava a ideare. Lo scenario del mio R16V99 è così terribilmente
profetico da crearmi un problema di coscienza.
Il romanzo ha un risvolto molto più inquietante rispetto alla realtà e introduce scenari catastrofici, in
cui i protagonisti dovranno mettersi alla prova per cercare una soluzione alla propagazione della
pandemia. E non solo.
– L’ultima revisione è stata surreale – dice oggi l’autore. – Pensai addirittura all’opportunità di
uscire in quel momento con un tale romanzo. Ma c’erano impegni da rispettare e forse, nonostante
tutto, la fiction può servire a esorcizzare le paure del reale.
Nella finzione letteraria e cinematografica, spesso le storie si concludono con il contenimento del
virus e il ritorno alla normalità. Non sappiamo se in “EXTINCTION – Ultima luce” ci sia un tale
lieto fine, ma l’augurio, come ha manifestato lo stesso D’Aquino, è che possa esserci nella realtà e
che presto il COVID-19, così come il suo R16V99, possa tornare a essere solo materia letteraria.
Per il bene di tutti.

Paolo Baratto:
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